Quando si dice un libro che non conosce limiti temporali, perlomeno per ancora un 50ennio: Bar Sport, l'intramontabile successo che ha consacrato Stefano Benni tra i più divertenti narratori umoristici del nostro '900. La raccolta di racconti ruota attorno a un unico filo rosso: il Bar Sport del titolo, appunto, con i suoi protagonisti quotidiani, che si presentano a noi non solo come tipi fisici, ma anche come personaggi di microstorie ambientate al bar. Un'altra costante? L'ironia, che non tramonta in nessuna pagina.
Viene da chiedersi se anche giovanissimi lettori, che non conoscono i flipper e i juke box, si divertiranno come è accaduto alle generazioni precedenti. Altamente probabile: perché anche gli "elementi preistorici" raccontati da Benni in questo libretto sono inquadrati in una più generale tipologia dell'umano (e dell'animale, andrebbe detto). E non smette di stupirci un fatto: dal 1976, data della prima edizione, a oggi, il "pubblico" da bar è rimasto drammaticamente o fortunatamente lo stesso.
Il brano scelto per questa domenica di Pillole d'Autore è forse uno dei più divertenti: racconta il playboy da bar, sperimentando diverse forme di focalizzazione e di punti di vista. L'ironia nasce proprio dalla discrasia tra realtà e libera interpretazione dei fatti. Dove sta, poi, la verità? Nella risata del lettore.
Dunque, buona lettura divertente per questa domenica!
(edizione di riferimento: Stefano Benni, Bar Sport, Feltrinelli, Milano 2014, 32^ edizione)
IL PLAYBOY DA BAR
Per prima cosa
bisogna tener presente che non lo troverete tutte le
sere: il playboy
va al bar una sera sì e una sera no.
Questo per il
fatto che deve
raccontare agli amici, il venerdì sera, l'avventura del
giovedì sera,
e così via.
Uno dei momenti più drammatici per il
playboy è quando
entra nel bar e dice «Ragazzi, adesso
vi racconto
cosa mi è
successo ieri sera al Flamengo di Modena» e si sente dire:
«Ma se ieri sera
eri qui a vedere la partita!».
Allora il playboy
consulta il
calendario e scopre di aver sbagliato di un giorno, e per
salvare la
faccia deve correggersi:
«Volevo dire stamattina
al
Flamengo di Modena», e insiste per convincere tutti che a Modena è
di
moda dare party a
base di cappuccini dalle otto a mezzogiorno.
Un playboy
astuto, comunque, non incorre
in questi errori.
Resta
chiuso in
casa il giorno prima, oppure va al cinema con una barba
finta a
Firenze, e la sera dopo si spettina,
si passa un
sughero
bruciato sotto
gli occhi entra
nel bar e
crolla su una sedia.
«Ragazzo, un Vov»
chiama, e comincia a raccontare.
E' naturale che
quasi sempre il playboy da bar racconti
delle balle.
Ma se riesce a raccontarle con stile, avrà ugualmente l'approvazione
di tutti. Molto
spesso il playboy si autosuggestiona a tal punto, che
resta invischiato
nel suo racconto fino alle
estreme conseguenze: i
manicomi sono
pieni di playboy impazziti in questo modo.
Capita anche
talvolta che il playboy vada veramente a donne: allora
il discorso si
fa molto più
interessante. Diamo di seguito un
esempio di una serata
di
playboy da bar così com'è
realmente avvenuta, e come è stata poi
raccontata.
I FATTI: Alle 9 di
sera piove che Dio la manda. Il playboy Renzo,
del
bar Antonio, si trova con due fratelli napoletani benzinai
dell'Agip,
i Di Bella, e con Formaggino, fattorino del salumiere. Si decide di
salire sulla
Giulietta sprint gialla dei Di Bella e di puntare verso
il Tico-Tico di
Castel San Pietro. I quattro dispongono
in totale di
lire quattromilacinquecento, marlboro
in numero di dieci e un terzo
del serbatoio
di benzina. Si
parte stretti come
acciughe in un
concerto di
peti orrendi, nei quali si
distingue il maggiore dei Di
Bella che prima di
ogni flatulenza urla «Sentite questa!».
Si va ai
quaranta per
risparmiare benzina e
perché il tergicristallo non
funziona. Si
arriva al Tico-Tico a mezzanotte.
VERSIONE DI RENZO:
Eravamo in piscina, che si parlava del
più e
del
meno. C'ero io,
i fratelli Di Bella, ramo petroli, e Formaggino, che
ha una ditta di
trasporti alimentari. Parlavamo di Saint Tropez, che è
diventata un
carnaio, e non ci si può più andare. Allora,
fa Di Bella
junior, perché non si fa una puntata a Château-Saint
Peter, dove c'è
un localino nuovo?
Perché no, diciamo noi, e saliamo sul
coupé dei Di
Bella, che fa
i duecento in terza. Dentro c'era un
impianto stereo,
con mangianastri,
che non ce l'ha neanche la Rai. Di Bella senior ogni
tanto faceva:
«Sentite questa» e metteva su delle canzoni
bellissime,
tutte cose di
prima, modernissime, inglesi; insomma, in dieci minuti
alla media dei 240
siamo davanti al Tico-Tico.
I FATTI: Il
biglietto del Tico-Tico costa millecinquecento lire.
I
quattro si
palesano all'entrata e
Renzo dice: «Sono
amico del
batterista». La maschera risponde: «E chi se
ne frega». Di
Bella
junior dice:
«Entriamo un momento a vedere se c'è mia mamma, sono
rimasto senza
chiavi di casa». La
maschera non becca.
Allora si
acquistano tre
biglietti. «Ma voi siete in quattro»
dice la maschera.
«Il bimbo non
paga» fanno i Di Bella, e indicano
Formaggino. «Quanti
anni hai?» chiede la maschera. «Sei» risponde Formaggino. «Ma ha la
barba» dice la
maschera. «Non è barba, è
muffa. E' molto
malato»
replica pronto
Di Bella senior.
La maschera è interdetta. Allora
Formaggino sfodera
un numero da maestro: si mette a
piangere e si
piscia addosso
davanti alla cassa. La
maschera, convinta, sta già
staccando il
biglietto, quando passa una bionda
modello Benetti con
minishorts rossi e
calza nera. Formaggino la avvicina e la tasta a due
mani per quindici
secondi. La maschera lo caccia via.
Formaggino sale
sul tetto di una
macchina, si arrampica su un albero, scavalca un muro
e si ritrova nel
cortile della caserma dei carabinieri.
Ha sbagliato
direzione. Riesce
a entrare solo all'una e mezzo sfondando una siepe a
testate.
VERSIONE: Appena
davanti al Tico-Tico il maître mi fa: «Ma lei non è
Renzo il
playboy?». «Così si dice» dico io. Allora ci fa entrare tutti
gratis, meno
Formaggino perché non aveva lo smoking.
Sapete come sono
in certi
posti. Allora Formaggino sale in
macchina, e in venti minuti
è andato e
tornato, e si presenta in smoking al nostro tavolo.
I FATTI:
Naturalmente non c'è posto
a sedere. I
quattro vengono
sistemati su uno
strapuntino con la faccia contro il muro.
Di Bella
junior è sotto la
batteria, e ogni tanto prende una
bacchettata in
testa. Renzo
accavalla le gambe
e manda in aria un tavolino con
quattro
amarene. Poi cerca di chiamare il cameriere
schioccando le
dita ma non
viene notato. Comincia a battere insieme
due bicchieri.
Niente. Sale sul
tavolo e si mette a battere le mani.
Niente. Allora
Formaggino si
alza, prende il cameriere per la giacca
e mentre questi
si dibatte lo
trascina per terra fino al
tavolo. Di Bella
junior
ordina una
coca-cola con whisky
e peperonata. Di Bella senior un
gelato al
fernet. Formaggino una
spuma, Renzo un
Daiquiri. Il
cameriere gli risponde: «Non facciamo servizio di
ristorante». Renzo
fa: «Il
Daiquiri è un
cocktail». Il cameriere
fa: «Alcolici
sovrapprezzo di
500 lire» e Renzo ordina una Fiuggi.
VERSIONE: Il
maître ci porta al tavolo migliore. Io schiocco le dita e
arrivano quattro
camerieri. Uno mi fa: «Ma
lei, non l'ho già vista
allo Sporting di
Montecarlo?». «Può essere» faccio io. «Ma sì, era con
la principessa...»
«Zitto» gli dico «per carità, non faccia
sapere in
giro», e
lo allontano. Poi
ordino quattro Daiquiri.
«A che
temperatura» mi
chiede il barman. «Zero assoluto» dico io. E lui: «Lei
sì che se ne
intende».
I FATTI: Di Bella
senior va a pasturare, cioè fa un giro
tra i tavoli
per vedere
se c'è del buono. Renzo adocchia
un tavolo buio d'angolo
con due donne
sole. Di Bella junior si sgancia e
invita a ballare
quella di destra,
che a centro pista si rivela una canuta sessantenne,
con occhiali,
alta un metro
e mezzo. «Hai
visto?» fa Renzo a
Formaggino, «Di
Bella s'è beccato la tardona, e adesso
io mi becco la
giovane». Si palesa al tavolo e chiede:
«Balliamo?». «Sì» gli fa una
voce
flautata. Renzo l'accompagna per mano in
pista e si ritrova
a
ballare con
una bimba di
otto anni con un enorme
apparecchio nei
denti. L'orchestra attacca un tango. «Cosa fai nella vita?» fa Renzo
ballando tutto
gobbo, «La quarta elementare.» «Ti piace il tango?»
«No, vengo a ballare solo per tenere compagnia
alla nonna». A questo
punto Renzo
viene colto da un tremendo mal di
schiena, ma continua
stoicamente a
ballare piegato verso il basso. Il tango
dura trentadue
minuti. Segue una di quelle belle ciarde che
finiscono con il trenino
tra i tavoli. «Questo mi piace» fa la bimba, e lo
spinge per vari
chilometri. Poi gli fa fare anche un cancan e un
charleston. Il giro
chiude alle due e
mezzo. Renzo torna al tavolo
facendo cadere dalla
fronte pere
spadone di sudore, e perde conoscenza.
VERSIONE: Vediamo
un tavolo con due donne stupende. Di Bella ne invita
una: è
un'americana, un po' matura, miliardaria, molto di classe. Un
superbo esemplare.
Io invito l'altra, una diciottenne,
perversa, con
un sorriso
da cinema. «Cosa
fai nella vita?»
le chiedo.
«L'indossatrice»
mi fa. «Ti piace il tango?» «Sì» dice lei guardandomi
negli occhi, «specialmente se è l'ultimo.» Capito,
ragazzi! Io mi
sento bollire il sangue, la abbranco e lei mi stringe così forte che
con le unghie mi
porta via dei quadrettoni di Galles dalla
schiena.
Balliamo
avvinghiati per due ore: quando la riaccompagno al tavolo, mi
sviene tra le
braccia.
I FATTI:
Quando Renzo rinviene, vede Di
Bella che è tornato dal suo
giro di
perlustrazione portando sette
amici, naturalmente tutti
uomini. Al
riprendere della musica,
tutti e undici schizzano come
pallottole. C'è un momento di panico, con coppie
che si scontrano
nella corsa alla
pista. Quando la confusione si dirada,
sono tutti in
piedi come meloni
tra i tavoli della sala, meno Formaggino
e Di Bella
junior che nella fretta del momento si trovano a
ballare insieme. E'
rimasta solo
una donna, piuttosto
vistosa, con due
braccia come
polpettoni. Uno
alla volta, tutti
si presentano al suo tavolo e
ricevono chi uno
sputo, chi una scarpata, chi un bicchiere di minerale
in faccia. Per ultimo si presenta Renzo, la squadra e fa: «A me non
può dire di no.
Io non sono come loro.» La donna lo guarda e fa: «E'
vero. In effetti direi che sei messo peggio»,
e va al
gabinetto.
Intanto l'orchestra
attacca una mazurca
e la bimba con la protesi
dentaria si mette
a inseguire Renzo tra i tavoli urlando:
«Vieni a
ballare con me!»
VERSIONE: Quando
torno al tavolo,
Di Bella ha rimorchiato sette
stangone di un
balletto inglese, una più
bella dell'altra. Quando
attacca la musica,
tutte e sette mi saltano addosso gridando: «Dance
with me (balla con
me), dance with me, Renzo». Ma io ho adocchiato una
bruna che
tutta la
sera sta rifiutando
inviti. Mi piacciono
le
conquiste difficili.
«Vado a domare una tigre» dico agli amici, e
parto. La affronto e dico: «Senti, tu puoi fare la difficile con gli
altri, ma
non con me. Guardami negli occhi.» Lei protesta, ma poi
cede, mi guarda e fa: «Tu sei quello che aspettavo»
e nel dir ciò si
bagna un po', e insomma dice: «Aspettami, tesoro» e fa un
salto nella
toeletta. Intanto
la diciottenne, però, comincia a inseguirmi urlando:
«Non tradirmi,
Renzo. Resta con me o mi ammazzo.»
I FATTI: Renzo
riesce a raggiungere il suo tavolo. Intanto
i sette
amici di
Di Bella hanno
mangiato nove panettoni
e bevuto venti
bottiglie di
giovesello, poi se la sono squagliata
lasciando tutto da
pagare. Renzo
viene accerchiato dai
camerieri, ma riesce a fuggire
arrampicandosi
lungo un tralcio d'edera. Intanto la
nonna della bimba
ha chiamato
un carabiniere dicendo che un individuo molesta la sua
nipotina. I due Di Bella fuggono con le tasche
piene di
gelati. In
strada, per
fortuna, c'è Formaggino
con la Giulietta già pronta a
scattare. Renzo riesce a balzare dal muro del dancing
sul tetto della
macchina lanciata ai centoventi. Fa tutta l'autostrada sotto la neve
aggrappato con
le unghie alla
capote: al casello
d'uscita è
assolutamente
invisibile, coperto da una bianca
coltre. Viene trovato
e riaccompagnato a
casa, congelato, solo tre giorni dopo,
quando i Di
Bella montano il
portasci.
VERSIONE: A
questo punto me la
vedo brutta. Urlo: «Champagne per
tutti, soprattutto
per le mie donne. Consolatevi!», butto in aria un
pacco da
diecimila e, mentre
tutti lottano per impossessarsene,
scavalco il muro
con un salto, balzo al volante del coupé
e in dieci
minuti sono al Sestrière, dove la mattina dopo avevo un appuntamento
con una svedese.
Che seratina, ragazzi!
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