La fine dell'amore
di Ilaria Bernardini
ISBN Edizioni, 2006
pp. 243
€ 12
La fine dell'amore. Graphic short stories
artisti vari per Ilaria Bernardini
Hop Edizioni, 2014
pp. 240 a colori
€ 20
"La fine dell'amore c'entra col fondo delle tazze bianche, che piano piano diventano scure e macchiate. C'entra con i bicchieri che da sei sono diventati quattro e c'entra anche con la cucina all'ingrosso che più di due anni non regge perché inizia a scollarsi e lascia vedere che è fatta di nulla. [...] Non è capace di far durare l'amore e di far durare le sue parti finte. Non è capace di restare come per la foto mentre tu la ricordi così com'era, perfetta sul catalogo a cento pagine, con le luci flou e le ciotole azzurre".
Quando
diciamo "la fine dell'amore", a cosa pensiamo? Ecco, probabilmente in
questo momento ognuno ha disegnato nella sua testa un'immagine diversa,
condizionata dai vissuti, dalle paure, dall'insondabile grado di
drammatizzazione che percepiamo e tolleriamo nel rappresentare un addio.
Probabilmente, se ci raccontassimo l'uno l'immaginazione dell'altra
resteremmo sorpresi da dettagli che non avremmo mai scelto o pensato. E
questo è ciò che avviene leggendo La fine dell'amore, raccolta di racconti di Ilaria Bernardini, di recente trasposti in graphic short stories in una bella e curata edizione Hop!.
Le tredici storie riflettono luci e ombre di quell'indefinito e infinito prisma che porta l'amore: amori diversi (passionali, fraterni, familiari,...) esplorano la loro fine, senza sconti né pensieri addolciti. Tuttavia, quasi loro malgrado, non mancano le pagine dense di poesia: è la paradossale poesia degli oggetti quotidiani,
che risuonano d'assenza o impersonano e reinterpretano il presente,
così diverso da quando loro erano entrati nella vita dei protagonisti.
Oppure è l'accumulazione dei dettagli privati, delle abitudini
che in Bernardini si accavallano furiosamente, portando il lettore nella
routine di personaggi che prendono atto, analizzano, o sono ben lontani
dal realizzare la fine della loro storia.
Sia
chiaro, non tutte le fini dell'amore sono strappi improvvisi: ci sono
parabole perfette, che non lasciano amarezza perché sono storie vissute
appieno, come in "Mariolina mia", commuovente storia d'amore profumata
di nostalgia.
Più volte, si prende
atto per qualche momento epifanico di un cambiamento non giustificabile,
come se il tempo soverchiasse tutto, bendando i personaggi, ignari fino
a poco prima e d'un tratto li lasciasse con gli occhi spalancati sulla
nuova e sconvolgente realtà.
Una tavola di "La fine dell'amore", rappresentata da Chiara Leardini. |
Scelgo te e non dovrei, perché ogni tanto dovrei scegliere me per vedere che piega avrei preso, se tu non fossi esistito. E non lo so che piega avrei preso, non sono neppure capace di immaginarlo.
Non si pensi però che questa di Ilaria Bernardini sia una variazione sul tema ripetitiva o eccessivamente introspettiva: al contrario, la varietà di tecniche e stili delle graphic short stories rispecchia i tanti stili e l'eterogeneità ricchissima dei racconti.
Accanto
a io-narranti impastoiati nei loro presenti o memorie scomode, ci sono
storie in terza persona che esplorano generi diversi, con virate verso il fantastico, la tragedia, l'horror e il thriller.
Ne è un esempio l'angosciante "Paul Maillon", reso bene graficamente
dal disegnatore Matteo Pederzini: il racconto (il più lungo e l'ultimo
della raccolta) tratta la vita di questo anestetista, apparentemente
indefesso lavoratore, che dichiara con grande freddezza di aver ucciso
ventisette persone, in un monologo interiore interrotto da annotazioni
interocettive e propriocettive. Tra passato, presente, richiami alla
famiglia apparentemente illogici, Paul Maillon non tarderà a stupire il
lettore con una realtà annichilente, raccontata con un'attenzione
minuziosa, quasi anatomica, per i dettagli.
Come in questo racconto, gli eccessi non mancano, sfiorando o abbracciando totalmente il patologico. Così l'amore e la morte,
tradizionalmente intrecciati nella letteratura, scoprono nuove
declinazioni: oltre alla morte naturale, quella indotta in modo
premeditato ("Paul Maillon", appunto) o improvviso ("Lui e lei verso
nord"), o accidentale ("I nodi nei capelli"). Se l'attenzione all'aspetto concreto
dell'amore è sempre presente e mai edulcorato, è anche vero che i
personaggi non hanno lineamenti e questo ha senza dubbio lasciato molta
possibilità di scelta ai disegnatori, che si sono trovati a sfidare la
propria immaginazione. E ai lettori, sempre la possibilità di
ridisegnare a loro piacimento le "fini dell'amore".
GMGhioni
Riproduzione delle immagini autorizzata dalla casa editrice
Per chi è a Pavia, oggi pomeriggio dalle 17 vi aspetto alla Libreria Delfino per parlare del libro con Ilaria Bernardini e poi andremo tutti insieme all'inaugurazione della mostra al Broletto:
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