di Cristiana
Lardo
Edizioni
Studium, Roma 2014
pp. 116
€ 12.00
Dino
Buzzati è scrittore; Dino Buzzati è poeta; Dino Buzzati è pittore; Dino Buzzati
è giornalista; Dino Buzzati si interessò di musica, di fotografia, di montagne,
di egittologia; Dino Buzzati scrisse opere teatrali, radiodrammi.
Dino
Buzzati, però, fu soprattutto un uomo, che visse profondamente ogni
sfaccettatura del reale, ne fece memoria, e, con ogni frammento prelevato dal
visto, dall’udito, dal sentito, dal letto dialogò fino alla fine.
Il
volume di Cristiana Lardo è un cronotopo, con un tempo e uno spazio specifici:
quelli dell’opera buzzatiana guardata dalla fine, ovvero da quel libro non
classificabile, non inquadrabile in alcuno schema, non etichettabile, I Miracoli di Val Morel, vera e propria
scatola istantanea di un reale, che mantiene il fantastico, il realistico, il
reale, il surreale, il sovrarazionale, le contraddizioni, le paure, le angosce,
gli incubi, i sogni, ma anche il lieto fine.
Nella
prima parte, dedicata appunto alla memoria, Cristiana Lardo indaga come i toni,
i momenti, i contenuti, il vissuto, le speranze, le angosce vengano ripercorsi
e declinati in una dimensione sovra-letteraria, sovra-artistica, che è quella
della purezza della poesia, nata dall’incontro, e anche dallo scontro
dell’immagine e dalla parola, che, contaminandosi, prendendosi in giro,
elevandosi alla calviniana leggerezza, creano un varco ironico con il quale
affrontare la condanna a morte, che, nel 1970, anno dei Miracoli, pendeva su
Buzzati.
La
seconda parte del volume è, invece, incentrata sui dialoghi: in essa Cristiana
Lardo tenta di ridare voce a testi sicuramente presenti nella biblioteca
buzzatiana, ma camuffati, dissimulati e nascosti dietro una prosa che diventa
marchio di originalità dello scrittore giornalista.
C’è
Pascoli, c’è Leopardi, c’è Montale, c’è Gadda: ma c’è anche un dialogo
incessante con la letteratura coeva (un interessante paragrafo è dedicato a
Buzzati «cronista di libri»).
Un
dialogo con i toni, con l’ironia, con la leggerezza, con la pensosità, con la
convinzione di lasciare dietro di sé luoghi da salutare, quindi cronotopi cari,
a cui ci si affeziona, e che si affezionano a Dino.
Il
libro di Cristiana Lardo è sicuramente il prodotto di una ricerca seria e
impegnata, uno studio critico importante e mancante nel panorama dei contributi
buzzatiani. Ma è anche altro: è un viaggio nell’universo mentale, spaziale e
temporale di Buzzati, attraverso le sue parole, le sue immagini, le cose viste,
i libri letti, le frequentazioni, gli ambienti circostanti. Un viaggio che
Buzzati suggerisce mediante una frase, semplice:
Ci vorrà naturalmente una guida che conduce ai posti da salutare. Uno spirito, lo spirito del tempo, non triste, anzi scherzoso guai se non scherzasse.Oppure un cane.Questo per dar luogo ai dialoghi.Oppure, più semplice, le cose stesse si mettono a parlare.Sì, forse questa è la soluzione migliore.
Ilaria Batassa
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