Anche da questo Salone ne siamo usciti – più o meno – vivi. Cinque giorni di incontri, stand, laboratori, spettacoli, che abbiamo condensato in una giornata sfiancante, un tour de force dal quale tornare, ancora una volta, storditi ma soddisfatti. Non vi fornirò qui la cronaca di incontri e presentazioni: troppo frammentaria la mia partecipazione ed esiguo il numero degli eventi a cui sono stata presente per rendere davvero giustizia ad anche uno solo di essi. Ma voglio condividere almeno impressioni e foto di una blogger, di una lettrice, che ogni volta torna da questo travolgente festival del libro con un notevole carico – anche letterale – di cose, storie, pensieri.
Partiamo proprio dal mio ruolo di blogger: quest’anno per la prima volta il Salone anche ufficialmente si apre ad una categoria professionale non sempre da tutti supportata ma che molto spesso, in ambito editoriale, porta insieme alla passione anche competenze specifiche, al pari degli altri professionisti del settore che godono però di una considerazione diversa; penso in primo luogo ai giornalisti e ai loro – circoscrivendo il discorso a quest’ambito, sia chiaro – privilegi: pass di accesso ad ogni area, posti riservati, file separate, convenzioni varie. Ecco, da quest’anno al Salone anche noi blogger abbiamo potuto saggiare parte di queste possibilità, almeno simbolicamente, mediante l’accredito professionale e l’ingresso a prezzo ridotto, fiduciosi che con il tempo non siano solo le singole case editrici a dimostrare fiducia nel nostro lavoro ma il sistema editoriale in genere.
Per noi addetti ai lavori, che siamo prima di tutto lettori appassionati, il Salone è quindi una sorta di parco giochi – dove però il rischio di bruciare la carta di credito è ahimè dolorosamente reale - ma anche l’occasione per conoscere di persona colleghi ed altri professionisti di un ambiente in cui le relazioni rimangono quasi sempre mediate per tutto il resto dell’anno dallo schermo di un pc; e ritrovarsi o conoscere finalmente per la prima volta le persone reali dietro ad un progetto, grande o piccolo che sia, è per me sempre piacevole. Tra addetti stampa, account manager, librai, editori, tra i numerosissimi stand presenti a Torino era possibile davvero compiere un viaggio tra i mestieri del libro dell’attuale panorama editoriale e da ognuna di queste persone fare tesoro di passione, dedizione ed impegno.
Ed è poi un viaggio, naturalmente, nell’editoria italiana da Nord a Sud, con la presenza di un numero davvero considerevole di editori che operano nel nostro Paese, indipendenti e grandi gruppi, realtà ben note al grande pubblico e altre più modeste nei numeri ma non nella passione. Ognuno di essi sceglie quale impatto visuale dare al pubblico, numerosissimo, che si aggira curiosando tra i libri esposti: alcuni stand sono essenziali, quasi semplici bancarelle dove l’attenzione è tutta concentrata sui libri, che ti consigliano, ti fanno sfogliare, ti raccontano; altri (Feltrinelli, Einaudi, Mondadori solo per citarne alcuni) sembrano librerie in miniatura, circondate da pareti su ogni lato come a voler accogliere i lettori in uno spazio privato dove entrare, curiosare, rilassarsi (per quanto sia possibile rilassarsi tra la folla di un sabato al Salone), quasi delle piccole succursali di negozi ben più grandi che siamo abituati a vedere nelle nostre città; ed altri ancora (Minumum Fax, Del Vecchio, Marsilio...), sono deliziosamente caratteristici ed unici, dai colori accesi, arredi unici, vere e proprie scenografie che fanno da sfondo ai libri disposti in bella mostra.
Uno degli stand più belli |
Deliri o meno, il Salone resta ancora una volta un’occasione imperdibile per lettori appassionati e ghiotta occasione non solo per fare incetta di libri ma anche, si diceva, per conoscere le persone che ogni giorno si impegnano per proporli sul mercato. Se lunghe code e tabelle di marcia che nemmeno i marines vi spaventano, il Salone ovviamente è anche l’occasione giusta per ascoltare chi quei libri li ha scritti, in un susseguirsi di incontri, presentazioni o riflessioni su opere e cultura. È uno degli aspetti più interessanti del festival l’opportunità, soprattutto per i non addetti ai lavori, di entrare in contatto diretto con autori e professionisti e il numero anche quest’anno considerevole degli incontri organizzati a cui valeva la pena partecipare, meriterebbe una visita solo per goderne appieno, anzichè fare i salti mortali tra presentazioni, visite agli stand e chiacchiere con gli editori senza poter in fondo dedicare ad ogni cosa il tempo che meriterebbe. Leggermente più sottotono forse rispetto alla qualità delle proposte degli anni precedenti e con un Paese ospite, la Germania, di cui quasi tutti ci siamo dimenticati praticamente un attimo dopo averne letto nella presentazione ufficiale del programma. Perchè in fondo il problema del Salone è proprio questo, ogni volta: c’è davvero tanto, troppo forse, da vedere, da fare. Una sovrabbondanza di stimoli per chi ama la cultura che ci porta a fine giornata stremati, soddisfatti solo in parte.
Bottino post-Salone |
È lo specchio della nostra società: eccitante, ricca di stimoli e spunti, contraddittoria.
Debora Lambruschini
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