Da sinistra: Gloria Ghioni e Bianca Pitzorno da Ca' Puccino (Milano) |
Il libro nuovo di Bianca Pitzorno, La vita sessuale dei nostri antenati (leggi la recensione), si apre e si chiude con una tempesta emotiva. E una tempesta emotiva accompagna l'incontro milanese con la scrittrice sarda che mi ha tenuto compagnia per anni con i suoi romanzi per ragazzi. Stringerle la mano, adesso, e parlare di un romanzo per adulti è qualcosa che non avrei immaginato a dieci anni, quando raccoglievo le mancette dei nonni per un nuovo libro!
L'IDEAZIONE
L'aspettativa è tanta, ma Bianca mette subito tutti a proprio agio, raccontando come è nata quest'opera, inizialmente pensata per il proprio «diletto, se così si può dire», senza l'obiettivo della pubblicazione. Ci sono voluti due anni di scrittura assidua e, a mano a mano che il libro cresceva, Bianca ha capito che stava diventando «un'esagerazione, ma me ne sono infischiata». Sì, perché la Pitzorno preferisce prima scrivere tutto e poi lavorare di labor limae. Addirittura nella prima redazione, il manoscritto, diviso in 9 parti intitolate con un quadro o con una tecnica pittorica, era impreziosito da quadri e raffigurazioni cercate su internet. Poi, certo, si è resa conto che il romanzo strabordava oltre le 700 pagine (la versione definitiva ne ha circa 460): «Adesso ho tutti i file sul mio computer; chissà, magari un giorno me li stamperò e ne farò una copia per me!».
Anche l'equilibrio delle sezioni non è casuale: «Mentre lo scrivevo e lo componevo, pensavo a una sinfonia», confessa Bianca, che intesse il romanzo con i fili preziosi di letteratura, arte, musica che un lettore accorto saprà saggiare. Anche le citazioni degli autori preferiti, però, sono state ridimensionate, «ma qualcuna l'ho tenuta: se il lettore non le ama, può anche passare oltre!». D'altra parte, Bianca Pitzorno la pensa proprio come il Pennac di Come un romanzo, e lei stessa, quando ha letto Guerra e Pace per la prima volta, ha letto soprattutto la "pace", saltando qua e là.
Ci tiene a precisarlo, Bianca: «Ada non sono io, anche se è nata nel mio stesso periodo e abbiamo compiuto gli stessi studi». Insomma, in un periodo di autofiction imperante, Bianca Pitzorno si stacca dalle mode e ci tiene a sottolineare la finzionalità di questa epopea familiare lunga secoli, ambientata in un generico meridione d'Italia, anche se è facile pensare alla Sardegna, per chi ci è stato. L'unica storia vera, per quanto trasfigurata, è quella di Clara Eugenia, che riprende la vicenda di una donna di Ozieri, fuggita insieme ai banditi.
Tanti sono comunque gli indizi storici presenti: l'indirizzo parigino che leggerete nel romanzo coincide con la residenza di Giovanni Maria Angioy. O ancora, il debito da riscattare è stato fissato da Bianca dopo un'estenuante ricerca per stimare quanto potesse costare una casa.
IL FINALE
Non ve lo riveliamo per non togliervi il divertimento, ma possiamo dire che Bianca è arrivata all'incirca al finale senza rendersene pienamente conto. Ci è incappata, insomma, e ha deciso che era il momento giusto perché uno dei protagonisti (apprezzate il riserbo) salutasse la vita al punto del suo massimo compimento...
Quando l'autrice ha messo davvero la parola fine al romanzo, era sconcertata: cosa farne? Lo ha mandato in lettura a Mondadori appena prima delle vacanze natalizie (il 15 dicembre), e subito dopo l'Epifania ha avuto da Giulia Ichino la proposta di contratto. Una sorpresa, dal momento che «a novembre non pensavo neanche di pubblicarlo! Addirittura mi chiedevo se metterlo online gratis, come aveva fatto Stephen King!».
UN MITO PER IL PRESENTE
All'interno del romanzo, sono presenti molti miti, come dicevo nella recensione. Quindi, ho chiesto a Bianca quale mito potrebbe rappresentare al meglio il nostro presente e lei non ha dubbi: il mito di Atalanta, una donna che non vuole marito e, sostanzialmente, lo accetta solo dopo averlo sconfitto. Anche la punizione, poi, è esemplare (leggete il mito completo e capirete perché).
QUALCHE CURIOSITÀ SUL ROMANZO
Innanzituttto, il romanzo è stato influenzato da due letture incredibili, che Bianca ha portato avanti mentre preparava non uno, ma ben due traslochi! Visto che era molto stanca e non se la sentiva di affrontare letture nuove, ha riletto tutta la... Recherche di Proust (!) e tutta la saga di Harry Potter! Un'abbinata insolita, certo, ma in effetti La vita sessuale dei nostri antenati è in parte una recherche (anche se Bianca è molto modesta e non vuole esagerare) sulla condizione femminile: dalla tipica condizione dell'orfanella ottocentesca con Armellina all'insolita Lauretta, fino alla liberazione sessuale delle donne sessantottine fino ai giorni nostri.
LA FAMIGLIA PITZORNO: MATERIA PER UNA PROSSIMA NARRAZIONE?
L'autrice ci confessa che sta scrivendo anche un'altra storia, le memorie della sua famiglia, da affidare ai nipoti: «È importante capire da dove veniamo, e mi piacerebbe molto poter tornare indietro, parlare alle donne della mia famiglia e dire: "Conosco la tua storia e ti apprezzo"».
Ci premette che gli aneddoti dei Pitzorno non sono "mitici" e sensazionali come quelli del romanzo, ma poi parte a raccontare, con la battuta pronta e un gran sorriso. Un esempio? Una sua ava, moralmente irreprensibile e borghese, che abitava "sotto i portici" di Piazza d'Italia a Sassari, da anziana ha chiesto alla figlia di procurarle «quella polverina bianca che si sniffa e che ha letto che fa fare dei bei sogni!». Davanti alle rimostranze della figlia, ha commentato: «Non dico di prenderla e andare in piazza, ci chiudiamo in casa e...». Insomma, una forza della natura! Ma non mancano tradimenti, misteri e tanti elementi romanzeschi: speriamo che la nostra scrittrice-erede ci faccia un pensiero...
E LA SARDEGNA
Inevitabile, per me che sono stata a Sassari quasi quattro anni, chiedere gli angoli della città preferiti dalla scrittrice, che racconta una storia buffa. La famosa (famigerata) zona dei grattacieli, che per i sassaresi sono una brutta scelta urbanistica di anni prima, è da sempre molto ventosa: bene, Bianca ha raccontato che era il posto perfetto per "imboscarsi" da adolescenti. Infatti, le mamme, appena uscite dalla parrucchiera con la loro bella cotonatura laccata, non osavano avvicinarsi ai turbini d'aria dei grattacieli!
Al di là di questo e di altri buffi rimandi, Bianca si fa seria quando parla di tanta letteratura sarda che è soprattutto "sardista", estremista nel proporre testi in sa limba sarda (in lingua sarda), trascurando che per tanti autori, come per lei, significherebbe scrivere non in linguamadre, ma in una lingua-patrigna, imposta (in casa ha sempre parlato italiano).
Molto cordiali, invece, i rapporti con altri scrittori sardi. Un piccolo gossip: la Pitzorno è stata vicina di casa di Salvatore Mannuzzu nel dopoguerra, quando la famiglia Mannuzzu aveva ospitato generosamente tutti i parenti che avevano perso la casa nei bombardamenti (ben 19!).
SCRIVERE E LEGGERE
La scrittura, per Bianca, è sempre un fatto solitario, che nasce da un'esigenza interiore:
«Mi sarebbe piaciuto fare il medico!», commenta Bianca con occhi sognanti. Ma noi siamo contenti che abbia scelto di scrivere, e che sia tra i pochi autori per l'infanzia a vivere di scrittura!
COSA STA LEGGENDO ADESSO BIANCA
Non poteva mancare un consiglio di lettura, per chiudere al meglio l'incontro. Bianca Pitzorno ha detto di aver amato autori molto diversi e di essersi buttata a capofitto con i suoi amici alla scoperta della Woolf, di Márquez e di altri. Adesso si sta dedicando alla sua nuova passione: Mo Yan, che l'ha molto affascinata, e ci consiglia Grande seno, fianchi larghi (Einaudi).
GMGhioni
Innanzituttto, il romanzo è stato influenzato da due letture incredibili, che Bianca ha portato avanti mentre preparava non uno, ma ben due traslochi! Visto che era molto stanca e non se la sentiva di affrontare letture nuove, ha riletto tutta la... Recherche di Proust (!) e tutta la saga di Harry Potter! Un'abbinata insolita, certo, ma in effetti La vita sessuale dei nostri antenati è in parte una recherche (anche se Bianca è molto modesta e non vuole esagerare) sulla condizione femminile: dalla tipica condizione dell'orfanella ottocentesca con Armellina all'insolita Lauretta, fino alla liberazione sessuale delle donne sessantottine fino ai giorni nostri.
Foto di ©GMGhioni |
LA FAMIGLIA PITZORNO: MATERIA PER UNA PROSSIMA NARRAZIONE?
L'autrice ci confessa che sta scrivendo anche un'altra storia, le memorie della sua famiglia, da affidare ai nipoti: «È importante capire da dove veniamo, e mi piacerebbe molto poter tornare indietro, parlare alle donne della mia famiglia e dire: "Conosco la tua storia e ti apprezzo"».
Ci premette che gli aneddoti dei Pitzorno non sono "mitici" e sensazionali come quelli del romanzo, ma poi parte a raccontare, con la battuta pronta e un gran sorriso. Un esempio? Una sua ava, moralmente irreprensibile e borghese, che abitava "sotto i portici" di Piazza d'Italia a Sassari, da anziana ha chiesto alla figlia di procurarle «quella polverina bianca che si sniffa e che ha letto che fa fare dei bei sogni!». Davanti alle rimostranze della figlia, ha commentato: «Non dico di prenderla e andare in piazza, ci chiudiamo in casa e...». Insomma, una forza della natura! Ma non mancano tradimenti, misteri e tanti elementi romanzeschi: speriamo che la nostra scrittrice-erede ci faccia un pensiero...
E LA SARDEGNA
Inevitabile, per me che sono stata a Sassari quasi quattro anni, chiedere gli angoli della città preferiti dalla scrittrice, che racconta una storia buffa. La famosa (famigerata) zona dei grattacieli, che per i sassaresi sono una brutta scelta urbanistica di anni prima, è da sempre molto ventosa: bene, Bianca ha raccontato che era il posto perfetto per "imboscarsi" da adolescenti. Infatti, le mamme, appena uscite dalla parrucchiera con la loro bella cotonatura laccata, non osavano avvicinarsi ai turbini d'aria dei grattacieli!
Al di là di questo e di altri buffi rimandi, Bianca si fa seria quando parla di tanta letteratura sarda che è soprattutto "sardista", estremista nel proporre testi in sa limba sarda (in lingua sarda), trascurando che per tanti autori, come per lei, significherebbe scrivere non in linguamadre, ma in una lingua-patrigna, imposta (in casa ha sempre parlato italiano).
Molto cordiali, invece, i rapporti con altri scrittori sardi. Un piccolo gossip: la Pitzorno è stata vicina di casa di Salvatore Mannuzzu nel dopoguerra, quando la famiglia Mannuzzu aveva ospitato generosamente tutti i parenti che avevano perso la casa nei bombardamenti (ben 19!).
L'autografo di Bianca Pitzorno |
SCRIVERE E LEGGERE
La scrittura, per Bianca, è sempre un fatto solitario, che nasce da un'esigenza interiore:
«Quando scrivo, non penso a cosa penseranno i lettori. Nasce sempre da un mio bisogno personale. Se dovessi autodefinirmi, comunque, mi definirei per prima cosa una lettrice, poi una scrittrice: sono più fedele agli scrittori che ho letto che ai lettori per cui scrivo».Tuttavia, la scrittrice non è affatto una purista della lettura, né crede che sia fondamentale: ha molto senso pratico, quando consiglia di non costringere i bambini a leggere, ma di invogliarli leggendo e raccontando loro storie. Poi, se scoccherà la scintilla, saranno loro a cercare un libro... Lei, ad esempio, ha sempre fatto letture tra le più diverse: da bambina, ad esempio, rubava di nascosto «Tempo medico», rivista mensile che arrivava a casa, in cui si raccontavano nei minimi particolari operazioni e procedure mediche.
«Mi sarebbe piaciuto fare il medico!», commenta Bianca con occhi sognanti. Ma noi siamo contenti che abbia scelto di scrivere, e che sia tra i pochi autori per l'infanzia a vivere di scrittura!
COSA STA LEGGENDO ADESSO BIANCA
Non poteva mancare un consiglio di lettura, per chiudere al meglio l'incontro. Bianca Pitzorno ha detto di aver amato autori molto diversi e di essersi buttata a capofitto con i suoi amici alla scoperta della Woolf, di Márquez e di altri. Adesso si sta dedicando alla sua nuova passione: Mo Yan, che l'ha molto affascinata, e ci consiglia Grande seno, fianchi larghi (Einaudi).
GMGhioni
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