di Matteo Strukul
Edizioni e/o, 2011
pp. 199
€ 17 - Ebook € 7.99
Un efferato omicidio per punire chi non paga il pizzo, uno
scalcagnato scommettitore alle corse dei cavalli, una valigetta piena
di soldi ed un killer che inaugura una guerra criminale per conto del
suo nuovo capo: Matteo Strukul mette subito le cose in chiaro, le
tinte scelte per La ballata di Mila sono quelle del noir
classico. Se poi aggiungiamo un dialogo assurdo su come si prepara il
risotto, fatto da due commercialisti proprio prima di ricevere una
scarica di proiettili, allora capiamo anche che il nostro è
cresciuto a pane e Tarantino, e la cosa non ci dispiace per nulla.
Primo di una serie finora composta da tre capitoli (l’ultimo,
Cucciolo d’uomo, è uscito ad aprile per le edizioni e/o,
come i due precedenti), questo romanzo porta nel titolo il nome della
sua protagonista, la cazzutissima Mila Zago: dreadlocks rossi, occhi
verdi, un fisico da paura e un attitudine alla strage.
Dopo l’evento traumatico subito durante l’infanzia, l’eroina
di questa saga pulp si è trasformata in una macchina da guerra:
versate tutte le lacrime di una vita in una volta sola, la giovane
donna ha eliminato qualsiasi emozione che non fosse il desiderio di
vendetta, violento e spietato. Il perdono non esiste, nel suo mondo.
Cosa devi pensare quando succede che tua madre non ti vuole, che tuo padre viene ucciso, che tu vieni stuprata e che il mandante dell’omicidio se ne sta libero e fresco a pianificare il prossimo progetto criminale?
Per questo ho deciso di diventare quella che sono.
Questa killer autodidatta si muove, armi in mano, in una provincia
padovana cinematografica: la mafia cinese si sta allargando e Guo
Xiaoping, boss dei Pugnali Parlanti, vuol fare vedere chi comanda ora
in Veneto; contro di lui si è schierato Pagnan, capo della malavita
autoctona. Entrambi, ovviamente, non si sporcano le mani in prima
persona e mantengono le apparenze di imprenditori benemeriti
lasciando che ad occuparsi dei torbidi affari dietro la facciata di
rispettabilità siano i loro sottoposti: Zhang, maldestro nipote di
Guo, e Musso, il cui nome, che in dialetto significa “asino”, la
dice lunga sulle sue qualità.
L’universo delle gang asiatiche, che coniugano l’affascinante
cultura millenaria cinese e la concretezza violenta della criminalità
senza scrupoli, si mischia e si scontra con la delinquenza
organizzata veneta in una guerra senza esclusione di colpi per la
conquista del territorio. L’entrata in scena di Mila farà
deflagrare definitivamente la situazione, in un tripudio di violenza
adrenalinica.
E’ fin troppo facile fare il gioco delle citazioni, elencando
tutti riferimenti culturali di Strukul, a partire, come abbiamo
detto, da Tarantino: Mila con la katana in mano e la sua roaring
rampage of revenge sarebbe perfettamente a suo agio sul set di
Kill Bill. Quello che conta, comunque, è che tutto questo
repertorio funzioni alla grande, anche nei suoi elementi veramente
pulp: il romanzo si legge con gioia e la storia non è una meccanica
riproposizione di cose già sentite ma un’originale variazione sul
tema.
Non so dire se il Nordest di Strukul sia realistico, se sotto i
capannoni abbandonati e i piccoli artigiani strozzati dalla
concorrenza malavitosa cinese, che grazie alla manodopera
schiavizzata offre prezzi impossibili per i rivali, covi tutta questa
violenza; ma in fondo, poco importa: se anche fosse immaginario non
sarebbe meno coinvolgente e varrebbe comunque la pena di leggere
questo libro, così come i capitoli successivi della trilogia.
Il cortile davanti al casolare pareva l’O.K. Corral di Tombstone, dove Wyatt Earp e Doc Holliday ammazzarono a colpi di pistola i fratelli Clanton. Ma quello non era il West. Era la campagna dietro Badia Polesine.
Come da manuale del genere, il caso offre a Mila l’opportunità
di vendicarsi di chi tempo addietro le ha segnato la vita in maniera
irreversibile. La donna escogiterà così un piano diabolico per
chiudere i conti col passato. Il che significa, praticamente, una
carneficina, un finale in grande stile, degno epilogo di una storia
che gronda sangue sin dalle sue prime pagine.
La conclusione, preludio al secondo episodio (Regina nera),
apre a scenari internazionali, con tanto di associazione segreta
ultra potente: per Mila Zago, anzi per Red Dread, è tempo di
conoscere la Gilda. Una nuova avventura per noi lettori.
Nicola Campostori
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