di Rodney Stark
Torino, Lindau, ‘I Leoni’, 2009
pp.363
€
24,50
Meraviglioso
questo tempo, in cui al massimo di informazioni reperibili e usufruibili
liberamente corrisponde un minimo di interesse per la verità, per la conoscenza
dei fatti, per l’approfondimento. Frutto degno dell’epoca dell’aleatorio, l’informazione
trionfa sulla conoscenza (altrimenti, l’informatica si sarebbe chiamata
gnoseologica), e dunque, non cercando più nessuno la seconda, l’inutilità della
prima si fa palese. Anzi: la coscienza del disinteresse spinge a inoculare solo
un certo tipo di informazioni, cui corrisponde solo un certo modo di vedere le
cose; che discende, va da sé, da una certa idea del mondo, dell’uomo e della società,
idea sulla quale si costruisce una certa visione politica delle cose, e che
investe ogni materia: la storia, la teologia, la filosofia e la letteratura, la
politica, la scienza.
Tra i luoghi
comuni più universalmente riconosciuti, vi sono quelli su fatti, eventi storici
più o meno lontani, su cui è d’uopo tutti concordare nella prospettiva d’analisi.
Esempi di come anche le più acclarate e stereotipate menzogne siano diventate
verità inossidabili, ne abbiamo a iosa: l’Illuminismo come, appunto, ‘svolta’
positiva per un Occidente altrimenti destinato alla barbarie; la celebrazione
di figure storiche contemporanee quantomeno discutibili (Mandela, su tutti) cui
opporre la demonizzazione preventiva di altre figure, discutibili anch’esse, ma
tutt’altro che demoniache come sono descritte (Pinochet e Franco, per dire); la
storiografia medievista che legge nel Medioevo l’abisso dei Secoli Bui, trionfo
della religione e perdita di ogni lucidità e ragione; e tante altre.
Ma, per
essere nel solco della rivoluzione propagandistica di Goebbels, una menzogna
ripetuta mille volte al giorno diventa una verità. Non solo: per dirla con
Orwell, Huxley, Bradbury e Ayn Rand, il campo della storia è quello su cui
qualsiasi regime sa che deve concentrare il grosso dei propri sforzi, perché solo
alterando il passato si può produrre una continuità col futuro immaginato e
programmato dall’ideologia.
Così, ci
troviamo, oggi, con i luoghi comuni più triti spacciati per verità condivise,
su cui non si può non concordare. È in virtù di ciò che nelle scuole italiane
ed europee il darwinismo, dimostratosi fallimentare sin da quando il suo fondatore
era ancora in vita, è ancora spiegato e insegnato come dottrina sulla base
della quale tutta la realtà si muove, origina e procede. È in virtù di ciò che
nelle scuole italiane ed europee si leggono eventi di centinaia di anni
precedenti con gli occhi della contemporaneità, in spregio all’ermeneutica,
alla contestualizzazione. Insomma, leggere i conflitti, le battaglie del
passato alla luce della Convenzione di Ginevra è operazione stupida, che non fa
capire niente, della storia, dell’evoluzione dei costumi, nemmeno della
contemporaneità. Sarebbe come, per dire, valutare la diffusione del benessere
nei comuni del Trecento sulla base dell’indice di alfabetizzazione della
popolazione. Stupidaggini anacronistiche. Eppure, voci storiche, saggi,
controcorrente, è sempre difficile trovarne. Soprattutto, per approdare all’isola
del “pensiero controcorrente”, bisogna, da soli, quasi mai accompagnati,
sviluppare una insoddisfazione per le vulgate, quindi, abbandonata la nave del
mainstream, naufragare, alla deriva, fino a giungere all’agognata terra,
editoriale, informatica, quotidiana, delle riflessioni fuori dal coro. Quanti,
di coloro che tentano il viaggio, riescono infine ad approdare?
Antidoto per
questa omogeneità di pensiero è, ad esempio, il bel libro di Rodney Stark, Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle
crociate, pubblicato nel 2009 e un anno dopo rilanciato dalla benemerita e
isolata Lindau di Torino (che, con Liberilibri di Macerata, Rubbettino di
Soveria Mannelli e IBL Libri di Milano pubblica testi liberali, conservatori,
rinnovando la linea editoriale liberal-conservatrice che negli anni Settanta
solo Rusconi proponeva).
Storico e
sociologo americano, nato nel 1945, professore di Scienze sociali all’Università
Baylor, in Texas, autore anche di La
Vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e
ricchezza (2006) e
La vittoria dell’Occidente (2014), Stark indaga la storia delle crociate
cercando di confutare un dogma contemporaneo, e cioè l’equivalenza, mendace,
tra il jihad islamico e le crociate cristiane. Per fare ciò, Stark
indaga le ragioni delle crociate partendo dalla storia dei Luoghi Santi,
indagando la supposta civiltà islamica, tutt’altro che avanzata come i
progressisti tutt’oggi sono soliti raccontare, le conseguenze dell’islamizzazione
del Medio Oriente e dei territori palestinesi, con abbondanza di
documentazione, dati, statistiche e fonti storiche spesso mai nominate.
Al
termine della lettura si comprende meglio il fenomeno delle crociate,
contestualizzandolo, e soprattutto si capisce a quale destino è stato lasciato,
il mondo mediorientale e africano, dopo l’abbandono della partita, dopo la fine
del periodo crociato. L'Occidente ha proseguito nella sua strada, economica,
culturale, sociale, di libertà, progresso e ricchezza, spinto dalla diffusione
del cristianesimo. Altrove, dove essa è stata arrestata, nessun progresso o quasi
niente ha attecchito, né socialmente, né economicamente, né culturalmente.