Addio Hemingway (Adiós, Hemingway, 2001)
di Leonardo Padura Fuentes
traduzione italiana di Roberta Bovaia
Il Saggiatore, 2008
pagine 196
Il Conde sentì un fremito che non provava dai tempi in cui era poliziotto. Ma sarà vero che non si smette di essere poliziotto, si chiese, benché conoscesse la risposta: né uno sbirro, né un figlio di puttana, né un finocchio, né un assassino possono godere del privilegio di definirsi ex.
Sono passati otto anni da quando il Tenente Mario Conde ha
lasciato la polizia cubana dopo aver avvertito "la dolorosa necessità di
scrivere", ma lo stesso non esita a riprendere l'attività investigativa
quando il suo collega di un tempo Palacios, detective scrupoloso ma oberato dal
lavoro, gli propone di far luce su un cold
case del tutto particolare. Un devastante temporale (siamo ai Caraibi, i
temporali sono devastanti per definizione) ha sradicato un albero e ha portato
alla luce i resti di un uomo che, secondo il medico legale, è stato ucciso con
due colpi di arma da fuoco sul finire degli anni Cinquanta.
Nulla di eccezionale, se non fosse che il cadavere è stato rinvenuto
all'interno della Finca Vigía, la tenuta in cui proprio in quegli anni dimorava
Ernest Hemingway.
El Conde si
immerge quindi in un'indagine che lo porta a contatto con alcune delle persone
che furono vicine a quello che era stato il suo mito letterario – da tempo
ormai smitizzato – e a ricostruire quella che si avvicina molto alla realtà dei
fatti accaduti.
È il lettore, sorprendentemente, ad avere in mano la realtà
vera, perché nel romanzo riprende vita lo stesso Hemingway, in una narrazione
che fluttua fra l'oggi e quei primi di ottobre del 1958. Un Hemingway vecchio e
stanco, alle prese con i problemi causati dal troppo alcol e dalle restrizioni
impostigli dai medici, terrorizzato dalla vista di se stesso che giorno per
giorno si allontana dall'immagine di modello di forza e virilità, reduce da una
serie di sedute di elettroshock, allora considerato terapia di avanguardia per
la depressione e per altre patologie psichiche. Uno scrittore che non scrive,
perché non ha più nulla da dire o forse perché ha la mente annebbiata ed è divenuto
incapace di concentrarsi, carico com'è di rabbia e di manie di persecuzione.
Il romanzo procede in questo modo, alternando le prospettive
dello scrittore e del detective e restituendo l'effettivo corso degli eventi
(fittizi, naturalmente) in un caso e il processo di ricostruzione nell'altro.
Ma c'è di più: Padura Fuentes sonda e analizza le menti di
entrambi i protagonisti, dato che anche El
Conde è un personaggio complesso e mai scontato, alle prese, oltre che con
l'indagine in sé, con i propri ricordi e con il rapporto di amore-odio per
quello scrittore che aveva addirittura visto sulla spiaggia di Cojímar quando era
bambino, scambiando quell'omone che scendeva da una barca da pesca per un Babbo
Natale "barbuto e un po' sudicio, con le mani e i piedi grandi, che
camminava sicuro ma in un modo che denotava tristezza". Una tristezza
dovuta al fatto – e questo Conde lo
capirà solo dopo anni – che in quel momento Hemingway stava dando l'addio alle
uscite in mare e "ad altre cose fra le più importanti della sua
vita".
Un vecchio triste e sconfitto, che Conde aveva amato come
romanziere ma disprezzato per i suoi atteggiamenti arroganti e vendicativi
soprattutto nei confronti di altri scrittori, quali Dos Passos, Scott
Fitzgerald e, soprattutto, Sherwood Anderson.
Sarà l'indagine, attraverso le notizie raccolte e i racconti
di chi Hemingway lo conosceva davvero, che permetterà a Conde di ricalibrare il
suo giudizio sullo scrittore e sull'uomo – non così diverso da lui stesso, in
definitiva – secondo criteri più obiettivi e con maggiore comprensione,
rimettendo quindi insieme i pezzi di quell'idolo che sembrava irreparabilmente
infranto.
Narratore abile e accattivante, Padura Fuentes riprende e attualizza lo stile hard boiled, descrivendo con un realismo efficace personaggi cui nulla concede, mai esenti da macchie e difetti. Mario Conde è un investigatore di cui conosciamo, fin dai tempi di Passato remoto (1991), il debole per il rhum e per un imprecisato
numero di altri vizi, capitali e non. Addio
Hemingway è il sesto romanzo che ha El
Conde come protagonista e il penultimo (a oggi) della serie.
Stefano Crivelli