#CriticCOMICS - Basta un ottavo per rivoluzionare il mondo: Aldo Manuzio di Andrea Aprile e Gaspard Niock

 
Aldo Manuzio
di Andrea Aprile e Gaspard Niock
Tunué – Editori dell’immaginario
Settembre 2015
Pp 124
16,90


Visto da lui: Aldo Manuzio non so se fosse meglio di Steve Jobs ma di certo si vestiva meglio

Davanti ad una graphic-novel come Aldo Manuzio un lettore giapponese o uno statunitense, ma anche un tedesco o un inglese, sicuramente strabuzzerebbe gli occhi nel vedere con quanta grazia e poietica (nel senso greco di “attività dello spirito volta a creare qualcosa”, venga descritta la realtà dell’Italia del pieno Quattrocento, con le sue corti, le sue città, le sue menti brillanti e le sue mille e mille “gemme intellettuali”. 


Una realtà plurima quella italiana come plurima e variegata fu l’educazione di Aldo Manuzio, uno dei più importanti inventori (non trovo un’altra parola per descrivere la sua attività) della storia umana. L'albo di Andrea Aprile, autore tra l’altro delle pregevolissime illustrazioni e copertina del gioco di ruolo La Notte Eterna, e Gaspard Njock, tra i massimi autori africani e docente di corsi di fumetti presso l’Università La Sapienza, presenta illustrazioni che donano tutta la magia del “Rinascimento privato” narrato da Maria Bellonci. Infatti per Aldo Manuzio fondamentali furono gli anni di apprendistato proprio a Ferrara, dove entrò in diretto contatto (ed in stretta amicizia) con Pico della Mirandola. Le tavole sono costruite in maniera “ampia”, con poche e fondamentali battute che dominano scene disegnate all’acquarello e dai contorni “sognanti”, molto evocativi.  Aprile e Njock tratteggiano bene la dramatis personae dello stampatore, inserendovi una storia ambientata in epoca contemporanea un po' debole al confronto con l'altra "storica" vicenda, il quale stabilì la sua base a Venezia. Tanto è vero che Manuzio subito conquistato dalla nuova invenzione del secolo, ovvero la stampa, visto il suo amore per i libri (tanto che lo si potrebbe benissimo definire un bibliomane).  

La stampa dava la possibilità alla cultura, ritenuta dallo stesso veneziano d’azione “la più nobile tra le missioni dell’uomo”, di essere diffusa in ogni dove. Però c’erano ancora due ostacoli: il costo eccessivo dei libri e le loro dimensioni, proibitive per gli spostamenti. Allora Aldo Manuzio capisce come per rendere veramente efficace l’invenzione di Gutemberg occorreva ridurre le dimensioni dei libri, fino a renderli “tascabili”. Ecco i volumi in-ottava, marchio di fabbrica delle stamperie Manuzio. Ma non bastava. Riducendo le misure anche i caratteri dovevano essere modificati. Per questo il protagonista dell’albo inventò il suo famoso corsivo, il corsivo italico, che, senza troppe variazioni, ancora adesso utilizziamo. In numerose interviste Steve Jobs ebbe modo di dichiarare come frequentò numerosi corsi di caratteri tipografici, dato che “è dalle lettere che si fanno le rivoluzioni”. Un po’ la stessa cosa che in fondo pensava anche Aldo Manuzio. D’altro canto tra le Apple e i tipi veneziani, nonostante ci passino molti secoli, non vi sono così tante differenze, se non una. Steve Jobs con i suoi jeans azzurri dozzinali e il suo lupetto nero esistenzialista si vestiva nettamente peggio rispetto alle fogge ricercate e ai tessuti eleganti del suo collega Aldo Manuzio. Ah potenza dei caratteri!

Mattia Nesto 



Visto da lei: se non ricordo un momento in cui in cui non fossi capace di leggere, devo dire grazie ad Aldo Manuzio.
La laguna di Venezia con i suoi colori ha sempre influenzato la vena artistica dei pittori. I colori caldi sono caratteristici dei quadri degli artisti di area emiliana o fiorentina ma un quadro di Giacomo Bellini, di Giorgione o di Tiepolo è invaso dalla scala cromatica dell’acqua. Forse è per questo che in Aldo Manuzio Andrea Aprile sceglie l’acquerello: come disegnare Venezia altrimenti? Delicate e sognanti le sue tavole, in grado di raccontare un’epoca lontana senza didascalie temporali: grazie a una sola splash page si può viaggiare indietro nella Repubblica di Venezia a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento avendo la sensazione di farne parte fisicamente. Venezia, pervasiva nel suo cosmopolitismo e nel suo continuo fermento, ha attirato Aldo Manuzio che la raggiunge nella fase matura della sua vita. Nel momento cioè in cui decide di dar voce a un progetto, una start up ante litteram dalla vision carica di responsabilità: ampliare il più possibile il numero di coloro i quali abbiano accesso alla lettura. Proprio lui che ebbe la fortuna di accedere al mondo delle humanae litterae grazie agli studi compiuti in casa Caetani, toccando con mano, ragazzino curioso e sensibile, i volumi di Sweynheym e Pannartz appena usciti dai torchi di Subiaco.

Tra le tavole si ritrovano proprio tutte la caratteristiche delle start up odierne: spirito di sacrificio, creazione di un network di conoscenze (che al tempo vantava gli illustri nomi di Pico della Mirandola e Marin Sanudo il Giovane) e lungimiranza; solo con una tale ampiezza di vedute Aldo riuscì a combattere per la sua idea: il suo coraggio gli ha permesso di investire sulla stampa (un’invenzione appena nata) e addirittura progettarne nuove applicazioni (come i volumi in-ottavo) quando ancora molti tra i fruitori del mondo librario guardavano con disprezzo questi oggetti non più frutto dell’arte amanuense.Come nelle migliori start up che si rispettino, l’ingrediente segreto per il successo rimane uno solo. La passione e l’ardore affettivo verso un progetto muovono i gesti del giovane editore-tipografo e sono gli stessi che ogni bibliomane come me possiede. Non potremmo tenere in mano i nostri tascabili preferiti o avere una lettura ordinata e facilitata grazie alla punteggiatura, introdotta da Manuzio e stabilizzatasi grazie alla diffusione sempre crescente dei testi a stampa, se Aldo non avesse provato un amore così profondo per i libri. Intrecciata alla storia di Manuzio troviamo una storia d’amore tra due giovani dei giorni nostri. Se la sua presenza nel testo è giustificata dal voler dimostrare quanto forte sia l’eredità del lascito manuziano, in realtà risulta superflua. Chi ha in mano il graphic novel conosce già il valore del contributo di Aldo Manuzio, per il semplice fatto che ama la lettura e non ricorda un momento della sua vita in cui non fremesse per conoscere una nuova storia. 

                                                                                                                                    Federica Privitera

Tavole riprodotte per autorizzazione della casa editrice