Guanda, 2015
Mi ricordo che la violinista Ginette Neveu
è morta nello stesso aereo di Marcel Cerdan.
Georges Perec, Mi ricordo
Sono passati tanti anni da quella
tragica notte tra il 27 e il 28 ottobre 1949, quando il potente
Constellation, “l'aereo delle star”, finisce la sua corsa
schiantandosi contro un promontorio. L'aereo di punta di Air France,
il volo F-BAZN, era partito in serata da Parigi, direzione New York:
non sarebbe arrivato mai a destinazone. Precipitò sul monte Redondo,
Isole Azzorre. Il caso ha voluto che a pilotarlo, quella notte, ci
fosse Jean de la Noüe,
ex pilota dell'aviazione francese durante la guerra: uno sberleffo
del destino che ti fa sopravvivere alle bombe per farti morire in una
manovra di routine.
Nessun guasto tecnico, forse un
errore umano, forse la fatalità di un attimo o di una rotta
maledetta. L'aereo stava semplicemente atterrando per fare
rifornimento di gasolio, e poi risalire in cielo e attraversare
l'oceano. Le condizioni meteo erano state definite ottime, eppure
l'aerero fatica ad atterrare. “I have the field inside”, e
invece probabilmente erano luci di una cittadina contro la quale andò
a sbattere. Nessun sopravvissuto su quel volo, 37 passeggeri e 11
componenti della flotta per sempre uniti da un destino
imperscrutabile, che sembra voler ribattere con presunzione, forse
soprattutto in queste occasioni, che di fronte alla morte non ci sono
differenze di nessun tipo.
E così muoiono insieme cinque
pastori baschi, la violinista più promettente del mondo, un autista
iracheno e il campione di pugilato Marcel Cerdan. E tutti gli altri,
le alminhas, come sono ricordati nella lingua di quella isola
sperduta dove hanno perso la loro vita. Erano tutti diretti negli
States, chi per trovar fortuna, chi per ereditarla, chi per vincere.
48 persone, così diverse e inizialmente disgiunte ma unite per
l'eternità da un istante.
In Prendere il volo, ogni passeggero diventa
protagonista della sua storia, e ogni storia è come un breve
racconto a sé, nel segno di quella unica cornice disgraziata. Ogni
anima ha una sua specificità, come se l'autore ci tenesse sì a
ricordare il loro essere un insieme, le “vittime del
constellation”, ma al tempo stesso vuole dipingere la loro identità
unica e specifica, tracciando i ritratti loro e delle loro storie con
precisione e partecipazione.
Marcel Cerdan andava a New York per
guadagnarsi il titolo di campione di pesi medi, strappandolo a Jake la
Motta. Di lui restano impresse nella memoria le ultime fotografie
scattate all'aeroporto prima di partire “con il solito
cappotto”, i dialoghi con il suo agente, anche lui sullo stesso
aereo. E lo struggente ricordo della sua storia d'amore con Edith
Piaf, che lo attendeva invano al La Guardia. Era stata lei a
chiedergli di prendere un aereo, quell'aereo, anziché un
transatlantico, per godere di una giornata d'amore con lui: amante
costretta ad accontentarsi di un ritaglio di tempo, di un giorno
rubato, vivrà tutta la vita col rimorso. L'autore riporta qualche
lettera, tratta direttamente dall'appassionato carteggio tra i due
amanti: “Sono fiera per te amore mio, vorrei essere la più
bella di tutte, la più perfetta, perchè tu non possa mai smettere
di amarmi. Per questo cerco di diventare più bella e di migliorare
moralmente. Tu sei perfetto e vorrei tanto assomigliarti” scriveva
Edith a Marcel.
Sullo stesso aereo Genette Neveu,
violinista prodigio, e i suoi due strumenti trasportati nella stessa
custodia. Aveva girato il mondo in tournée e ora tornava per
conquistare la Canergie Hall. La sua salma, dopo uno sfacciato
scherzo del destino che ha voluto che venisse scambiata con la salma
di un'altra vittima, ora è sepolta a Père-Lachaise, poche file dopo
Chopin, dice Bosc. Nel cimitero degli artisti “finalmente
Ginette Neveu trova riposo”. E
suona il suo Stradivari, mai più ritrovato.
E accanto a
Marcel e Ginette, compagni di viaggio e di tragedia, tanti altri
uomini di cui l'autore racconta la storia. Piccole parabole, curate
nei dettagli una per una, ricche di particolari (che non importa
verificare come reali o meno, forse lo sono pure) che restituiscono
un'immagine ricca, anche se in un istante. I cinque pastori baschi,
che dal paese, alla stazione di Bordeaux e fin sull'aereo parlano tra
loro, in dialetto, del vicino di casa. Ernest Lowenestein, che dopo
aver divorziato con la moglie, sta tornando a casa per riconciliarsi.
Business men, specializzati in import-export. “Torre di Babele,
l'elenco dei passeggeri che compare sulle prime pagine dei giornali
mostra l'estensione dei paesi di provenienza.” Storie di
famiglie spezzate, amori interrotti, carriere concluse.
Non c'è esasperazione in questo
romanzo: la tragedia si consuma privata, dietro le vite spezzate di
chi rimane orfano, con una sobrietà disarmante. Non c'è suspence
in questo romanzo: sin dalle prime pagine si capisce cose sta per
succedere. L'aereo precipiterà, lo fa alla pagina 30. Senza effetti
speciali, l'autore si mantiene distaccato perfino in questi passi,
quasi una cronaca aspra che vuole restituire l'incidente per come è
stato.
Un romanzo che, se deve essere
definito a livello di genere, si faticherebbe ad etichettare. Alcuni
passaggi sono decisamente cronachistici, in questi casi l'autore
irrompe nella scena e prende il posto del narratore, parla in prima
persona, dice di aver effettuato ricerche, visitato quei luoghi, come
se volesse costruire il suo testo su uno spesso fondo di verità.
Testo che però sottolinea essere un romanzo, come
si legge in copertina. Infatti altri passaggi sono più
rarefatti, sospesi tra verità e finzione. Non mancano spaccati di
vita di quegli anni: da Walt Disney all'Anno Santo del 1950. E poi
quel paragrafo finale: invenzione, autobiografia o senso di tutta la
storia? Tanti fattori che si mescolano in un amalgama di elementi che
certamente si equilibra, pur dando alla fine l'impressione di aver
letto “tante cose diverse”. Forse l'effetto è voluto, a
cominciare dalla ripartizione in capitoli di pochissime pagine,
separati l'uno dall'altro, tutti con una citazione in apertura che il
più delle volte dà un senso alla porzione di mondo che descrive,
senza però pretendere una lettura universale. Del resto si sta
parlando di un incidente aereo che ha tolto in un secondo la vita a
48 persone innocenti, e c'è poco senso di fronte a tutto ciò.
Adrien Bosc è un autore emergente,
leggo dal risvolto di copertina che è del 1986 e ha già fondato una
casa editrice, vinto il Grand Prix du Roman de L'Académie française
e tanti altri riconoscimenti, pubblicato il suo primo romanzo
(questo) che viene associato a una “moderna Spoon River”. Già il
paragone vale una carriera, che per lui è agli albori e sta per... prendere il volo.