di Lauren Weisberger
Piemme, 2013
Traduzione di Valentina Daniele
pp. 448, € 19,50
Parigi, il cellulare lanciato nella fontana dorata di Place de la Concorde. Con questa indimenticabile immagine della trasposizione cinematografica de Il diavolo veste Prada, Andy Sachs ci aveva fatto credere quasi dieci anni prima di essersi finalmente liberata della diabolica direttrice Miranda Pristley e della distruttiva esperienza come sua assistente a Runway, la rivista in grado di influenzare le nuove tendenze di moda.
Andy adesso ha quasi 30 anni e sta per sposare Max Harrison, l'ambito scapolo d'oro "con i capelli neri e folti, gli occhi verdi penetranti" e "quel sorriso diabolico che la faceva impazzire", amministratore delegato della Harrison Media Holdings, una delle società più prestigiose e redditizie degli Stati Uniti. The Plunge, la patinatissima rivista dedicata ai matrimoni delle star che ha lanciato insieme a Emily Charlton, l'ex collega-nemica e prima segretaria extraordinaire di Runway adesso sua compagna inseparabile, l'ha portata al successo professionale. Una vita quasi perfetta quella di Andy: Miranda, il diavolo vestito Prada, fa parte ormai solo dei vecchi fantasmi che le fanno visita negli incubi peggiori.
Ma se nemmeno l'acqua santa riesce a distruggere il diavolo, figuriamoci quella della fontana parigina: Miranda riemergerà dagli inferi con la sua "leggendaria maleducazione" per vendicarsi di quell'assistente che amava liquidare con uno dei suoi "E' tutto" e che ha osato mollarla nel bel mezzo delle sfilate parigine.
La vendetta veste Prada è un sequel in cui i temi e le atmosfere si distaccano da quelli del romanzo precedente: la scelta della Weisberger di dare un ruolo decentrato alla moda e a Miranda, la strega fashion più amata della letteratura glamour, è sicuramente in linea con l'essenza ancora una volta autobiografica dell'opera. Alla crescita anagrafica e professionale della protagonista segue infatti un'evoluzione delle problematiche e delle priorità di una donna di successo, intenta ad affrontare matrimonio e maternità, costantemente in equilibrio tra lavoro e famiglia. Lo scotto da pagare è forse quello di deludere il target di fashioniste che sognano un paio di Jimmy Choo raggiunto con il primo romanzo.
La delusione più forte per il lettore è tuttavia forse quella di ritrovare una protagonista che sembra essersi nuovamente allontanata da quelle che erano le sue originarie aspirazioni, invece di una Andy che dopo aver rinunciato al lavoro che "un milione di ragazze ucciderebbero per avere" è finalmente riuscita a coronare il sogno di scrivere su pregiate riviste culturali quali il New Yorker e a riconquistare gli affetti che aveva rischiato di perdere e il rapporto con il suo ragazzo Alex, per riappropriarsi della semplicità e dei valori che la caratterizzano.
L’anno a «Runway», che aveva trascorso imparando a nuotare nella più spaventosa vasca di squali della moda che si potesse immaginare, l’aveva così stancata e impaurita da impedirle di rendersi conto di cosa le succedeva intorno. Quando era successo che lei e Alex si erano allontanati a tal punto che a lui non bastavano più tutte le cose che avevano in comune? Continuava a dire che tra loro era tutto cambiato, che non la riconosceva più.
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