di Nikki Gemmell
Guanda, 2015
Traduzione di S. De Franco
pp. 420
€ 18,50 (cartaceo)
I tuoi ricordi urlano di sole, del bush compatto nella terra solida e sbiancata. Della donna che eri un tempo. Adesso è a malapena irriconoscibile.
Non sai come uscirne, come portarti in qualche modo all'attenzione. Come trovare il mondo di vivere con audacia. Di nuovo. (p. 11)
Scrivere per recuperare i ricordi, per recuperarsi dopo che la donna è stata schiacciata dalle responsabilità di madre e moglie: parte così Col mio corpo, una singolare raccolta di 225 brevi "lezioni" o capitoli di autoapprendimento. La protagonista, che parla di sé in seconda persona, coinvolgendo il lettore in un "tu" a tratti urticante, ripercorre la propria vita con un lunghissimo flashback che porti alla luce la prima adolescenza, trascorsa nel bush come una piccola selvaggia, sulla propria bicicletta, alla scoperta dell'amore. Ha solo quattordici anni, la protagonista, quando decide di diventare
un'archivista, una collezionista. D'amore e di tutto quello che lo riguarda. Imparerai come avviene, da dove nasce, come si prende al laccio. (p. 71)
Dopo una prima scottante esperienza sessuale, molto vicina alla violenza, qualcosa scatta in lei: l'ambizione di non subire più la carnalità di un uomo, ma di diventare padrona di sé e dell'altro, dei propri desideri, delle potenzialità del suo corpo. E dunque, come mai la protagonsita si trova sposata con Hugh, un uomo che non può «metterla a nudo come è stata messa a nudo un tempo»? (p.13) Cosa è accaduto nell'adolescenza? E perché poi scegliere la via più semplice (almeno in apparenza) di un rapporto prevedibile, scandito dalla quotidianità e dalla calma? Come ha modo di ripetere più volte all'interno del romanzo,
la maggior parte delle donne è, almeno in gioventù, risolutamente "aggettivo". Poche hanno avuto la possibilità di diventare "sostantivo": per tutta la vita sono state abituate a essere influenzate, se non addirittura controllate, protette. (p. 107)
L'occasione di trasformarsi in "sostantivo" arriva durante un'estate solitaria: la protagonista vaga come suo solito da sola, quando scopre una casa semi-abbandonata e intravvede un uomo, Tol. Da subito il suo trasporto è sfacciato, quasi irriverente e pericoloso: gli si avvicina e tra i due si instaura un'amicizia particolare, che trasuda sensualità e attrazione. La ragazza impara a vivere le sensazioni che il suo corpo le regala quando è con lui, in lunghi pomeriggi passati a scartavetrare e restaurare la casa. Tol non si accorge, però, che mentre le pareti assumono un nuovo aspetto, i suoi muri di difesa vanno via via distruggendosi: la piccola sta facendo breccia, fino a un benedetto/maledetto pomeriggio, che «sembra già tatuato sulle loro vite» (p. 115). Tol abbandona le resistenze, e si presta al gioco d'amore della piccola lolita: insegnerà a lei cosa significhi amare, con l'unica condizione di essere sempre guidato dai desideri di lei. L'iniziazione, fisica e sentimentale, viene poi appuntata su un libricino di citazioni, che i due conservano gelosamente e che poi la protagonista personalizzerà sempre di più.
Sesso e amore: il confine? La ragazza non è certa di saperlo, mentre si addentra in una dipendenza piena di seduzione e gelosia, attraversando tutte le tappe dell'innamoramento, che travolgono la ragione e creano un continuo andirivieni di subbugli emotivi. Il lettore non fa che chiedersi, tra una scena di sesso e l'altra: cosa vorrà davvero Tol? Starà sfruttando la protagonista per scrivere il romanzo per cui si è ritirato nel bush? Sarà solo attrazione?
Di pagina in pagina, la Gemmell conferma una verità quasi dimenticata negli ultimi anni: si può scrivere di erotismo e sensualità senza cadere nella pornografia estetizzante. Come sfuggirvi? Con un ottimo stile di scrittura e la capacità di frantumare le azioni con la forza delle sensazioni vissute dai personaggi. Ne emerge un romanzo vivido, a tratti fortemente erotizzante e mai eretico verso l'amore e la sua forza accecante, priva di filtri come solo in adolescenza si può. E nell'abbandono totale, la giovane lolita e il lettore comprenderanno che «nella passione naufragata c'è un germe di follia» (p. 306), e nella scrittura la cura per il presente.
GMGhioni