di Marco Rocchi e Giuseppe Dell'Olio
Kleiner Flug, 2015
pp. 96
€ 17.00
Una cosa che affascinava Edgar Allan Poe erano i meccanismi. Da inventore del racconto poliziesco, il fascino dei meccanismi derivava naturalmente dall'amore per la logica, uno strano potere mentale che permette dopo un'attenta analisi di risolvere un enigma, scoprire un omicida o smontare tutti gli ingranaggi per scoprirne le funzioni, usare le conoscenze acquisite per rimontare il meccanismo o crearne uno nuovo. Una prova di questa sua fissazione (oltre la già citata letteratura poliziesca di sua produzione) sono due brevi saggi molto diversi tra loro ma governati dalla stessa forma di pensiero. Il primo è un articolo pubblicato nel 1836 dal Southern Litherary Messenger dal titolo Il Giocatore di Scacchi di Maelzel in cui Poe cerca di carpire i segreti di questo misterioso macchinario in grado - secondo il suo creatore - di giocare una vera partita a scacchi. Nel 1846 invece, lo scrittore americano pubblica sul Graham's American Monthly Magazine of Literature and Art un lungo articolo in cui si prende la briga di smontare la sua poesia più celebre - Il Corvo - e di svelare ai critici, ai suoi lettori e soprattutto agli aspiranti poeti il suo metodo di lavoro. Così facendo mette in mostra non soltanto il meccanismo della macchina-poesia, ma distrugge l'immagine romantica del poeta assalito dall'ispirazione che scrive febbrilmente su un foglio di carta prima che la Musa lo abbandoni. Poe ci dice che la poesia è meccanismo, è costruzione di immagini meditate per infondere nel lettore un preciso sentimento. Ci svela insomma il meccanismo della finzione per farci capire come arrivare alla verità del racconto.
Non è quindi un caso che uno dei suoi racconti più famosi, La Maschera della Morte Rossa si basi su un meccanismo e che per descrivercelo, Poe impieghi più della metà del racconto. Dopo una breve introduzione in cui ci viene descritta la temibile pestilenza che dà il titolo al racconto, Poe introduce al lettore il Principe Prospero, un proto-dandy in salsa medioevale che per sfuggire alla morte certa dell'epidemia rinchiude se stesso e i suoi sudditi più fedeli in una quarantena fatta di feste, orgie ed eccessi. La parte centrale del racconto è occupata dal meccanismo. Poe ci descrive l'ambiente del castello, prima soffermandosi sull'arredamento (altro grande interesse di Poe, basti vedere il saggio Filosofia dell'Arredamento) con la descrizione delle sette stanze, e successivamente con l'introduzione dei rintocchi dell'orologio, che hanno la doppia funzione di memento mori e di regolatore dei tempi narrativi del racconto.
La Maschera della Morte Rossa per Poe è un meccanismo e tutta la tensione narrativa risiede nella descrizione minuziosa dello stesso, sino a svelarne la mortale imperfezione. Nel suo finale, l'arrivo della Morte Rossa è l'elemento estraneo e non previsto che inceppa gli ingranaggi, la presenza che mette a disagio gli invitati mettendoli di fronte all'inevitabilità della morte.
Nel loro adattamento a fumetti edito da Kleiner Flug, Marco Rocchi e Giuseppe Dell'Olio arricchiscono il racconto di Poe con un nuovo elemento narrativo, un cantastorie che viene assoldato dalla Morte Rossa per farla penetrare nel castello. In cambio il ragazzo riceve la possibilità di portare a termine una vendetta nei confronti del Principe Prospero e degli abitanti del castello, nonché l'onore di raccontare quella storia fino alla fine dei suoi giorni.
Diversa storia, diverso meccanismo. Lo sceneggiatore Marco Rocchi trasforma La Maschera della Morte Rossa in una storia di vendetta che prende in prestito qualche meccanismo del racconto originale per percorrere poi altre strade. Il ritmo narrativo per esempio non è più scandito dal pendolo (sebbene presente nel fumetto) ma dalle sette stanze della festa, che diventano il teatro centrale delle vicende, sette livelli in cui il protagonista deve sconfiggere il boss di turno e fare i conti con il proprio doloroso passato. Sette stanze, una per ogni peccato capitale, incarnate dal boss di fine livello e che l'illustratore Giuseppe Dell'Olio racconta con sette colori differenti e uno stile tra il cartoonesco e il grottesco che ben rappresenta l'atmosfera putrescente e ipocrita della festa.
Peccato che il nuovo meccanismo porti a un risultato non solo lontano dalle atmosfere di Poe (e questo può essere un limite fino a un certo punto), ma anche narrativamente poco interessante. La scansione narrativa giocata dalle sette stanze è purtroppo ripetitiva, con l'aggravante strutturale del flashback che fa capolino nella storia sempre nello stesso momento e con le medesime modalità. Non che il fumetto risulti pesante, ma di certo la lettura non è coinvolgente come dovrebbe visto che il climax è spesso smorzato dalla ripetitività della struttura. E poi questo cambio di prospettiva disarma l'idea iniziale di Poe di una morte che arriva ovunque e comunque, uccidendo ricchi e poveri, santi e peccatori (privando di fatto la storia di una morale e rendendola per questo ancora più terrorizzante), per sostituirla con una visione più morale della vicenda, con un Principe Prospero che si difende dalla morte ma non può sfuggirgli a causa dei suoi peccati.
Il lavoro di Rocchi e Dell'Olio non può dirsi perfettamente riuscito, ma il coraggio di dare nuova forma al racconto di Poe è da premiare.
Matteo Contin
@matteocontin
Tavole riprodotte per autorizzazione della casa editrice
Il lavoro di Rocchi e Dell'Olio non può dirsi perfettamente riuscito, ma il coraggio di dare nuova forma al racconto di Poe è da premiare.
Matteo Contin
@matteocontin
Tavole riprodotte per autorizzazione della casa editrice