Gli ignoranti
di Étienne Davodeau
Traduzione italiana di Raffaella Garruccio
Porthos Edizioni, 2015
285 pp., 25 €
Che il mondo del
vino sia un mondo bello e sonante da raccontare, non è difficile da immaginare.
Spesso e volentieri infatti una vigna è un luogo innanzi tutto ricco e
gratificante da visitare e poi, sia dal punto di vista pittorico, sia da quello
fotografico o anche cinematografico per non parlare di quello letterario, stimola la creatività. Ora, il mestiere del fumettista, non tanto il fumetto in
sé, si badi bene, quanto la precipua operazione editoriale, la logica industriale, la
realizzazione dell’opera non sono, propriamente, tematiche così facili e
altrettanto stimolanti da descrivere. Eppure, Étienne Davodeau, insigne autore di bandes dessinées (così come Oltralpe vengono comunemente chiamati i
fumetti), ne Gli Ignoranti. Vino e
libri: diario di una reciproca educazione, edito da Porthos Edizioni si mette proprio ad unire, in una fusione che non
può che essere “a caldo”, due mondi, solo apparentemente, agli antipodi: il
mondo, giustappunto, dei fumetti e quello dei vini.
Da un lato l’opera
intellettuale, un poco nerd magari si direbbe oggi e “avulsa dalla natura” dell’autore,
dall’altra l’attività “terrestre e silvana” del viticoltore, tutto teso verso
la sua terra, la sua aria e la sua vigna. In realtà, seguendo le vicende di un
anno e più di fumetti e vino in compagnia dello stesso Étienne Davodeau e dell’apprezzato
vignaiolo Richard Leroy (suo amico e sodale) si finisce per scoprire e
comprendere come questi due mondi, seppur nelle loro abissali differenze,
vadano in maniera quasi inesorabile a toccarsi, risultando in ultima analisi
molto più simili di quello che si direbbe.
Entrambi i
lavori, ma forse andrebbe usata la parola “opere”, sono squisitamente, e nel
senso più aulico, lavori artigianali e al contempo artistici, dove alla logica
meramente industriale, al di là delle ovvie ricadute economiche di essi,
deve necessariamente sottostare la passione per quella data azione, ora giornate
passate a disegnare ora giornate trascorse lungo i filari della propria vigna, e
il rispetto per la natura: che sia la natura del terreno sul quale crescono gli
acini o la tendenza creativa che regola quella tavola fa poca differenza.
Tutto nasce da
un’idea, va detto un po’ bislacca, di Davodeau: ovvero quella di passare un
anno nella vigna di Leroy, facendogli contemporaneamente conoscere meglio i
segreti dei fumetti e dell’editoria in generale. Ecco il titolo “Gli Ignoranti”.
Perché si tratta di un libro in cui i due personaggi principali, Etienne e Richard,
vengono iniziati a mondi verso i quali nutrivano la più profonda ignoranza. Erano
qualcosa di lontano dalle loro sfere di influenza, venivano sminuiti,
considerati l’uno, quello dei fumetti, troppo infantile e l’altro, cioè
quello dei vini, troppo complicato e “da poseur”. In realtà questi due mondi
mantengono la carica dell’infanzia e la saggezza della maggiore età, senza
tralasciare, entrambi, la conoscenza delle proustiniane “intermittenze del
cuore”. Perché uno non diventa disegnatore o vignaiolo per caso, è la vita, i
mille episodi “capitali senza troppa importanza” della vita che regolano tutti quanti, in
modo segreto, verso questo o quella scelta.
Fondamentale è
una tavola, a pag. 80, nella quale si capisce bene questo misto di
consapevolezza, ignoranza e un pizzico di magia, verrebbe da dire, esoterica, che permea questo libro. Siamo nella vigna di Richard e Etienne sta dando il “misterioso”
composto 500, ovvero un miscuglio di acqua e letame di vacca molto utile per
rendere il terreno fertile. Ora il letame viene diluito in piccolissime dosi nell'acqua, quindi il fumettista è abbastanza scettico, da un punto di vista
puramente “statistico”, dell’effettiva utilità dell’operazione, eppure la compie
e man mano che la fa si convince sempre più come sia “cosa buona e giusta”, tanto
che, quasi sul finire della giornata, lo coglie una riflessione, illuminante
per comprendere, come ho già detto prima, questo Gli Ignoranti:
E dunque, bardato dalla mia confortevole condizione di ignorante, spargo con cura il mio Preparato su questo suolo dalla vita così preziosa… e così misteriosa.
Bella, compiuta
e risuonante come un sonetto shakespeariano, questa frase, perfettamente resa nell’ottima traduzione di Raffaella Garruccio, ci illustra bene questo misto di
consapevolezza e mistero che governa il mestiere del vignaiolo (che ha un certo punto “lascia fare” alle sue uve), quello del fumettista (il quale “lascia fare”
alla storia, che prima della conclusione “si fa da sé”) e della vita in
generale.
E che i due
mondi siano, in modo sotterraneo, intimamente legati, ce lo conferma un’altra
tavola, a pag. 125. Questa volta siamo a Parigi e l’autore ha appena fatto visitare al
vignaiolo la propria casa editrice. Mentre si pranza, in una cantina parigina,
si può leggere:
Accapigliarsi all’infinito sui vini bevuti e i libri letti… ecco a cosa è dedicato questo pranzo nel sottosuolo parigino/ è il genere di situazione in cui la malafede è benvenuta, se contribuisce ad attizzare il contrasto. Può darsi che vini e libri servano anche a questo: a insultarsi tranquillamente.
Ecco cos’è il
mondo del vino, ecco cos’è il mondo del libro: mondi intimamente umani, fatti
di dialogo, polemica (in chiave
greca, ovvero, “attinente alla guerra”) e riconciliazione. Sebbene Gli
Ignoranti siano un libro squisitamente francese e quindi ideale per una
rassegna come quelal dell’Instutiut Français, è anche, e soprattutto, un
libro profondamente umano.
La coppa ei tolse, e bevve, ed un supremo. Del soave licor prese diletto,. E un'altra volta men chiedea
…(Odissea, IX,450-452)
Mattia Nesto
Tavole riprodotte per autorizzazione della casa editrice
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