Mercoledì 11 novembre presso la storica libreria di via Irnerio a Bologna, oggi Libreria
Ubik, è stata presentata la traduzione in italiano di una delle
graphic-novel che maggiormente hanno spopolato in Francia negli ultimi anni: Les
ignorants, Gli ignoranti di Étienne Davodeau, edito da Porthos Editori, tradotto da Raffaella
Garruccio (leggi qui la recensione). La presentazione rientrava nella serie di incontri organizzati dall’Institut Français italiano nell’ambito
della rassegna Festival de la Fiction
Française, di cui CriticaLetteraria
è partner ufficiale. In questo incontro presenti, oltre allo stesso Étienne
Davodeau anche Sergio Rossi, il
curatore italiano del volume dell’autore francese, l’interprete Camilla De Concini e Massimiliano Croci, noto produttore
vitinicolo del piacentino.
La serata è trascorsa leggera e
frizzante come un buon calice di vermentino e le domande sono sostanzialmente
tutte ruotate attorno al concetto di “come si fa a trovare una storia”.
Davodeau ha risposto prontamente, affermando che:
“Io racconto storie con i fumetti, un linguaggio quindi molto semplice, che non richiede grandi strumenti ma che mi permette di narrare quello che mi succede intorno. Se dovessi dire come si fa a trovare una storia – prosegue nella disamina l’autore francese – direi che basta guardare ed osservare quello che succede vicino a noi. Gli ignoranti parla di situazioni e personaggi del mio paese, quindi il materiale narrativo è davvero ovunque, anche e forse soprattutto sotto il nostro naso”.
Molto interesse ha suscitato la dinamica che
ha portato alla fruizione de “Gli Ignoranti” in Italia, merito di Sergio Rossi
che durante il Festival international de
la bande dessinée d'Angoulême (il maggior festival di fumetti a livello
europeo) si è imbattuto in questo libro ed è rimasto, fin da subito
letteralmente conquistato:
“Migliaia sono i titoli che gli editori presentano ad Angoulêm alla fine di gennaio. Io per tentare di scegliere quelli da portare in Italia mi affido a due cose: l’istinto e il gusto personale. Con Gli ignoranti – spiega il curatore – è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Dopo dieci pagine sono citati alcuni degli autori di fumetti che io amo maggiormente ed ho quindi sentito immediatamente che non potevo non portarlo in Italia. Debbo dire mi sia andata bene”.Infatti Gli ignoranti se in Francia è, anche a distanza di quattro anni, un best-seller con oltre 190.000 copie vendute, anche in Italia la fruizione di quest’opera è stata di largo successo.
“Probabilmente c’è voglia di tornare non tanto alla terra quanto alle cose concrete, alla, straordinaria, vita di tutti i giorni – riflette Étienne Davodeau – Il vino, come il fare fumetti, è un procedimento lento, che ha bisogno dei suoi riti e ritmi ed anche delle sue piccole scaramanzie. Forse è una delle cose meno contemporanee che si possano fare e forse proprio per questo ha questo grande fascino”.
A questo punto il
discorso è scivolato sul versante “più tecnico” della questione, ovvero sulle
varie denominazioni che ormai sempre più spesso accompagnano i vini:
“Io cerco di fare il vino come lo facevamo mia nonno prima e mio padre poi – sostiene con fermezza il produttore vitivinicolo Massimiliano Croci – Nella storia a fumetti Richard Leroy, il viticoltore, rifiuta la denominazione biologico perché non crede in questo tipo di categoria ed io non posso che dargli ragione. Alla fine le denominazioni sono più questioni di burocrazia – illustra Croci – che di reali attestazioni organolettiche o di provenienza. Troppa chimica fa male al vino, come del resto troppa carta!”.Durante l’incontro, che ha registrato una libreria Ubik di via Irnerio strapiena in ogni ordine di posto, Davodeau ha ricordato che:
“Negli ultimi anni mi sono convinto di una cosa: se uno mangia male, beve male e legge brutte cose, automaticamente diventa una brutta persona. Non scordiamoci che il bere bene non è solo una questione di salute – ribadisce il fumettista – ma è anche una questione intellettuale. Il mio libro tenta di parlare proprio di questo: di vino e di libri, dello stare insieme e di discutere, condividere o far scaturire delle idee”.
Al termine
della presentazione Massimiliano Croci ha reso ancora più speciale la serata,
concludendola in maniera “molto francese”. Infatti ha offerto una degustazione
del suo celebre Monterosso Val d’Arda
che ha conquistato tutti i presenti i quali hanno probabilmente compreso meglio il senso di un
famoso proverbio d’oltralpe:
“Nell’acqua si vede il proprio volto; ma nel vino, si vede passare il cuore di un altro”.
Mattia
Nesto
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