Foto di ©fede_sakura |
Roma, 30 ottobre 2015. L’incontro con un fumettista ammanta l’evento di una carica di magia; ogni volta che vedo all’opera un disegnatore ho sempre la sensazione che il tempo si fermi e che davanti a me venga svelato un mistero sull’origine del mondo. Quale potenza fa in modo che da una linea tratteggiata sul foglio lo spettatore universalmente riconosca un viso, un bacio, uno schiaffo? Alla Biblioteca Nelson Mandela di Roma l’atmosfera è già carica di magia. Gruppi di ragazzi sono trascinati (credo a forza) dagli insegnanti ad assistere all’incontro, ma anche i più annoiati si ricredono subito. Non solo perché Nine comprende bene l’italiano e lo scambio di battute con Tiziana Lo Porto è molto svelto (Marina Astrologo interviene, magistralmente, solo per tradurre le risposte), ma anche perché la disegnatrice appare subito splendente nel suo piglio volitivo e la sensazione che si percepisce è quella di una giovane donna che ha tanto da raccontare e molto da insegnare.
Nine Antico è in parte italiana e ne Il gusto del paradiso le sue origini traspaiono con evidenza; la sua educazione sentimentale non è stata nutrita solo da musica, cinema e fumetti ma anche da luoghi, e tra questi ci sono le spiagge della riviera ligure, frequentate ogni estate della sua vita soprattutto negli anni dell’adolescenza. Il testo è la sua opera prima e in Italia arriva solo dopo sette anni dalla pubblicazione in Francia nel 2008; nel frattempo ha scritto altre sette opere (in cui ripercorre la musica attraverso i fumetti) e rileggersi dopo questo tempo assume, per lei, un sapore particolare. Il graphic novel non è solo il testo più autobiografico che abbia scritto ma è anche quello grazie al quale ha imparato a costruire un racconto, non studiando le tecniche narrative ma facendole:
È la mia infanzia che racconto, e tutte le esperienze di questo splendido periodo che avevo dentro di me ma che con tavole bianche da riempire ho dovuto tirare fuori. Mi fa davvero piacere che il libro sia pubblicato anche in Italia, soprattutto perché questa era la terra che identificavo con la libertà, con la liberazione. Il mio rapporto con la seduzione e con i ragazzi, avvenuto anni dopo le mie vacanze estive, affonda le sue radici proprio in questo luogo meraviglioso.
Scrivere una biografia è un atto liberatorio, un punto da cui cominciare per poi costruire altro e riflettere sulla propria vita. A quell’epoca Nine non sarebbe riuscita a raccontare altro se non la sua storia, forse pensando di non avere abbastanza fantasia:
Aver lavorato per la prima volta con l’autobiografia mi ha permesso di imparare a scrivere di altri personaggi, innestando tuttavia la loro storia sulla mia. È stato il biglietto che mi ha fatto partire verso il viaggio della scrittura.
Nine Antico scrive e disegna i suoi testi, effettuando quindi un importante lavoro introspettivo: il momento che sente più suo è quello della scrittura. La stesura della sceneggiatura è il momento più importante, quello in cui ragiona sulla struttura e decide cosa dire e cosa non dire, quali ellissi inserire lasciando il contenuto all’intuizione del lettore. Il disegno viene dopo ed è un modo di rendere intellegibile ciò che pensa.
La sua formazione artistica ha una storia molto particolare, perché non ha imparato a scuola; fantasticava di iscriversi all’Accademia di Belle Arti ma le faceva paura entrare in un mondo dove la gente indossava la sciarpetta di seta al collo e parlava un’altra lingua rispetto alla sua, carica di un sapere che la intimidiva.
Non avevo voglia di iscrivermi all’Accademia. Quando poi mi venne, non ho superato l’esame di ammissione e ho frequentato solo una anno di scuola preparatoria, per poi studiare da autodidatta.
Foto di ©fede_sakura |
Era l’epoca in cui disegnava sempre: girava con le sue Moleskine sempre in mano e disegnava ai concerti o ritraeva gli amici. In questa fase di disegno compulsivo, sotto ogni schizzo inseriva una frase riassuntiva e d’effetto. L’approdo ai fumetti è, quindi, avvenuto gradualmente: la frase venne tolta, sostituta da una didascalia; poi le venne la voglia di disegnare un dialogo: fu costretta a frammentare le scene in diverse vignette, dando vita a un vero fumetto:
Non avevo idea di diventare una fumettista, al più mi immaginavo come illustratrice. Sono stati i dialoghi, poi, a trasformarmi in una disegnatrice di fumetti.
Il primo impegno a fumetti è stato la fanzine Rock this way, con una tiratura di cinquanta numeri che le dava l’impressione di essere un’editrice e le restituiva la medesima soddisfazione dello scrivere.
Con l’auto-pubblicazione si ha l’occasione giusta per iniziare un legame con i propri lettori. Avevo pubblicato solo sei numeri ma esistevano persone che ce li avevano tutti!
Siamo di fronte a una tiratura quasi confidenziale e genuina. La storia, però, non continua come nelle migliori favole, dove un editore rimane quasi folgorato dalla bravura del disegnatore. Nine inizia a bussare a molte porte, inviando le trenta pagine de Il gusto del paradiso realizzate, ma molti le rispondevano che ancora non erano mature. Poi la casa editrice EgoComics (specializzata in storie autobiografiche) dimostra molto interesse per la sua opera.
Ci è voluto ancora un anno per dare alla luce Il gusto. Ho dovuto ridisegnare molte tavole, dato che nel frattempo il mio stile si era evoluto, ma anche il testo meritava parecchia attenzione. Sono davvero riconoscente agli editori perché hanno lavorato al mio fianco su un testo che ancora, in realtà, non esisteva.
Molti recensori insistono sull’amore di Nine Antico per la musica ma in realtà è forte, anche nel modo di strutturare le tavole, l’influenza del cinema. Proprio con il cinema Nine ha effettuato la sua emancipazione spirituale, in una casa dove si vedevano tanti film d’autore:
Il cinema è stata una grande rivelazione per me, tanto che per un periodo pensavo di lavorare in un set come aiuto regista. Con il fumetto ho fatto il mio film, in totale indipendenza, senza budget, senza dover rispondere a nessuno. Del resto la sequenzialità del fumetto è analoga al montaggio cinematografico: ogni vignetta è indispensabile così come lo è ogni frame della pellicola. La vera indipendenza, però, è nel fumetto, nell’essere cioè autore e disegnatore della tua opera senza avere il fiato di nessuno sul collo.
In un’epoca in cui la serialità diventa la parola d’ordine delle proprie passioni (e non solo televisive), anche Nine Antico pubblicherà il prossimo anno il secondo volume di Hotel California, suo graphic sulla storia delle groupie. Aspettiamo con ansia che il primo volume venga pubblicato in Italia e nel frattempo accogliamo l’invito alla lettura lanciato dall’autrice: sono i fumetti le opere che rendono liberi, perché liberi.
Federica Privitera