di Gilda Piersanti
Bompiani, 2014
pp. 238
€ 17
I primi
riferimenti che sorgono alla mente, spontanei ed immediati come solo sono le
idee veramente futili o davvero geniali, sono La Donna della Domenica
di Fruttero e Lucentini e Rimini di Pier Vittorio Tondelli. Due tra le tipologie di romanzo più
opposte che vi possano essere: da un lato l’elegante racconto sabaudo con
protagonista il Commissario Santamaria e dall’altra parte l’avventura di
Tondelli, sospesa tra gli schiamazzi degli avventori della Riviera romagnola e
le fughe notturne in collina. Ma cosa
lega e contemporaneamente slega questi due romanzi a Estate Assassina, edito per
Bompiani, di Gilda Piersanti?
L’epidermide accumuna e discosta i tre libri, un’epidermide che, soggetta a
differenti calure estive, sempre e comunque profondamente “italiane”, si
traduce in comportamenti opposti. in Fruttero e Lucentini si raggela, cercando
la frescura di un giardino recondito, in Tondelli esplode, sprofondando
nell’empireo baratro della tentazione e in Gilda Piersanti “rimane” epidermide
estiva. Attraente e dorata fin che si vuole, ma, forse, un po’ fugace per
valere “la nostalgia di un ricordo duraturo”.
La vicenda si snoda attraverso una Roma ferragostana soffocato dal caldo torrido dell’estate del 2003. In una città in cui tutto sembra immobile (a parte i ventilatori che senza posa ma vanamente vanno da destra verso sinistra) gli unici a muoversi sono i fili della trama: una serie di omicidi macabri, orrendamente rituali e ricolmi di, ancora di più nella Capitale, un valore simbolico. Teste che rotolano come ai tempi della Rivoluzione Francese dice qualcuno, una serie di decapitazioni che sconvolgono la vita di Roma e quella di Mariella De Luca. Questa storia è, occorre dirlo subito, una storia prettamente femminile in cui i maschi, come nella vicenda di Giuditta e Oloferne che fa da leitmotiv a tutto l’intreccio, sono solo o personaggi comprimari o vittime consapevoli. E quindi anche le donne, magari donne anche molto attraenti e femminili, vengono descritte colti in atteggiamenti maschili, soprese in passioni segrete o coltivate alla luce del sole. In Estate Assassina il sesso e il corpo è costantemente in bilico tra la consapevolezza piena di sé e la voglia di lasciarlo celato.
La vicenda si snoda attraverso una Roma ferragostana soffocato dal caldo torrido dell’estate del 2003. In una città in cui tutto sembra immobile (a parte i ventilatori che senza posa ma vanamente vanno da destra verso sinistra) gli unici a muoversi sono i fili della trama: una serie di omicidi macabri, orrendamente rituali e ricolmi di, ancora di più nella Capitale, un valore simbolico. Teste che rotolano come ai tempi della Rivoluzione Francese dice qualcuno, una serie di decapitazioni che sconvolgono la vita di Roma e quella di Mariella De Luca. Questa storia è, occorre dirlo subito, una storia prettamente femminile in cui i maschi, come nella vicenda di Giuditta e Oloferne che fa da leitmotiv a tutto l’intreccio, sono solo o personaggi comprimari o vittime consapevoli. E quindi anche le donne, magari donne anche molto attraenti e femminili, vengono descritte colti in atteggiamenti maschili, soprese in passioni segrete o coltivate alla luce del sole. In Estate Assassina il sesso e il corpo è costantemente in bilico tra la consapevolezza piena di sé e la voglia di lasciarlo celato.
Questo doppio binario si combacia bene
con la vicenda, oscura e spaventosa, di decapitazioni di uomini e di donne
tutti quanti, chi più chi meno, legati da un rapporto personale che affonda le
radici in una “violenza che viene dal passato”. Nel libro di Piersanti vengono
mescolate notevoli tematiche, come ad esempio la storia dell’arte, sia antica,
come nella vicenda iconografia del “personaggio” Giuditta, sia moderna con il
performer Massimiliano Fegiz. Ma c’è spazio anche per sentimenti forti, come la
gelosia, l’odio e la passione, spesso più fisica che mentale.
Ma nella trama di Piersanti, quasi come
l’autrice francese non riuscisse a distaccarsi da una prospettiva “da turista”,
non si entra mai nella carne viva né di Roma né della società romana. È vero
che siamo a Ferragosto e quindi l’umanità è meno numerosa e brulicante che in
un altro periodo dell’anno (e per di più non siamo né al mare né in montagna),
però laddove in Fruttero&Lucentini e in Tondelli si assisteva ad una
“parata antropologica ricolma di mistero” qui le figure, sia quelle marginali
che quelle principali, appaiono sempre un po’ prive di profondità e retroterra
psicologico.
Ma in fondo, in una storia thriller come
questa, siamo noi i colpevoli, noi che ci vorremmo leggere, a tutti i costi, qualcosa
di molto di più di quello che è: ovvero una storia che fa rimanere di sasso
mentre le vicende ribollono dell’afa romana. Una storia da consumarsi veloce e
fresca come un bicchiere di the ghiacciato.
Mattia
Nesto