di Nino Vetri
Sellerio, 2015
pp. 144
€ 12
«Non condanneranno e non assolveranno, i miei occhi. Se ne staranno sempre buoni buoni. Manifestando una immensa fiducia nell’umanità. Se ne lavano le mani, i miei occhi».
In quanti modi si può raccontare il proprio quartiere? Soprattutto quando il quartiere è il Michelangelo, noto per la speculazione edilizia. Allora prendiamo un protagonista io-narrante, che ama narrare la realtà che incontra passeggiando per le strade del suo quartiere; estraiamo dal cappello della sua loquela - fluida, quasi da monologo interiore - tre periodi principali della sua vita e lasciamolo libero di raccontarci cosa vede. In fondo, come gli diceva il padre da bambino, è uno Sherazade, pronto a raccontare le mille e una notte sulla propria città e a stravolgere la tanto presunta oggettività per far sensazione o rendere la visione più strampalata, imprevista, e per questo curiosa.
Così, quando il protagonista è bambino, si scopre il Michelangelo in divenire, si assiste al progressivo brulichio di strade e centri commerciali che fagocitano disordinatamente un quartiere prima periferico, in cui «la casa aveva l'aspetto di una scenografia teatrale o di un film sperimentale. Un'ossatura di cemento armato con colonne di cemento di lunghezza diseguale con dentro una famiglia che svolgeva o fingeva di svolgere attività normali» (p. 11). Una terra di nessuno, dove è facile mistificare la realtà, tradirla un po', anche solo per gioco...
Poi il protagonista cresce, si muove per strade che assumono nuove ombre, prima incomprensibili. Resta uguale la sua innata volontà di cavarsela in un mondo fatto di equilibri di potere e di padrini da accontentare. L'intolleranza per le sovraimposizioni e gli obblighi prosegue e così il ragazzo arriva a scontrarsi con un pezzo grosso: la suspense non manca, ma il lettore ha già un sorrisino sulle labbra, perché si aspetta un colpo di scena (e fa bene!).
Per finire, il terzo episodio è una cronaca minuziosa, ora per ora, di una giornata da scansafatiche con un amico, in attesa di un pacco misterioso da portare in spalla a un indirizzo lontano. Pare un Godot siciliano, questo protagonista, che perde tempo a suon di grappe per le vie della città, ma sempre con il tarlo del compito da portare a termine... E anche stavolta, niente è come sembra e Vetri disattende qualsiasi scontatezza.
Un libro divertente, adatto soprattutto a chi ama la satira senza sconti rivolta alle proprie realtà cittadine. Poi, per chi ha nostalgia di Palermo, Vetri adotta una presunta oggettività omertosa: i suoi occhi non giudicano, ma raccontano in uno stile sapientemente dissacrante.
GMGhioni
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