di Jason Starr
trad. italiana di Barbara Merendoni
1Rosso, Parallelo45 Edizioni, 2015
pp. 304
Qualche volta la cosa più ovvia non è la verità
Si parte da una situazione
apparentemente normale e banale: marito e moglie, Mark e Deb, di ritorno da una
festa il venerdì sera, litigano in macchina perché secondo lei, lui stava
flirtando troppo palesemente con la vicina di casa. Lui ovviamente nega con
tutte le sue forze e la accusa di essere ubriaca e di essersi immaginata ogni
cosa. Rientrando nella loro villetta in Savage Lane dove li attendono i figli
adolescenti, il litigio si stempera nel ripassare gli impegni del giorno
successivo: gli allenamenti di nuoto del figlio, le prove di ballo della
figlia.
Sembriamo fissare lo sguardo su
una comune storia di tradimento: Mark è vittima della noia matrimoniale, Deb è
forse effettivamente troppo dedita all’alcol e Karen, la vicina divorziata,
bella e molto attiva sul versante appuntamenti, appare come la classica gatta
morta e sfascia matrimoni.
Quando guardiamo per la prima
volta i personaggi di questa commedia nera, ci sembrano tutti assolutamente e
normalmente inquadrati nei classici ruoli e nelle tipiche dinamiche: marito,
moglie, amante. Eppure, non appena iniziamo a mettere a fuoco, ci accorgiamo di
come questi personaggi cambino e si deformino. Il marito, presunto fedifrago, è
solo fermo ad insistenti fantasie sulla bella vicina: le immagini nella sua testa sono così violente da modificare anche la sua percezione della realtà, leggendo
segni d’interesse dove in realtà non ci sono. La moglie tradita ha un serio
problema con l’alcol ed è coinvolta in una relazione sessuale con un coetaneo
di sua figlia adolescente. La vicina sexy e single è una madre, una seria
professionista che lavora nel campo dell’autismo e che non si accorge del
melodramma nel quale sta per recitare. Il toy boy che inizialmente sembra
incarnare lo stereotipo del timido ragazzo sedotto da una donna più vecchia di
lui, nasconde una natura instabile e violenta.
Trascorrere pochi giorni in
Savage Lane, zona residenziale di New York, è come entrare in una galleria
degli specchi, simile a quelle che si trovano nei Luna Park. Gli specchi ci rimandano
molteplici immagini, alcuni deformano in maniera grottesca, altri allungano o allargano
le figure. Guardando i riflessi accanto a noi facciamo fatica e ricordarci quale
sia la realtà: anche se per un breve momento, le figure modificate diventano
possibili e reali ed arriviamo al punto in cui stentiamo a riconoscere anche
noi stessi. Quella diventa la nostra realtà.
Tutti i personaggi si guardano e
guardano il mondo attraverso gli specchi: ogni cosa si modifica quindi in base
alle loro voglie, convinzioni e desideri e nemmeno l’evidenza è sufficiente a
risvegliarli. Questa pericolosa tendenza sarà l’innesco per un caso di cronaca nera che
finirà per distruggere il tranquillo mondo residenziale di Savage Lane.
Vie banali e comuni che fanno da
sfondo a commedie umane, sono all’ordine del giorno in letteratura e nella
fiction: da Privet Drive a Revolutionary Road fino a Wisteria Lane, quale miglior palcoscenico per rappresentare le vicende
umane? Partendo dal presupposto che nulla è mai come sembra, in una manciata di
numeri civici si possono trovare i tratti migliori e peggiori dell’umanità.
Savage Lane si inserisce in questo ottimo filone differenziandosi e spiccando
per il rimaneggiamento della realtà dato dai voli pindarici dei protagonisti
che non solo incarnano le facce dell’umanità, ma le ridisegnano in base alle
loro voglie. Creano quindi, di fatto, un universo parallelo e ci pongono di
fronte a due Savage Lane: quella reale che si può solo intravedere dal punto di
vista di Karen, l’unica che pare avere una discreta visione della realtà, e
quella immaginata dagli altri personaggi che stravolgono ogni logica e ogni
evidenza pur di conformare la via ai loro desiderata. La loro visione è talmente surreale da
far provare un senso quasi di esasperazione nei loro confronti perché nemmeno
di fronte all’evidenza più schiacciante riescono a vedere la
realtà per quello che è. In questa costante evoluzione e deformazione dei
personaggi, non mancano momenti di nero umorismo che spezzano, in maniera molto
bilanciata, il senso di crescente allontanamento dalla realtà e rallentano il
ritmo vertiginoso con cui gli eventi si susseguono. Ci strappano un sorriso
ironico che ci riporta a guardare fuori dalla galleria degli specchi e a
ricordarci che le fantasie finiscono, spesso in maniera brutale e drammatica.