Bao Publishing, Milano, 2015
136 pp. 15€
Nonostante siano passati più di tredici anni dalla sua cotta per Matteo, Chiara non è riuscita a dimenticarlo. Molte delle esperienze che ha scelto di vivere e delle strade che ha deciso di imboccare sono state una risposta alla domanda, costante nella sua mente: cosa penserebbe Matteo di me? E se lui, apparizione fugace di un campo scout estivo, è rimasto così a lungo a ordire (inconsapevole, ahi lui) la trama della sua esistenza, un motivo ci dovrà pur essere. Allora il tredici sembra il numero perfetto e così Chiara prende un biglietto aereo Roma-Barcellona e raggiunge Matteo, stabilitosi da tempo nella città catalana. Per una volta riesce a prestar fede ai buoni propositi stilati a inizio anno: lascia a terra le abituali paure e parte per l’avventura che si prefigura sin da subito come la più importante della sua vita.
Ci si riconosce, nelle tavole di Elisabetta Romagnoli: il brivido lieve dell’aspettativa, che dalla schiena arriva alla pancia attraversando tutta l’epidermide irsuta di pelle d’oca, ci è davvero familiare. Sliding doors ha dato un nome a una cosa che nella vita esisteva da sempre e che si chiamava semplicemente destino. Si costruiscono tanti castelli in aria su fondamenta di timidi sogni ma in realtà l’architettura che avranno non dipende dalla nostra volontà e men che meno dalle illusioni che animano le nostre menti.
Ci si riconosce, nelle tavole di Elisabetta Romagnoli: il brivido lieve dell’aspettativa, che dalla schiena arriva alla pancia attraversando tutta l’epidermide irsuta di pelle d’oca, ci è davvero familiare. Sliding doors ha dato un nome a una cosa che nella vita esisteva da sempre e che si chiamava semplicemente destino. Si costruiscono tanti castelli in aria su fondamenta di timidi sogni ma in realtà l’architettura che avranno non dipende dalla nostra volontà e men che meno dalle illusioni che animano le nostre menti.
Ciò che bisogna tenere presente (e che Elisabetta ha rappresentato genialmente con un diagramma di flusso che tanto ricorda i problemi di aritmetica) è che l’unica scelta che possiamo controllare è quella di porre i sentimenti come obiettivo del nostro percorso. Il cuore ha delle ragioni profonde, sconosciute alla razionalità, e solo con questa consapevolezza si può abbandonare il pensiero fisso della meta e godersi le bellezze del viaggio. Alla fine, se guidati dal cuore, il punto d’arrivo coinciderà con un’identità rimpolpata dalle esperienze e con un passettino in più fatto in avanti nella crescita. Si soffrirà, in misura più o meno maggiore a seconda della strada imboccata, ma volgendo lo sguardo oltre si sentirà meno la fatica. E le mattonelle che separano Chiara da Matteo sono quei pezzetti di cuore che abbiamo lasciato sul nostro cammino, sparsi lì per costruire la scalinata che ci conduce al futuro.
Il disegno dal tratto semplice e fresco e i colori pastello che traducono le emozioni in sfondi e riempimenti, non appesantiscono il contenuto della storia, ma accompagnano la lettura in una levità che ammanta di spensieratezza un momento così delicato e ricco di emozioni come quello della confessione di un amore. Si scivola di pagina in pagina, di tavola in tavola, tra la Ramblas, il Montjuïc e il mercato de La Boqueria, immaginando in sottofondo la sinfonia 7 di Beethoven o la 5 di Mahler secondo i ritmi voluti dall’autrice. Insieme a Chiara si viaggia in una narrazione innovativa, originale e coinvolgente. Una piccola bolla di dolcezza da custodire gelosamente.
Federica Privitera
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