Sei come sei
di Melania Mazzucco
Einaudi, 2013
pp. 248
€ 17,50
In Sei come sei, Melania Mazzucco narra le vicissitudini di Eva, una ragazzina figlia di una coppia di omosessuali, la quale dopo la morte del padre Christian, scappa da Milano e si rifugia dal padre Giose sugli Appennini. Insieme a Giose, attraverso un viaggio di scoperte ed emozioni, risale la penisola e ritorna in città. In questo romanzo intenso e moderno la scrittrice affronta non solo uno dei temi più attuali del nostro tempo, la paternità omosessuale, ma sviluppa anche argomenti contemporanei, quali il bullismo, il branco, la rete e i social network.
“Per questo non è su Facebook. Aveva paura di avere pochi amici e di essere derisa. Chi ha pochi amici è uno sfigato. Cioè, veramente ora è su Facebook, ma è una pagina contro - di quelle che si creano per denigrare qualcuno e lapidarlo sotto una scarica di parole”.
In tutto il romanzo traspare inoltre la profonda conoscenza della Mazzucco della storia dell’arte, della storia e della filosofia. Mescola al quotidiano la cultura classica e le citazioni, parla di Dioniso l’Esiguo, delle ore disuguali e proprio una riflessione sul tempo è anticipata nel capitolo, intitolato “L’anno zero” che costituisce l’incipit del romanzo. Qui l’autrice non solo si addentra in varie considerazioni, ma tratta la questione della relatività del tempo, il quale mutando per ciascun individuo, non può essere né universale e né statico.
“Non esiste il tempo assoluto. Non é una realtà, un fluire universale, indipendente dai sistemi di riferimento. Il tempo é percezione. E anche volontà. Come un colore esiste solo per l'occhio che lo registra, così un attimo, un'ora o un giorno esistono solo in rapporto agli eventi che li definiscono. Non esistono nemmeno le ore. In passato esse avevano durate diverse, a seconda della stagione. I romani le chiamavano horae inaequales, é latino, vuol dire ore disuguali. Se questa ora che stiamo passando insieme ti sembra lunga come al solito, penso che non ci vedremo più”.
Lo stile e la forma vedono un alternarsi dell’uso del passato e del presente, il passato allunga i tempi degli avvenimenti raccontati, mentre il presente li accelera. I dialoghi si presentano come ricordi introdotti e chiusi da un trattino. Trattino che rientra prepotentemente nell’introduzione, redatta dalla stessa Eva, dove sostituisce congiunzioni e punteggiatura o segnala un inciso. A volte drammatico, altre divertente, raffinate e puntuali sono le descrizioni dei luoghi, come nel bozzetto marchigiano.
“Eva è l’unico passeggero a scendere a Visso. La corriera prosegue infatti per Camerino. La prima cosa che la colpisce è al temperatura. Ci saranno dieci gradi meno che a Roma. Una brezza gelida le schiaffeggia il viso e la fa rabbrividire… Si maledice per non esservi voluta mettere il berretto di lana, stamattina… La seconda è la neve. Un chiarore lattiginoso sale dalla strada, dai tetti spioventi delle case, dai muretti dei giardini. Quella che fiocca dal cielo, lentamente, senza rumore, non è pioggia. Sono coriandoli granulosi che si incastrano sui ricci e le inumidiscono i capelli. Calpesta un tappeto bianco che scricchiola come vetro sotto le sue scarpe. La terza è il silenzio. Non passano macchine, non si sentono voci”.
Silvia Papa
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