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Stephen King, 22/11/'63

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22/11/'63
di Stephen King
Sperling & Kupfer, 2011

Traduzione italiana di Wu Ming 1
pp. 767

disponibile anche in formato elettronico





Il mondo in cui viviamo non è di sicuro – con buona pace del Pangloss voltairiano – il “migliore dei mondi possibili”, tuttavia siamo sicuri che modificando quelli che riteniamo punti di svolta della Storia lo renderemmo tale? O piuttosto rischieremmo, dando agli eventi una direzione verso scenari imprevedibili, di creare situazioni potenzialmente peggiori?
Certo, è una speculazione oziosa e che non avrà mai una risposta, ma è un interrogativo inevitabile dopo la lettura di questo singolare diario di viaggio che ci permette di ritrovarci nell'America degli anni dal 1958 al 1963.


Jake Epping è un professore di letteratura presso la scuola superiore di una tranquilla e anonima cittadina del Maine, cui l’amico Al Templeton confida il segreto di un “passaggio”, una sorta di "buca del coniglio" come in Alice nel paese delle meraviglie che da un angolo nella dispensa del suo fast food porta al 9 settembre del 1958. Giunto al termine dei suoi giorni per una malattia in fase terminale, Al incarica Jake di tornare nel passato e di attendere il 22 novembre 1963 in modo da evitare l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, che ritiene sia la genesi di una serie di eventi tragici (il Vietnam, l'assassinio di Martin Luther King e quello di Robert Kennedy, tra gli altri). Superato lo sgomento iniziale, Jake accetta l’incarico, pianificando nel frattempo la “riparazione” di un altro paio di fatti drammatici avvenuti in quegli anni. Compito all’apparenza semplice, sia perché chi torna al passato conosce in anticipo cosa "accadde domani", sia perché un soggiorno di qualsiasi durata nel passato, una volta ritornati nell’oggi, avrà eroso soltanto due minuti al presente.

Semplice all’apparenza, appunto. , perché in realtà (si fa per dire, of course) il passato non si lascia manipolare senza reagire, e quindi i piani di Jake sono costantemente messi a rischio da una serie di imprevisti che rendono la sua "missione" molto più difficile di quanto preventivato. Inoltre, Jake si renderà conto – a sue spese – che molteplici ritorni al passato, con gli infiniti e imprevedibili mutamenti causati, producono altrettante "stringhe temporali" destinate a ingarbugliarsi e a inceppare il meccanismo alla base della realtà stessa; questo porterà il protagonista a interrogarsi su quanto sia opportuno – e lecito, e conveniente – modificare il corso della Storia. Il protagonista si troverà infatti a dover fare una scelta lacerante fra il piegare gli eventi per evitare sofferenze e tragedie o permettere che queste tragedie avvengano come fossero un olocausto necessario alla salvezza del mondo.

22/11/'63 è senza alcun dubbio un romanzo meraviglioso. Avvincente, senza il minimo calo di tensione, coinvolgente oltre ogni aspettativa. King si dimostra, ancora una volta, uno scrittore eccelso, per la capacità di descrivere luoghi, situazioni e stati d'animo in modo da provocare in chi legge scossoni emozionali fortissimi, eppure mantenendo una scorrevolezza e una leggibilità ai massimi livelli. Un grande narratore efficace non solo nel giocare con le emozioni del lettore ma anche nel coinvolgerlo in una storia interessante, ben costruita e minuziosamente documentata.

22/11/'63 è anche uno spaccato dell'America di allora, con riferimenti ai costumi sociali, al gergo degli adolescenti, alla musica e – non poteva essere altrimenti – alle cronache dell'epoca. Un'America in cui il protagonista si trova a proprio agio, dove le persone sorridono e non hanno remore ad aprirsi all'altro, dove il consumismo non è ancora esasperato e dove un sistema di regole sociali esiste e viene rispettato.

Attenzione però, King non dipinge una cartolina ma fotografa la realtà dell'epoca, che colpisce il protagonista come una sberla, quando si rende conto di essere ripiombato in un'America segregata e razzista in cui tutto va bene tranne che per i "negri" il Civil Rights Act sarebbe arrivato dopo anni – e per le donne, proprietà esclusiva dei mariti-padroni; un'America in cui non vi sono tutele né protezioni per chi lavora e in cui è meglio tenersi alla larga dai poliziotti, se possibile ancora più sbrigativi e violenti di quanto lo sono oggi; nella Dallas del '63 Jake inorridisce nel vedere esposte, all'arrivo di JFK, i simboli del Ku Klux Klan e le bandiere americane alla rovescia.

Il collegamento Stephen King/romanzi horror è ormai assiomatico, grazie alla sua sterminata produzione in tema. Questo 22/11/'63 non è assolutamente un romanzo di quel genere, tuttavia non è neanche il libro da leggere prima di dormire (datemi retta). King è un maestro nel mantenere altissima la tensione per tutta la durata della storia, sia nei momenti in cui l'azione è dinamica e violenta sia nei momenti di relativa calma, che inevitabilmente rendono il lettore consapevole di avere le terga poggiate su una piastra a induzione, sulla cui gestione della temperatura decide King e nessun altro.

I romanzi di Stephen King non hanno lieto fine (solo uno sciocco lo pretenderebbe), però offrono una prospettiva di speranza, come a dire che non tutto, alla fine, può essere perduto. 22/11/'63 non fa eccezione, chiudendo con una sostanziale serenità e in più offrendo diversi spunti di riflessione, il più importante dei quali riguarda sicuramente l'opportunità, nel caso qualcuno si imbattesse in una "buca del coniglio", di resistere - a  ogni costo, mi raccomando - alla tentazione di infilarvisi.

Stefano Crivelli