Questo non vuole e non
può essere un intervento oggettivo. Non mi propongo di recensire in modo imparziale un testo appena letto, di
descrivere in toni pacati un autore meritevole. Parlerò in prima persona,
perché Brunella Gasperini
(1918-1979) è una scrittrice che ti invita a dire io, ad esporti, come lei
stessa ha fatto instancabilmente, nella propria vita come nella carriera di
giornalista e scrittrice.
Le nostre madri la conoscono bene: a partire dagli
anni ‘50 è stata responsabile della posta del cuore di riviste come Novella o Annabella, e attraverso le sue risposte ha cercato di educare le
donne all’autocoscienza e all’autonomia, all’indipendenza e ad una presa di
posizione forte per quanto concerneva la loro vita. Era una persona minuta,
estremamente cagionevole di salute, ma si batteva energicamente per ideali
progressisti che apparivano all’epoca scandalosi (come la libertà di scelta per
quanto riguardava divorzi e aborti), nonché per l’abolizione dei tabù che
spesso imprigionavano le sue lettrici. Bollata ingiustamente come autrice di banali
romanzetti rosa, Brunella è oggi condannata all’oblio dal mondo editoriale: solo
Baldini&Castoldi ha avuto il coraggio di ristampare alcune delle sue opere,
che risultano però di difficile reperimento, tanto che il lettore appassionato
deve necessariamente confidare sulle biblioteche comunali e sui mercatini
dell’usato.
La maggior parte della
produzione letteraria di questa scrittrice è in effetti di tipo romanzesco, ma si
tratta di storie profonde e coinvolgenti, spesso drammatiche, incentrate su
sentimenti universali e sempre sostenute da un marcato slancio etico che ne renderebbe
consigliabile la lettura per molti dei nostri adolescenti, figli, allievi.
Oltre ai romanzi, Brunella compone anche delle meravigliose
cronache familiari, che possono serenamente competere con quelle quasi coeve,
ma ben più famose, di Natalia Ginzburg: mentre Lessico famigliare è del 1963, Io
e loro. Cronache di un marito, Lui e
noi. Cronache di una moglie, Noi e
loro. Cronache di una figlia, I
fantasmi nel cassetto e Una donna e
altri animali sono composti tra il 1959 e il 1978. Tali testi sono accomunati
da uno stile incisivo, ironico, ma mai superficiale. Le storie che vengono
raccontate sono semplici, quotidiane, e attingono direttamente all’esperienza
dell’autrice, al suo continuo confrontarsi con realtà esistenziali diverse
dalla propria. Brunella Gasperini è una donna che rifugge ogni etichetta
forzata (per se stessa e per il suo prossimo), che ha imparato a proprie spese
che ogni vicenda può essere letta secondo differenti prospettive e che si rende
conto che le parole non possono essere usate con leggerezza:
“Signora Brunella, sono il padre di Dario. [...]
Volevo dirle di sospendere le ricerche: Dario è tornato a casa spontaneamente.
[...] In fondo è un bravo ragazzo, buono di cuore, attaccato alla famiglia...
Ha avuto un periodo di sbandamento, ma adesso è contento di essere a casa, è
qui tutto allegro… Credo che stia mettendo giudizio..."
E io credo che si sia bucato per le scale, penso
amaramente. Le cose che so mi urgono alla gola, ho voglia di dirgliele, a
questo infelice che si benda gli occhi. Ma non è il momento. Devo pensarci,
pensarci ancora. Parlo con un uomo debole, incoerente, dalle reazioni
imprevedibili: una frase imprudente potrebbe avere conseguenze disastrose. Non
posso cedere all'impulso. Questo sarebbe potuto accadermi molti anni fa, non
oggi. Oggi i segni degli errori [...] commessi per impulsività stanno dentro di
me ad ammonirmi. Anche la verità e la giustizia, anche la pietà e l'amore
possono diventare armi paurose per una parola incauta, o malintesa, o deformata
dalla distanza. Possono confondere, possono ferire, possono distruggere. Io lo
so. È successo. È successo a me.
(da I
fantasmi nel cassetto)
La sensibilità con cui la scrittrice sa raccontare le proprie
giornate, immancabilmente piene di visite, lettere, telefonate, amici, parenti,
animali domestici, fantasmi presenti e passati, trascina il lettore in un
caleidoscopico vortice di colori e apparizioni. Non si può non invidiarla, la
famiglia di Brunella, che viene presentata con tutte le sue imperfezioni, che prende
le cose un po’ così – come vengono –, che sa stemperare le nevrosi in una
risata, che pare quella di tutti noi nei momenti migliori. Ognuno dei
personaggi, ritratti con affetto sincero e sorridente, è descritto con pochi
tratti accorti nella sua specificità di soggetto, fondamentale per l’armonia generale
proprio grazie alla sua insopprimibile originalità:
Sulla
parete più grande della mia stanza, di fronte alla finestra […], c'è un
graffito che ho composto parecchi anni fa in uno dei miei momenti lirici,
quelli che in famiglia si chiamano melò […]. Dice la scritta:
METTETE
LE MIE CENERI
SOTTO
IL MIO GELSOMINO
E
SCRIVETE SULL'URNA:
VIAGGIÒ
TUTTA LA VITA
ATTORNO
A UN TAVOLO
"Cos'è questa pirlata?" disse il compagno della mia vita quando vide il graffito per la prima volta, anni fa. “Il mio testamento” risposi compunta. “La mia epigrafe.” “Ma non ti vergogni?” gridò. “Ceneri, urna, gelsomino!” le pronunciava come parole oscene. “E sei anche bugiarda: che tavolo e tavolo! Se sei stata perfino in Russia!”
“È
in chiave ironica” mi difesi fiaccamente.
“Allora
scrivicelo sotto, chiave ironica,
perché non si capisce. Anzi, cancelliamo tutto che è meglio. È ora che te la
pianti di lordare i muri con le tue pirlate”, e si avvicinò brandendo un
barattolo di calce e un pennello.
I
figli (allora erano ancora in casa) glieli tolsero di mano.
"Ognuno
è libero di scrivere le pirlate che vuole" lo redarguì il figlio.
"Dici che stai a sinistra e reprimi la libertà di opinione?"
"Questa non è un'opinione. È una pirlata e basta."
"Ma
no, è carina" disse la figlia, indulgente. "Un po' melò, ma carina."
E con mano leggera disegnò sopra il graffito un gelsomino. In tempi più
recenti, sotto gli ultimi versi (viaggiò
tutta la vita – attorno a un tavolo) è comparso un post scriptum:
SENZA
PERALTRO COMBINARE UN CAVOLO
Chi
sarà l'infame che ha vergato la sacrilega rima?
Coro
generale: il compagno della tua vita!
Sbagliato.
Sono stata io.
(da Una donna e altri animali)
Questo post vuole essere – dichiaratamente, clamorosamente – un invito alla lettura, un appello perché
una scrittrice delicata e intelligente non venga dimenticata a causa di un
pregiudizio errato circa la natura della sua opera. Brunella Gasperini non è un’autrice mediocre e, se i suoi
testi sono rivolti principalmente a un pubblico femminile, è soltanto perché
proprio alle donne è destinato in prima (ma non esclusiva) istanza il suo
messaggio. Si può in tal senso dire – ma considerandolo una ragione di merito,
non di biasimo – che Brunella si è impegnata attivamente per cambiare le cose
dal basso: non dunque rivolgendosi ad una ristretta élite intellettuale, ma alla gente comune; non sfruttando le sofisticate
armi retoriche concesse all’alta letteratura, ma quelle più dirette ed
immediate della narrativa popolare. Ed è proprio questo a renderla, ancor oggi,
straordinariamente attuale e alla portata di tutti.
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