Gente di Bergamo
di aa. vv.
Bolis edizioni, 2015
€ 14
Bergamo. Città dei Mille di Garibaldi, città di Donizetti e di Palma il Vecchio. E i bergamaschi? Schivi, grandi lavoratori, riservati, forse un po' rozzi – si sa, l'accento - ma in fondo buoni. Ma di bergamaschi scrittori non se ne sono mai visti, fino ad ora.
di aa. vv.
Bolis edizioni, 2015
€ 14
Bergamo. Città dei Mille di Garibaldi, città di Donizetti e di Palma il Vecchio. E i bergamaschi? Schivi, grandi lavoratori, riservati, forse un po' rozzi – si sa, l'accento - ma in fondo buoni. Ma di bergamaschi scrittori non se ne sono mai visti, fino ad ora.
In
effetti Bergamo e la sua provincia hanno dato i natali a personalità
rilevanti della cultura italiana, da Donizetti che è già
stato citato e che dà il nome al Teatro della città, al pittore
Gian Battista Moroni e – anche se ormai pare proprio di no, ma
almeno conserva il nome – a Caravaggio (Angelo Merisi da
Caravaggio, appunto). E poi grandi letterati quali Giacomo
Tiraboschi (autore della celebre Storia della letteratura
italiana) e Angelo
Mai che scoprì il De
republica di Cicerone e per
questo si guadagnò la stima (e un componimento) di Leopardi. Anche
Tasso passò di lì, ma la sua origine e cultura lo avvicinarono più
alla Campania.
Per
secoli Bergamo non ha scritto. Magari ha letto (ma forse nemmeno
troppo), ha suonato, ha dipinto, ma non ha scritto. Fino agli anni
80 del secolo scorso,
quando emergono alcuni nomi di scrittori che iniziano a cimentarsi
nella scrittura, pubblicando libri letti poi a livello nazionale.
Stiamo parlando di Raoul Montanari, Paolo Aresi, Davide Ferrario e
molti altri. Complici vari fattori, i bergamaschi hanno iniziaro a
scrivere e a pubblicare libri. Se non lo avevano fatto fino ad
allora, certamente molto era dovuto alla lingua. Se si torna agli
anni del dopoguerra la presenza del dialetto
era (ed lo è stata per molto) ancora radicata nelle famiglie
bergamasche e il dialetto
bergamasco non si confà alla narrativa, i suoni sono troppo aspri e
la sintassi troppo scarna. Se si faticava a parlare in italiano,
ancora più si faticava a scrivere. Poi è arrivata la televisione
e con essa l'italiano. Un oggetto in casa che parla una lingua, la
lingua. E poi ci si
mischia, ci si sposa, con immigrati da tutta Italia e gli orizzonti
culturali e linguistici si ampliano.
Così
si arriva a oggi, momento nel quale sembrano esserci alcuni scrittori
promettenti nella zona. Di certo ce ne sono 20, che Paolo Aresi ha
selezionato per pubblicare i loro racconti riuniti in un volume.
“Gente di Bergamo” è questo, una raccolta di racconti scritti da
autori bergamaschi, di nascita o di adozione. Ma non solo. E il
curatore Aresi, che per
l'occasione abbiamo intervistato,
ci tiene a sottolinearlo. È un momento di passaggio, un manifesto
di un cambiamento. Egli
stesso ha letto questi testi: alcuni sono stati pubblicati così come
erano, già pronti. Altri, dice, hanno avuto bisogno di una
“ripulita”, di un labor limae
che ha tolto il superfluo e ha lasciato il necessario.
Tra
gli autori spiccano i nomi di Raoul
Montanari, Davide Ferrario, Piero Degli Antoni, Paolo Aresi, Davide
Sapienza, Giusi Quarenghi, Cristiano Gatti, Claudio Calzana e Angelo
Roma ma anche altri, magari meno conosciuti, magari più giovani ma
che vale la pena di leggere.
E
di cosa parlano i racconti? Di tante cose, tante
cose diverse.
Paolo
Aresi non ha imposto un tema ma ha chiesto che avessero a che fare
con la terra di Bergamo.
Così, chi è di questa città lo sa, compaiono le vie del centro, la
Malpensata, la montagna. Talvolta compare il dialetto.
Il
volume è diviso in sei sezioni (Le montagne, le valli, i fiumi; Le
radici, vicine e lontane; L'amicizia; L'amore; La storia; Il sogno) a
conferma della varietà dei temi trattati. Dai ricordi di infanzia, a
un amore lontano, alla vita dei campi, al momento del parto, alla
morte.
“Gente
di Bergamo” è un nobile progetto che dà voce a chi crede nella
scrittura e che – questa la speranza di Aresi – potrà essere
letto anche al di fuori della provincia e, perchè no, vedere
l'uscita di un secondo volume. A Bergamo si scrive.
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