L'ora di lezione
di Massimo Recalcati
Einaudi, 2014
pp. 162
€ 14
Pensare alla scuola italiana oggi significa fare i conti con una serie di problemi che si concretizzano in alcune parole, rappresentative di una situazione critica. Riforme, tagli, disoccupazione, precariato.
di Massimo Recalcati
Einaudi, 2014
pp. 162
€ 14
Pensare alla scuola italiana oggi significa fare i conti con una serie di problemi che si concretizzano in alcune parole, rappresentative di una situazione critica. Riforme, tagli, disoccupazione, precariato.
Questo il punto di
partenza di Massimo Recalcati che apre il suo saggio con un
ritratto desolato della scuola: “Non respira, non conta più
nulla, arranca, è povera, marginalizzata, i suoi edifici crollano, i
suoi insegnanti sono umiliati, frustrati, scherniti, i suoi alunni
non studiano, sono distratti o violenti, difesi dalle loro famiglie,
capricciosi e scurrili (...)”.
Una scuola “smarrita”,
che da qualche generazione ha perso il suo prestigio simbolico e
soprattutto la sua valenza ideologica.
Recalcati, anzitutto psicanalista, collega questa degenerazione con
la parallela perdita di
valore dell'autorità paterna:
in una società dove i giovani faticano a riconoscere nel padre una
figura autoritaria, ancor più a fatica vedranno nell'insegnante tale
ruolo. E da qui tutti i problemi conseguenti, primo fra tutti il
rischio – quanto mai reale e realizzato – di proporre e produrre
un modello di insegnamento che sia solo puro passaggio
di informazioni. Un
sapere che si estende in orizzontale, senza scavare in profondità, e
che si configura essenzialmente con il principio del “massimo
sforzo, minimo rendimento” e il solo obiettivo di riempire le teste
degli studenti col maggior numero di dati possibile, da ritornare in
forma identica, al momento della verifica.
Ma,
e per fortuna c'è un “ma”, il ruolo della scuola deve essere un
altro ed è fondamentale che venga portato avanti. Secondo l'autore
infatti la pratica dell'insegnamento viene paragonata a un rapporto
d'amore dove l'allievo
sia spinto costantemente verso il sapere, potenzialmente illimitato.
In termini tecnici si chiama trasfert e
qui l'autore riprende le teorie del suo maestro Lacan. Una
trasmissione del sapere che passa dal maestro all'allievo, ma non
fine a se stessa: un transfert amoroso mobilitato dall'allievo
all'oggetto del sapere, che diventa a questo punto - come ogni
relazione che si rispetti – un oggetto del desiderio.
Per
fa sì che ciò avvenga è però necessario però creare
un vuoto, unica spinta
alla costante volontà di suscitare il desiderio di conoscenza. Per
spiegare questo passaggio di fondamentale importanza Recalcati
riprende Socrate e il suo gesto di apertura totale. Agatone, suo
allievo, crede che la conoscenza sia una semplice travaso di
informazioni e per questo chiede al maestro di riempire la sua mente
di tutto ciò che egli conosce. Ma Socrate rifiuta, e così rifiuta
soprattutto un'idea di apprendimento passivo, lasciando che sia
l'allievo a muoversi verso il sapere, consapevole del suo “vuoto”
interiore da colmare.
Poste
le basi teoriche di una ricetta per la “scuola perfetta”,
Recalcati si chiede come e chi possa rendere reale tutto ciò. Chi
può fare la differenza? Gli studenti, certo, ma in primo luogo gli
insegnanti.
È in loro che va riposta tutta la fiducia, perchè siano davvero in
grado di fare il loro mestiere, lasciare un segno. Forse basta
incontrarne uno in tutta la carriera scolastica che sia in grado di
essere un vero maestro. E Recalcati stesso ha avuto la fortuna di
avere Giulia, professoressa di Lettere, al quale dedica l'ultimo
capitolo del suo libro: una lettera piena di amore e gratitudine.
Che
fa venire voglia di tornare al liceo e fare un sorriso in più
durante l'ora di lezione.
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