The Waves
di Virginia Woolf
Oxford OUP
pp. 256
€ 9,70
"Bisogna irradiare e non solo il mondo, ma
l’universo. Ogni parola un colpo andato a segno, ogni capitolo un’accusa al
mondo e l’insieme una rivoluzione totale”
(Thomas Bernhard)
“Le Onde”, l’opera
d’arte letteraria più importante del ‘900, è in realtà ancora poco conosciuta,
come d’altronde l’intera produzione della scrittrice inglese. Troverà forse
adeguata accoglienza in futuro, una volta dimenticate psicanalisi, femminismo,
fluito interiore, griglie interpretative ormai stantie, riconoscendole
attraverso il genio letterario, quello scientifico di un fisico della mente. Esemplare senza precursori, tranne miti
cosmogonici e racconti delle origini di ogni latitudine, e senza successori, è
uno dei rari libri unici della storia della letteratura, da leggere accanto
agli scritti di Pauli, Feynman, Bateson e annoverare tra le opere di
“alta fantascienza”. Se riuscissimo ad assomigliare almeno un po' all'Amleto shakespeariano, la mente in
azione personificata, sapremmo come leggere l’opera. Da lettori comuni
cerchiamo almeno di imparare ad ascoltare… sì… non vedere… perché quest’opera è aurale e
l’udito è la porta d'ingresso.
È il 1928, da alcuni mesi un’immagine corteggia di continuo la mente della scrittrice... “Falene” vorrebbe intitolare il
libro che ha appena iniziato e intanto annota sul suo diario, scrive lettere, legge Shakespeare, Alighieri e ascolta gli
ultimi quartetti per archi di Beethoven. Impiegherà tre anni per dare forma compiuta alle immagini interiori, in un libro dove la danza della vita non sia mera rappresentazione. Ci sono davvero personaggi di cui ascoltare la storia? O sono
piuttosto atomi di vita? Fotoni sarebbe più corretto, particelle e onde insieme, onde di probabilità, tendenze ad accadere.
Forse può darsi che, pur cambiando, pur leggendo uno dietro l’altro così rapidi, così rapidi, abbiamo – noi esseri umani – una qualche successione e continuità, e che la luce ci attraversi. Ma cos’è la luce ? (Gennaio 1929)
"È lo splendore del mondo” avrebbe risposto Simone Weil. Dello
splendore della natura naturans
Virginia Woolf ha forgiato una partitura, restituendola in una lingua sublime e
permettendoci il privilegio di un punto di vista eccezionale, ascoltare,
dall’eternità, il pulsare della vita. Da quando il primo raggio dell’aurora
tocca la terra e illumina una storia che in quell’attimo prende vita, fino al
ritorno della storia nel grembo del tempo. Quanto viene narrato è sempre e
accade incessantemente perché, se il tempo è una dimensione, passato, presente
e futuro siamo noi a percepirli come distinti, non l’eternità dove la creazione
accade ogni istante.
Superata l’emozione iniziale, le prime parti in particolare irradiano una tale bellezza da lasciare stupefatti, leggetene dunque una al giorno, il buon consiglio è di Citati, oppure ritrovatevi insieme, in sei più una sedia vuota... Sedetevi in cerchio e ascoltatevi leggere fino a dimenticare quel che state facendo, chi siete, assecondando soltanto i flussi della partitura fino a poter assaporare, almeno per un po’, la bellezza di essere una semplice onda, senza tempo, senza fine.
(si consiglia l'ascolto del Quartetto in Mi bemolle maggiore Op. 127 di Ludvig Van Beethoven)
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