#CritiCOMICS: "Qui", il viaggio nel tempo secondo Richard McGuire


Qui
di Richard McGuire
Rizzoli Lizard, 2015

pp. 304
€ 25.00


Avete mai sognato di lacerare i confini temporali e sbirciare cosa è accaduto (o cosa accadrà) nel luogo in cui vivete oppure in un altro spazio, magari particolarmente suggestivo ai vostri occhi, in cui vi è capitato di transitare in un momento qualsiasi dell'esistenza? 
Vi siete mai chiesti se un luogo possa conservare memoria dei fatti e delle persone che vi si sono avvicendati nel corso di quella dimensione, la cui percezione umana è così imperfetta e soggettiva, che è il tempo? 
Se questi interrogativi si sono affacciati almeno una volta alle vostre menti, "Qui," uscito in Italia nel 2015 per Rizzoli Lizard, è il libro per voi. A metà strada tra graphic novel e libro d'arte, esso scardina completamente il modo di pensare ognuna delle categorie appena citate. Il suo autore, il poliedrico illustratore Richard McGuire, aveva già abbozzato la formula - che viene ampliata e formalmente rivisitata in questo volume - con le sue 36 vignette in bianco e nero uscite nel 1989 per "Raw", la storica rivista dedicata al fumetto curata da Art Spiegelman e Françoise Mouly. In questo prezioso antecedente si preannunciava l'idea che anima le 300 pagine a colori di "Qui": annullando completamente l'usuale diacronicità (la quale sopravvive, seppure in minima parte, anche ove vengano utilizzati arditi meccanismi prolettici e analettici) che permea l'arte sequenziale, McGuire accosta, sulla base dello stesso scenario e grazie a un sistema a finestre (pare venisse ispirato in questo da una delle prime versioni del sistema operativo Windows), personaggi, eventi e oggetti provenienti da istanti di epoche diverse. L'effetto è vertiginoso, a tratti inquietante: quale miglior modo, infatti, per mostrare l'impermanenza a cui l'essere umano è destinato, la futilità delle azioni quotidiane di un essere vivente paragonate alla storia universale?
 
Le creature e le cose che appaiono nel luogo designato a essere la tavolozza di "Qui" (il salotto dell'infanzia di Richard McGuire) dialogano fra loro, pur provenendo da epoche primordiali, precedenti alla comparsa dell'uomo sulla terra, o da un futuro sconvolto dai cambiamenti climatici, dagli anni Cinquanta, dal "nostro" 2015  oppure dal 1800. Nell'arco delle stesse due pagine, ci viene proposta, ad esempio, una simultaneità tra il 50.000 a. C. Il 1996, il 1959 e il 2222, simultaneità che istintivamente il nostro pensiero respinge, essendo costituzionalmente e culturalmente ancorati alla possibilità d'intravvedere una possibilità di rilevanza delle nostre vite rispetto alla realtà-cornice che le comprende, di sfuggire alla morte.
Lo stile con cui l'autore ci propone quest'idea è raffinatissimo: dal ritmo cromatico con cui le varie finestre si rapportano allo sfondo alla cura nella disposizione spaziale degli elementi dentro e al di fuori di esso (il linguaggio dell'analogia non è fondamentale solo a livello contenutistico ma anche formale), sino allo studio della luce che diviene - più delle suppellettili, della carta da parati o dei vestiti dei personaggi - elemento caratterizzante di ogni momento storico, in un'opera grafica che palesemente omaggia Edward Hopper nello stile. C'è di più: l'illustratore sceglie attentamente cosa mostrare e cosa tacere, giocando con l'ampiezza delle vignette che mette in scena, allo scopo di creare tensione narrativa e un diverso coinvolgimento da parte di chi guarda. Infatti, pur trattandosi di un' opera circolare – l'immagine di apertura e quella di chiusura appartengono al 1957, anno di nascita di McGuire- essa gioca col lettore, spingendolo a una fruizione attiva dei suoi contenuti: chi ha la fortuna di trovarsi questo libro fra le mani sarà spinto a sfogliarlo andando avanti e indietro per ritrovare i personaggi e recuperare il continuum di un'azione o di un dialogo, andando a caccia dello stesso riquadro temporale, oppure d'indovinare connessioni tra eventi di epoche prossime tra loro, alla ricerca di un fil rouge che li unisca. L'autore stuzzica costantemente la capacità mnemonica, istiga la tentazione – umanissima- di rintracciare una linearità cronologica, un effetto che necessariamente segua una causa.  L'altra ricerca che viene deliberatamente offerta al lettore riguarda le analogie: frammenti di conversazione, suoni, oggetti, azioni appartenenti a ere lontane fra loro sono disseminati di richiami e affinità, in un puzzle che ci fa ragionare sulla possibilità che due "zone" differenti del tempo possano flettersi fino ad andare una incontro all'altra, fino a toccarsi.
Un'ulteriore idea viene però più ottimisticamente suggerita a chi viaggia in "Qui" ed è quella di una rivalutazione degli istanti che compongono una vita, o una memoria, spesso divisi dalle nostre coscienze tra grandi traguardi e momenti insignificanti. Tra le sue pagine un accadimento apparentemente senza importanza appare come unico indizio per mettere assieme i tasselli del puzzle e indovinare (o meglio immaginare) le parti della storia che lo comprendono: chi è la persona che entra nella stanza senza ricordarsi cos'è venuta a fare? Cosa ha dimenticato? Perché si trova lì? Da quanto ci vive? Perché? 
Oppure: quali sono i rapporti tra queste due persone che parlano? A cosa si riferiscono? Quali sono le cose a cui tengono? Si vogliono bene? 
Forse il valore di questo volume risiede anche nel fatto che vi è contenuto lo spunto per ripartire dai momenti futili delle nostre esistenze, quelli a cui normalmente non prestiamo alcuna attenzione, e chiederci come ci definiscono, cosa dicono di noi – e se siano quindi così indiscutibilmente futili – ricostruendo così come si situino nel limitato arco temporale delle nostre vite.

Nike Gagliardi