di Francesco Guccini
Mondadori, 2015
pp. 147
€ 15 (cartaceo)
Questi racconti, come le foto di un tempo, vogliono parlare di persone che sono passate, che ci sono state, che hanno il diritto di essere ricordate.
Viaggiare nel tempo e raccontare: due cose che Guccini sa fare benissimo, e ci ha abituati a leggerlo non solo come cantautore, ma anche come giallista e, più recentemente, come narratore del tempo che fu. Chi, ad esempio, non ha mai almeno sfogliato il suo Dizionario delle cose perdute? Ed ecco che questa raccoltina di racconti porta in meno di centocinquanta pagine a un passato completamente andato, di cui si mantiene la memoria. A volte, a stento anche quella, ed è Guccini stesso ad ammetterlo con qualche "non ricordo più il nome" e similia.
Dunque, dove sta il fascino di questa piccola raccolta? Nel sapore di cose andate, nel tempo che si dilata quando si va dal sarto solo per raccontare di una battuta di caccia particolarmente fortunata, o quando si percorre un lunghissimo cammino in pendenza pur di sposarsi e festeggiare nel modo semplice di una volta. Troviamo il cicaleccio dei compaesani a un funerale, dove si è andati solo perché è tradizione partecipare; e un po' di inquietudine quando incontriamo dei... fantasmi, che partecipano con levità e delicatezza alla vita quotidiana. Ci sono personaggi considerati "matti", solo perché fuori dall'ordinario (e invece assurdamente poetici), ma anche incontri ben più realistici sulla strada della vita.
Non accade niente di epocale, né ci sono rivelazioni sconvolgenti: è tutta l'atmosfera a piacere, per un Guccini che è sempre narratore, anche quando non ha la musica in sottofondo.
GMGhioni
Per chi si fosse perso l'ospitata "storica" di Guccini a Deejay Chiama Italia, ecco il link
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