di Raquel Robles
Guanda, 2016
pp. 160
€ 15 (cartaceo)
«Perché ci succede tutto questo?» Non sapevo cosa rispondergli, ma gli promisi che prima o poi sarebbe finito. Non so se mi credette, anche se lui mi credeva sempre. Forse mi mancò un po' di convinzione. (p. 136)
Argentina, anni Settanta. Ai due fratellini protagonisti, "piccoli combattenti", è successo Il Peggio: i genitori sono tra le vittime della Rivoluzione, ma nessuno ha il coraggio di ammettere che la loro lunga sparizione non lascia più speranza. Molto meglio armarsi e imparare a combattere, ma sempre di nascosto dalle attenzioni stravaganti e autoritarie delle due nonne (diversissime tra loro, ma coalizzate in fatto di educazione) e degli zii.
Cosa può fare un esercito di... due bambini? Innanzitutto, immaginare: un'evoluzione positiva della Rivoluzione, una svolta finalmente e forse il ritorno di mamma e papà («Servendosi delle mie invenzioni, nessuna Rivoluzione al mondo sarebbe stata sconfitta», p. 58). Ma anche la nostalgia e la mancanza vengono ammesse timidamente, più con pianti rabbiosi che con malinconia. D'altra parte, tutti cercano di andare avanti, di stare vicini a questi piccoli orfani che si fanno sempre più forza a vicenda, in una simbiosi che non smetterà di intenerire e, a tratti, divertire il lettore. Le trovate per appoggiare la Rivoluzione sono, infatti, fantasiose e inaspettate, come l'ingenua fiducia nella propria utilità alla società argentina.
Leggendo Piccoli combattenti, è impossibile non sentirsi coinvolti nella lotta quotidiana contro e, al tempo stesso, a favore del ricordo. Mamma e papà tornano nelle esperienze, nei giochi, ma anche negli oggetti quotidiani di quella casa che i bambini non hanno mai visto, perché in fondo
i ricordi sono carogne, fanno quello che vogliono. Quando vuoi ricordarti qualcosa, magari ti sforzi tutta la notte e non succede niente, poi invece quando stai facendo qualunque altra cosa, zac, ne arriva uno ed è come se uno sconosciuto ti tirasse un cazzotto in mezzo alla strada senza nessun motivo. Anche se ti alleni a lungo tutti i giorni, non serve a niente. (p. 75)
E lo sa bene un'amica di famiglia, l'unica che ha il coraggio di affrontare direttamente l'argomento e di lasciare che i bambini di sfoghino. Forse lei lo sa: solo così potranno avvicinarsi da soli alla verità, passo dopo passo, per ricominciare a vivere, senza continuare ad attendere un ritorno che, a tutti gli effetti, è impossibile.
Di pagina in pagina, tra parenti e nuove case, viaggi e giochi improvvisati, il lettore seguirà il cammino dolceamaro tra presente e passato di due piccoli combattenti, che ogni giorno affrontano la prova più dura: accettare un po' di più la realtà e ricavarsi un loro piccolo posto nel mondo.
GMGhioni
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