Il vento tra i salici
di Kenneth Grahame
BUR, 2013
pp. 291
€10,00
“sento l’acqua del lago
sciabordare lieve sulla riva
mentre sono per la via o
lungo grigi marciapiedi
la sento nell’intimità più
profonda del cuore”
(W. B. Yeats)
Non c’è libro migliore di questo per festeggiare l’arrivo della primavera.
Un esemplare di specie rara il cui destino è di abitare quel limbo, destinato
alle opere capaci di donare gioia a fanciulli e adulti, che il tempo si rifiuta
di scalfire. Sebbene la storia della letteratura per l’infanzia, non a torto,
lo abbia posto nell’olimpo, una volta aperto, più che dalle teorie critiche,
cerchiamo di farci guidare dalla bellezza che incontriamo.
Come per altri capolavori del genere anche questo nasce dal rapporto
diretto tra l’autore e un bambino. All’origine ci sono alcune storielle narrate
prima del sonno da un padre a suo figlio, inviategli in seguito sotto forma di
lettere, durante i suoi viaggi di lavoro. Saranno
proprio queste a diventare nel 1908 la prima edizione de “Il Vento tra i
salici”. L’invito a delibare la versione originale è d’obbligo, per godere
appieno della bellezza della lingua scoprendo echi di Keats, Shelley,
Wordsworth e Shakespeare, magari attraverso queste due splendide edizioni, illustrate e
annotate.
Coetaneo di James Matthew Barrie e Robert Louis Stevenson, nato nel
1859, anno di pubblicazione de “L’origine della specie” di Charles Darwin,
Kenneth Grahame è uno dei protagonisti dell’età d’oro della letteratura per
l’infanzia. Un gentiluomo dall’animo nobile, amante della natura e della
poesia, la cui vita, pur segnata da eventi infelici, su tutti il rapporto con
il suo unico figlio tragicamente perduto ancora giovane, non smise mai di
onorare, lasciandoci in dono opere preziose. Testimone dei radicali cambiamenti
della società inglese del suo tempo, preferì contemplare lo spirito della
bellezza, in fuga dalla sua terra, dalla quiete rurale, decidendo, al culmine di
una carriera come alto funzionario della Banca d’Inghilterra, di ritirarsi
nell’amata campagna del Berkshire.
Se una casa lontano dalla città ci ha visto crescere, e i nostri
ricordi sono intessuti di avventure campestri, non avremo difficoltà ad entrare
nel mondo che il libro ci rivela. Al contrario, la meraviglia di cui è
disseminato sarà un richiamo irresistibile per incontrare al più presto un
luogo lontano dai grigi marciapiedi… Magari un bosco… Dove la vita piccola tutt’intorno a noi, di cui
raramente ci accorgiamo, non tarderà a rivelarsi, così come il suono di tutte
le creature che tenacemente conducono la loro vita. Se saremo fortunati,
incontreremo lontani parenti dei meravigliosi protagonisti del libro… Un topo
d’acqua coraggioso e leale, il cantore del gruppo creatore di poesiole e
canzoncine. Una talpa dall’animo sensibile, in cerca della sua strada tra
l’amore per le tradizioni e quello per l’avventura. Un rospo vanitoso che
incarna quella fase della fanciullezza dove regna il desiderio di possesso di
ogni novità. Un Tasso burbero, dolce, signorile e saggio, in cui si rispecchia
il carattere dell’autore.
Le storie che vedono protagonisti gli animali sono antiche quanto
l’origine stessa della narrazione. Pensiamo alla novellistica indiana, araba e
alla favolistica greca naturalmente. Grahame, gran conoscitore di quest’ultima,
ha dato vita ad un’opera senza tempo, forgiando non una trasposizione esopica
calata nell’atmosfera rurale inglese ma un’epica in miniatura dove ogni
creatura, dietro vizi e vezzi di un’epoca trascorsa, rivela un carattere
universale.
La bellezza del libro risiede nell’amore per la vita e la felicità di
esistere restituita da una prosa poetica di sublime musicalità. E’ richiesta
tutta la nostra attenzione per udire, lettura dopo lettura, i moti che animano
l’opera. Se i protagonisti sono creature del mondo animale, la natura
tutt’intorno, il vento e il fiume innanzitutto, ha molto da rivelare. Il primo
è pura gioia sonora, naturale o magica come quella che ammanta il capitolo più
celebre del libro, “Il pifferaio alle soglie dell’alba”. Il fiume è corrente
delle storie e della vita cui è impossibile sottrarsi.
Incantati dal ritmo, scorgiamo la sapiente costruzione dei personaggi,
a partire dalla peculiare dote sensoriale di ciascun animale, un contrappunto dal ruolo importante nelle storie narrate. L’ideale prima parte del
libro dedica un capitolo a ognuno dei cinque sensi, rivelatori del rapporto dei
personaggi non solo con il mondo circostante ma soprattutto con quello
interiore, come nello splendido “Dulce domum” dedicato, ad esempio, alla
relazione tra olfatto e memoria.
Pagina dopo pagina vivremo anche noi, insieme ai piccoli eroi, gite in
barca, picnic vittoriani, avventure in luoghi selvaggi e gesta eroiche in nome
dell’autentica amicizia. Se a malincuore, una volta giunti alla fine del
viaggio, poseremo il libro, qualunque sia la nostra età avremo la certezza,
come tutti i suoi fedeli lettori da più di cento anni, di aver trovato un’opera che ci
accoglierà con gioia rinnovata presso la riva del fiume, ogni volta che lo
desidereremo…
(Si consiglia l'ascolto di Claude Debussy - Prélude à l'Après-midi d'un faune)