Molte delle figure paterne che la letteratura ci ha regalato
sono appena abbozzate, sfocate figure sullo sfondo delle vicende dei
protagonisti: penso al padre delle sorelle March, in Piccole Donne, o al signor
Rochester, l’amore di Jane Eyre e il padre adottivo assente di Adèle. Eppure,
entrambi questi padri sono amati, venerati, dalle loro figlie. Forse perché
quel legame che si crea tra il genitore e le figlie femmine è di un tipo così
forte, radicato e primitivo che non può non trovare posto anche nei grandi
classici letterari.
Di recente ho letto “Storia di una ladra di libri” di MarkusZusak e la figura di Hans Hubermann, padre adottivo della piccola Liesel, mi ha
commosso fin nel profondo. Per descriverlo, anche la Morte, voce narrante del
romanzo ambientato in Germania durante il secondo conflitto mondiale, sceglie
parole delicate:
La maggior parte della gente non notava Hans Hubermann. Lo considerava una persona insignificante. Certo, la sua abilità di decoratore era eccellente. Il suo talento musicale era superiore alla media. In qualche modo però, e senza dubbio avrai incontrato altri individui come lui, aveva la capacità di restare sullo sfondo persino se era il primo di una fila. Era lì. Ma non lo si notava. (…) Tuttavia, il suo aspetto insignificante induceva in errore. In lui c’era indiscutibilmente del valore, che non sfuggì a Liesel Meminger (talvolta nella specie umana il bambino è decisamente più acuto dell’adulto). (…) Liesel notò la singolarità degli occhi del suo padre adottivo. Erano fatti di bontà e d’argento. Di un argento soffice e liquido. Osservando quegli occhi Liesel comprese che Hans Hubermann valeva molto.
Un padre è un uomo con gli occhi fatti di «bontà e d’argento
soffice». Hans Hubermann è un uomo dal carattere chiuso, riservato, ritroso. Ma
è un uomo dagli occhi buoni. È lui a insegnare a Liesel tutto ciò che conta
nella vita: con lui impara a leggere i libri, grazie alle lezioni notturne sul
Manuale del Necroforo; ed è sempre grazie a lui che la ragazzina si avvicina a
quelle grandi e rare qualità umane che sono la sensibilità e la solidarietà:
Si alzarono entrambi e andarono in cucina, e attraverso la finestra appannata e gelata videro strisce di luce rosea sui cumuli di neve dei tetti della Himmelstrasse.«Guarda che colori» disse Papà. Difficile non amare un uomo che non soltanto nota i colori, ma ne parla.Quando il pane passò da una mano all’altra l’ebreo si lasciò scivolare a terra, cadendo sulle ginocchia, e abbracciò gli stinchi di Papà. Vi affondò il viso, per ringraziarlo. Liesel guardava. Con gli occhi pieni di lacrime vide l’uomo scivolare ancora più giù, spingendo indietro Papà per piangere fra le sue caviglie. Passavano frattanto altri ebrei, guardando tutti quel piccolo, futile miracolo.
Il mio contributo per questo 19 marzo, dunque, è dedicato a
tutti gli Hans Hubermann del mondo, papà, o meglio babbi, delicati come fiori e solidi come montagne.
Pillole d'autore su Storia di una ladra di libri di Markus Zusak:
Barbara Merendoni
Social Network