Le difficoltà dell'essere figli e dell'essere padri:
"L'invenzione della solitudine" di Paul Auster come lettura consigliata per la festa del papà.
Paul Auster, L'invenzione della solitudine
Einaudi, 2005
“Quando muore il padre, scrive, il figlio diviene padre e figlio di se stesso. Guardando suo figlio si rivede nel volto del bambino. Immagina ciò che vede il bambino quando lo guarda, e si accorge di trasformarsi nel padre di se stesso. Inspiegabilmente la sensazione lo commuove: non soltanto la vista del bambino, e nemmeno il pensiero di vivere in suo padre, ma quanto nel bambino rivede del suo passato scomparso. È forse nostalgia della sua vita ciò che sente, un ricordo dell'infanzia, da figlio di suo padre. Allora si ritrova incomprensibilmente a tremare di gioia e sofferenza, se ciò è possibile, come se procedesse insieme avanti e indietro, nel futuro e nel passato.”
Leggere “L'invenzione della solitudine” significa accostarsi a un Auster inedito, lontano dal narratore di “Trilogia di New York” o dall'Auster saggista e traduttore (ma di cui sono inevitabilmente presenti le tracce), che regala ai lettori uno scorcio dello sfumato paesaggio della propria esistenza. Significa soprattutto inabissarsi in una riflessione sulla paternità: nella prima parte, “Ritratto di un uomo invisibile”, lo scrittore si trova, all'indomani della morte del padre, a rimettere insieme i frammenti che rivelano il ritratto di un uomo scostante, a districare le trame della memoria, a cercare di svelare il mistero di un genitore avvertito come alieno, distaccato dal mondo emozionale e intellettuale del figlio.
Inevitabilmente la riflessione sul difficile rapporto “padre - figlio” porta l'autore a porre l'accento sulla propria identità di papà del piccolo Daniel, materia che anima la seconda parte dello scritto: “Il libro della memoria”.
La mano del Caso guida la narrazione per mezzo di un puzzle di coincidenze, analogie, ritrovamenti fortuiti che divengono strumenti e fertili spunti d'indagine per il racconto di una relazione non pacificata col ruolo paterno. A metà tra riflessione commossa e continua messa in discussione dei vincoli familiari, “L'invenzione della solitudine” parla al lettore di distanze che è possibile colmare solo sino a un certo punto. L'autobiografia, il viaggio introspettivo, con l'approccio metaletterario tipico di Auster, si muove anche attraverso i sentieri della storia della letteratura, andando alla ricerca delle immagini e delle parole che, dalla notte dei tempi sino a oggi, hanno evocato in maniera più incisiva la liaison padre-figlio e le problematiche che lo attraversano.
Un libro per tutti ma consigliato soprattutto agli animi irrequieti, a coloro per cui i legami familiari non hanno mai rappresentato qualcosa di scontato ma costituiscono invece un enigma da risolvere giorno dopo giorno, per tutta la vita.