"Così in America quando il sole va giù e io siedo sul vecchio diroccato molo sul fiume a guardare i lunghi, lunghissimi cieli sopra il New Jersey e avverto tutta quella terra nuda che si svolge in un'unica incredibile enorme massa fino alla Costa Occidentale, e tutta quella strada che va, tutta la gente che sogna nell'immensità di essa, e so che nello Iowa a quell'ora i bambini stanno certo piangendo nella terra in cui lasciano piangere i bambini, e che stanotte usciranno le stelle, e non sapete che Dio è l'Orsa Maggiore?, e la stella della sera deve star tramontando e spargendo il suo fioco scintillio sulla prateria, il che avviene proprio prima dell'arrivo della notte completa che benedice la terra, oscura tutti i fiumi, avvolge i picchi e rimbocca le ultime spiagge, e nessuno, nessuno sa quel che succederà di nessun altro se non il desolato stillicidio del diventar vecchi, allora penso a Dean Moriarty, penso persino al vecchio Dean Moriarty, il padre che mai trovammo, penso a Dean Moriarty".
Finisce così il libro più folle, più vero e atroce del Novecento, un grido barbarico di speranza e dolore - in parti uguali e in egual misura insostenibili - più che il 'manifesto' di uno stile di vita. La stella polare che 'guida' le scorribande senza meta di Sal e Dean e di tutta la combriccola di pazzi, santi, eretici e farabutti che traboccano in questo romanzo, il senso del viaggio, di ogni viaggio - ci ricorda Keroauc - è quella ricerca, inesausta e inesauribile, del volto del Padre; "il padre che mai trovammo" e di cui abbiamo sempre nostalgia. Anche questo padre festeggiamo oggi.
Pietro Russo