La notte del lupo
di Sebastiano
Vassalli
Baldini&Castoldi, 2015
pp. 197
€ 12,00
€ 12,00
Con
La notte del lupo, Sebastiano
Vassalli si inserisce nel solco assai frequentato delle riscritture della
storia evangelica. Yoshua Ha-Nozri, Lo Straniero, è un uomo piccolo e scuro
dalla voce straordinaria, uno dei tanti profeti che si aggirano per le strade
della Galilea (“‘Ancora un Messia!’, esclamava la gente. ‘Sono matti!’”, p.
14). Giuda di Quériot, zelante della Legge e assassino, è stato incaricato di
ucciderlo, ma finisce per tradire la propria missione e aggiungersi al novero
dei discepoli. In una notte drammatica e terribile, quella a cui fa riferimento
il titolo, viene svelata la connessione superiore e indissolubile tra i due:
“Siamo le due superfici di un unico oggetto, i due aspetti indivisibili di una
sola realtà. La luce e il buio, il dolce e l’amaro, il semplice e il contorto…
Te ne renderai conto vivendo” (p. 159).
Fino a qui dunque niente di nuovo: la
necessità di Giuda per il compimento della missione salvifica di Gesù è un tema
delicato, affrontato da esegeti, biblisti e letterati in modo sicuramente molto
più preciso e adeguato di quanto non riesca a fare Vassalli in questo romanzo,
che non è certo tra i suoi più riusciti. L’efficacia e la forza dell’opera,
allora, si devono cercare altrove: nella delicatezza lirica con cui vengono descritti
certi scorci della Palestina in primavera, nello sguardo introspettivo sui
personaggi e le loro motivazioni, nel coraggio di far prevalere in Yoshua la
dimensione umana su quella divina. Non c’è spazio per la trascendenza, ne La notte del lupo. Piuttosto per il
sovvertimento del tempo e dello spazio, per il rovesciamento drastico delle
convenzioni, per la formulazione di una tesi forte che non può che sconvolgere
il credente non illuminato (o non tollerante).
Agli spiriti sensibili, a coloro
che non accettano l’idea di una desacralizzazione delle figure evangeliche, si
sconsiglia vivamente la lettura di questo volume. A Vassalli non interessa che
Gesù fosse veramente o meno il figlio di Dio, eppure ne è affascinato,
costruisce il suo personaggio con amore, fa in modo di renderlo credibile e
subito caro al lettore. Il suo Yoshua appare un ingenuo e un idealista, vittima
di dinamiche politiche che lo sovrastano e che lui non ha la benché minima
possibilità di controllare. Durissime, in tal senso, le parole di Pilato, che
pure spalancano un abisso di senso sulla vita del personaggio, aggiungendo un
punto non irrilevante all’elenco delle Beatitudini: “Beato te, Re dei coglioni,
[…] che non sai niente del mondo, non hai mai visto niente e te ne stai lì
senza aprire bocca, con la testa piena di stupidaggini… La verità! Soltanto un
ebreo, e pazzo per giunta, può parlare di verità a un passo dalla croce!” (p.
114).
Nella follia, nel sogno, nell’utopia si nasconde il significato profondo
del romanzo, nonché del messaggio evangelico: è proprio alla luce
dell’irrazionale e dell’impossibile perpetuamente inseguiti che si può e deve
leggere l’esistenza di Gesù Cristo e dei suoi discepoli. Per questo Vassalli fa
di Giuda un’idea, un concetto, più che una figura in carne ed ossa: Giuda non è
più il traditore, ma colui che attraversa la storia del mondo per ricordare la
verità inconcepibile, inaccettabile, eppure meravigliosa, tramandata dal Messia.
E per rivelare in extremis la
sconcertante, polemica posizione dell’autore stesso:
“Se il maestro fosse stato vivo, non
avrebbe permesso che dalle sue parole si facesse nascere una nuova religione!
Lui era venuto sulla terra per ristabilire un rapporto diretto tra Dio e gli
uomini e per mostrare quanto erano false le religioni fatte di edifici, di
preti e di animali scannati; ma i suoi discepoli hanno poi costruito, nel suo
nome, un Tempio ancora più grande e mostruoso di quello di Gerusalemme” (pp.
180-181).
Su La
notte del lupo non è possibile formulare un giudizio univoco. Il testo è
problematico, per la tematica affrontata quanto per scelte narrative non sempre
pienamente convincenti. Eppure può costituire il punto di partenza per
riflessioni importanti, occupare mente e spirito di chi ritenga che la fede
sincera non risiede nell’assenza del dubbio, ma nel suo attraversamento.
Carolina
Pernigo
CriticaLetteraria, nel 2010, è stata ad ascoltare un'interessante presentazione dell'autore. Per leggerne la cronaca, cliccate qui.