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Veronica è mia: quando l'eros diventa pornografia dell'anima

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Veronica è mia
di Giulia Mastrantoni
Panesi Edizioni, Genova, gennaio 2016

pp. 57
1,99 euro (solo formato ebook)



Veronica è mia, primo romanzo di Giulia Mastrantoni, è la storia di un amore non corrisposto in quella terra di deserto e sete che è spesso l’adolescenza; è la storia di un sentimento puro e sensuale allo stesso tempo, quello di Veronica per Max, il suo primo ragazzo, il giovane uomo con cui perde la verginità e che ripaga il suo forte sentimento con indifferenza e sporadici incontri di mero sesso.
Veronica è giovane, molto giovane, e la delusione per quel primo rapporto sessuale consumato nell’indifferenza e nel frettoloso egoismo di ragazzo affamato di solo sesso, la segna nel profondo. Con tutta la sensibilità tipica di una giovane donna in un’età così delicata, Veronica inizia un percorso di spasmodica ricerca del piacere sessuale, illudendosi che insieme a quello, che le richiama alla mente gli incontri con Max, troverà anche qualcosa di più prezioso, una parte di sé innocente e fiduciosa che ha donato senza riserve e che le è stata sottratta per sempre.

Veronica è mia è un racconto lungo, parabola di una giovane ragazza che diventa donna, attraversando il dolore acuto di un amore non corrisposto e calpestando per esso la propria dignità.
Veronica è mia è un romanzo intero, concentrato in appena 57 pagine, che ha le lunghe riflessioni interiori tipiche del romanzo psicologico e la carica di sensualità del racconto erotico.
Una sensualità che ti entra sotto pelle perché vera, presente, non stereotipata, ben lontana dalla farcitura di luoghi comuni che siamo abituati a trovare in questo genere letterario e che è recentemente culminata nelle Cinquanta sfumature di E.L. James (qui trovate la recensione a Cinquanta sfumature di grigio di Gloria Ghioni).
La descrizione degli amplessi tra Veronica e Max, e poi di quelli di Veronica con centinaia di altri uomini, è diretta e realistica. Non c’è il susseguirsi di vocali e ridicolo sgomento di Anastasia davanti alle dubbie doti sessuali di Christian Grey. Non c’è traccia dello stereotipo dell’uomo forte e dominante e della donna sottomessa e remissiva.
C’è, invece, una perfetta, quasi scientifica, geografia di corpi; c’è la semplice dimostrazione di un godimento, tra due esseri alla pari, nessun accenno ridonante al dominio e nessuna sottomissione inutile.
Giulia Mastrantoni ci descrive una sete di sesso che, in Veronica, è sete di calore, sete di amore e di condivisione, e lo fa alternando alle scene di sesso lunghe riflessioni della protagonista, che illuminano quelle zone d’ombra che costituiscono le cause di molti dei nostri comportamenti effettuali, e che spesso restano celate, anche alla nostra coscienza.
Veronica è mia è, come dice la stessa autrice, «pornografia dell’anima».
«In silenzio, lui la attirò a sé fino a sentire il pungente formicolio dei capelli di Veronica sul suo petto, e la tenne abbracciata così per tutta la notte. Veronica si rilassò. Iniziò a sentirsi una persona. Le braccia di lui erano così immobili, il suo corpo così caldo, la sua presa ferma. Pensò che era così che doveva essere, così che avrebbe dovuto svolgersi ogni notte d’amore. Avrebbe dovuto concludersi sempre con dolcezza e con una giusta dose di rassicurazione.»
Alla fine, Veronica saprà rialzarsi, scrollarsi di dosso la meccanica fredda della pornografia, per riscoprire se stessa e il valore della propria individualità.
«…sarebbe diventata la donna che voleva diventare. Era troppo piena di sogni, di buoni propositi e di amore per potersi sprecare così; non voleva rovinare se stessa per un uomo. Nessuno aveva il diritto di farla diventare una persona infima. Era pronta a convivere con il pensiero di lui e a diventare una donna.»



Barbara Merendoni