La primavera che arriva nella Bergamo di Elena |
I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino. Eran d’intorno violette e gigli fra l’erba verde, e vaghi fior novelli azzurri gialli candidi e vermigli: ond’io porsi la mano a côr di quelli per adornar e’ mie’ biondi capelli e cinger di grillanda el vago crino. Ma poi ch’i’ ebbi pien di fiori un lembo, vidi le rose e non pur d’un colore: io colsi allor per empir tutto el grembo, perch’era sì soave il loro odore che tutto mi senti’ destar el core di dolce voglia e d’un piacer divino. I’ posi mente: quelle rose allora mai non vi potre’ dir quant’eran belle: quale scoppiava della boccia ancora; qual’eron un po’ passe e qual novelle. Amor mi disse allor: «Va’, co’ di quelle che più vedi fiorite in sullo spino». Quando la rosa ogni suo’ foglia spande, quando è più bella, quando è più gradita, allora è buona a mettere in ghirlande, prima che sua bellezza sia fuggita: sicché fanciulle, mentre è più fiorita, cogliàn la bella rosa del giardino.
Angelo Poliziano
In un attimo è
primavera: i fiori variopinti sbocciano, l'erba verde è macchiata di
piccole viole selvatiche, un profumo dolce inebria l'aria, le api
ronzano e gli uccelli cantano. Aggiungeteci, magari, il lontano
rumore di una piccola cascatella e, ovviamente una donna bionda e
angelica. Avete d'innanzi a voi un locus amoenus, ovvero,
un paesaggio assolutamente conciliante, piacevole, ideale. Lontano
anni luce dal caos, dal rumore frenetico della città, dove l'uomo
può dedicarsi alle cose belle della vita: l'amore e la poesia. O la
poesia d'amore.
La
letteratura occidentale, anche la più antica, è costellata di
luoghi incantati di eterna primavera: alcuni paesaggi delle
Bucoliche, il bosco delle chiare, fresche et dolci acque
Petrarchesche ma anche la stessa
villa fiesolana del Decameron.
La
lirica qui sopra è di Angelo Poliziano, uno dei principali poeti del
nostro Umanesimo. Ci parla di un prato meraviglioso, pieno di fiori
appena sbocciati, colorati e dolcissimi, perfetti per adornare il
viso della sua amata. E tra tutti i fiori spiccano le rose, divine.
Alcune sono novelle, altre
invece già quasi appassite: così è la bellezza della donna,
qualcosa di ineffabile e a tratti inafferrabile, che esplode nel suo
splendore e subito dopo appassisce. Per questa ragione l'autore ci dà
un consiglio: cogliete la rosa finchè è in fiore. Un carpe
diem perfetto per celebrare il
primo giorno di primavera.
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