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Splendi come puoi: è un imperativo. Fallo, splendi, anche quando tutto sembra tremendo e impossibile. Un titolo bellissimo, che Sara Rattaro aveva in mente già da un po', parafrasando le parole di Pasolini: Ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece.
Splendi
come puoi è uscito ieri per Garzanti (leggi qui la recensione).
Proprio oggi abbiamo incontrato l'autrice genovese a Milano, in
quella che sembrava più essere una merenda tra amiche in compagnia
una trentina di donne di ogni età attorno a un bel tavolo di legno
imbandito di focaccia di Recco. Sara si è mostrata da subito in
confidenza e quasi non riusciva a smettere di parlare del suo nuovo
romanzo, ma soprattutto della sua nuova protagonista, Emma,
alla quale è molto affezionata. Anche nella realtà, perchè la
storia di Emma è una storia vera, e il romanzo si situa
molto vicino alla testimonianza.
Sara
racconta la genesi del suo romanzo. Nel
2013 è in giro per l'Italia a promuovere “Non volare via” e una
signora le si avvicina dicendole che ha una storia da
raccontare: la sua. “Sono stata sequestrata da mio
marito per sei anni”. È un macigno, ma bisogna tornare
indietro agli anni 90. Anni dei quali il libro fornisce un
sincero spaccato.
Emma,
così si chiama la protagonista, è giovane, intelligente, bella,
creativa, all'avanguardia. Si è innamorata, ma di un uomo che non
poteva immaginare tale. Marco, che l'ha conquistata con il suo
fascino, nasconde infatti un lato tetro, che tenderà a peggiorare
sempre più. Marco è un uomo solo, cresciuto in una famiglia
anaffettiva, dove conta solo l'apparenza e l'onore. Marco è un uomo
malato, ma la diagnosi arriva troppo tardi. Arriva quando Emma ha
dovuto sopportare anni di violenza, botte, abusi. Anni in cui le è
stato negato tutto: il lavoro, le amicizie, la famiglia. Persino
guardare fuori dalla finestra. È stata accondiscendente, ha cercato
di tamponare una situazione sempre più tremenda, di sopportare. Fino
a quando non ha più retto. Ed è tornata a vivere, a splendere, con
un'estrema dose di coraggio, scaturita chissà da dove. Ha deciso di
dir basta al dolore, facendo ricoverare suo marito, per salvarsi la
vita, la sua e quella di loro figlia Martina, nata in mezzo a
tutto ciò. La piccola Martina è stata sin dal momento della sua
nascita l'unica ragione per cui valesse la pena continuare ad andare
avanti e voltare pagina in una vita che non poteva nemmeno essere più
definita tale. Anno dopo anno Emma torna a respirare, a camminare con
le sue gambe, non senza difficoltà, ma con una tenacia e una forza
che solo chi ha toccato davvero il fondo può lasciare emergere.
Un
romanzo “pesante”, perchè lascia un peso da qualche parte nello
stomaco di chi lo legge: il peso di una storia che sembra assurda, ma
che invece è vera. Tragica, ma con un finale di speranza, un
messaggio di fiducia nella vita e nell'amore. Una storia fortissima,
che tocca un tema delicato: affrontare la violenza per
un'autrice donna, dice
Sara Rattaro, è doveroso.
Sara Rattaro con Elena Sizana |
Sara
Rattaro dice di aver aspettato un po' di tempo prima di mettersi a
scrivere, ha lasciato sedimentare
quella storia così densa, ma al momento giusto la
storia è scaturita lì di fronte a lei, pronta per essere stesa e
nel giro di un mese il libro era pronto. La
storia è stata più forte di lei. Il
suo obiettivo era uno: raccontare senza giudicare.
In un'Italia che spesso purtroppo fa fatica a parlare di violenza
sulle donne senza pregiudizi, la Rattaro ha voluto semplicemente
raccontare una storia vera, di violenza e dolore ma anche di
speranza, soprattutto, speranza di un cambiamento.
Educhiamo
i figli maschi ad avere paura delle proprie debolezze e le figlie
femmine a occuparsi di quelle debolezze. Bisogna
uscire da questo circolo vizioso e superare un problema che è anche
culturale.
Questo libro, la storia di Emma, può essere un primo passo. Proviamo
a farlo leggere ai nostri compagni, mariti, figli.