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Una metropolitana chiamata società: Il tempo del disincanto di Massimo Ilardi

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Il tempo del disincanto.
Per dimenticare il passato, rinnovare il futuro, vivere il presente
di Massimo Ilardi
Manifestolibri, 2016


pp. 132
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Il libro Il tempo del disincanto - Per dimenticare il passato, rinnovare il futuro, vivere il presente di Massimo Ilardi edito per Manifestolibri è uno di quei volumi che andrebbero sempre portati in borsa oppure nello zaino, specie se si vive o si è pendolari, studenti o lavoratori non fa differenza, in qualche grande città sparsa nel mondo (ancora meglio se italiana). Infatti questo studio è utile per comprendere meglio dove stia andando la società contemporanea. Massimo Ilardi  insegna Sociologia urbana nella Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno, Università di Camerino ed ha uno sguardo lucido, interpretando in modo, va detto abbastanza innovativo, determinate dinamiche sociali. Il luogo ideale per leggerlo è, possibilmente, tra una fermata e l'altra della metropolitana: in fondo questo è un libro eminentemente metropolitano, nel senso che è scritto, pensato e rivolto per essere "in mezzo alla città".

Il linguaggio è agile ma non banale e pur citando tutta una serie di studiosi e testi fondamentali per la Sociologia può essere letto anche da chi è digiuno di questa affascinante materia. Ilardi riesce, anche soltanto a partire dai titoli che dà ai suoi capitoli, ad indirizzare il lettore ad un'analisi il quanto più possibile, da un lato, approfondita, e dall'altro, innovativa della realtà che si dipana davanti.

Infatti uno dei grandi insegnamenti di questo libro è quello che per cercare di comprendere "dove stiamo andando" occorre innanzi tutto, magari banalmente ma non è così scontato che sia fatto su, diciamo così, larga scala, aprire gli occhi e osservare con attenzione la realtà che ci circonda. Torniamo ancora una volta sul "nostro" vagone della metropolitana. Che cosa possiamo osservare se apriamo per benino gli occhi? Una pletora molto variegata di persone innanzi tutto, segno che, nel bene e nel male, il missaggio tra le diverse classi sociali, almeno nelle metropoli contemporanee ed almeno in determinati orari è un qualcosa di tangibile: si va dall'uomo di affari in giacca e cravatta allo studente con i rasta, dal migrante economico con uno zaino stracolmo di oggetti di poco valore alla signora facoltosa impellicciata. In più, un altro dato che letteralmente balza tanto è evidente, è il fatto che quasi tutti non stanno guardando fuori dal finestrino, non si preoccupano di vedere dove stanno andando, ma sono tutti concentrati sugli schermi dei loro smartphone o dei loro tablet.

Questa generazione di "erranti digitali" è, secondo Ilardi, una delle componenti più evidenti della società contemporanea. Tanta è l'abitudine dei percorsi obbligati che, ad esempio, la metropolitana ci offre che non abbiamo più bisogno di preoccuparci dove stiamo andando od a che fermata siamo arrivati. L'abitudine regna sovrana e l'ansia dell'essere sempre e comunque connessi con altri, in maniera virtuale, è imperante. 

Ilardi arriva a queste conclusioni grazie ad un linguaggio piano, andrebbe definito elementare se non suonasse in modo quasi offensivo. In realtà Il tempo del disincanto è un volumetto importante, una specie di "Manuale delle Giovani Marmotte metropolitano" che ci conviene portare con noi. Va bene anche in ebook: leggendolo, magari appunto tra una fermata e l'altra della metro, capiremmo così sul serio "dove si va".