di Alessia Gazzola
Feltrinelli, maggio 2016
pp. 216
€ 15
Il nostro mondo sarebbe lo stesso se non fosse esistita Jane Austen? Viene proprio spontaneo chiederselo quando si finisce di leggere Non è la fine del mondo (ovvero La tenace stagista ovvero Una favola d'oggi) di Alessia Gazzola, edito per Feltrinelli. Già perché lungi dal voler essere una sorta di imitazione tout court della grande scrittrice inglese, le atmosfere, le suggestioni e l'iconografie (ed ideologie) da romanzo regencey regnano sovrani in questo libro. Ma non è l'unica nota che emerge con forza da Non è la fine del mondo: è anche un volume spiritoso, riflessivo e che costruisce un nuovo personaggio nell'immaginario femminile di Alessia Gazzola, una delle più prolifiche e di successo tra le scrittrici italiane. In mezzo ai glicini in fiore, tinte e tonalità incredibilmente varie e squisitezze della pasticcerie francese le "piccole" Jane Austen di trentanni crescono in un mondo tanto più grande di loro e per questo così affascinante.
Alessia Gazzola si può considerare senza troppe remore una scrittrice di culto in Italia. Infatti la serie dei suoi volumi con protagonista Alice, primo dei quali L'allieva del 2010 hanno riscosso un successo crescente tanto che prossimamente sulle avventure della "piccola indagatrice" sarà tratta anche una serie televisiva firmata Rai. Logico quindi che se Gazzola decide di cambiare personaggio e di porre al centro del suo universo letterario, almeno per questa avventura, una nuova protagonista la curiosità è grande. La nuova eroina di Gazzola è Emma De Tessent (un nome molto romantico ovviamente), una ragazza di trentanni sicura e decisa, stagista ormai da tempo immemore, preparatissima e grande stakanovista che dopo il naufragio di una relazione con un uomo sposato, ora si è un po' ritirata in se stessa e coltiva una vita fatta di piccole cose: le uscite con le adorate Nipoti, i biscotti "pieni di grassi, olio di palma e cioccolato" accompagnati da romanzi Harmony "un po' maliziosetti" e il sogno, non troppo celato, un giorno di poter andare a vivere quel "quel villino dei glicini" sotto casa.
Ma in questo microcosmo fatto di piccole cose e di sparuti ma basilari affetti (le nipotine appunto, poi la madre e la sorella) gli imprevisti sono dietro l'angolo. Gazzola riesce con il suo stile unico e particolare a rendere le "tempeste in un bicchiere d'acqua" con la stessa vivacità e realtà di un fatto davvero accaduto a livello personale. E dire che gli argomenti trattati in questo libro non sono così facili come forse si potrebbe supporre. Infatti Anna lavora in una casa di produzione cinematografica americana e sta portando avanti, più o meno in modo manifesto, una trattativa che potrebbe cambiargli la vita. Per una serie di concatenazioni del fato (nelle quali c'entra anche la sua famiglia) sta trattando i diritti cinematografici del capolavoro di uno degli scrittori contemporanei più importanti, ovvero Tessai (un italo-giapponese che ricorda un po' Murakami). Non è una vera e propria trattativa quanto una serie di incontri/dialoghi in cui la tenace stagista e il grande scrittore si scambiano vedute e impressioni sulle vicende del mondo. In queste occasioni si può ammirare l'arte di Gazzola per la frase perfetta, quella giusta ed ideale per essere poi citata più e più volte nelle occasioni disparate.
Questa vena per la frase perfetta la si può ritrovare anche nelle schermaglie dialettiche, venate sicuramente da qualcosa di più (sentimento? tensione erotica? gusto per stuzzicarsi?) che Anna intavola con il Produttore, ovvero il dott. Scalzi. Per tutto il libro lui ed Emma si parleranno sempre dandosi del lei, un tocco un po' retrò che ci fa comprendere meglio un'altra cosa. Avevamo detto che l'influenza di Jane Austen (e di Virginia Woolf occorre aggiungere) è molto forte in questo come in altri libri di Gazzola. Ciò è vero ma si può specificare come tale corrispondenza venga perfettamente rinnovata per il tempo presente. Infatti Anna è un personaggio assieme romantico e moderno, perché è mossa da pulsazioni molto intime e delicate verso le piccole cose della vita (il colore di un vestito, il sapore di un dolce ad esempio) ma poi è anche una ragazza emancipata, che si basta perché il suo sogno non è quello di avere a sé il migliore degli uomini possibili, bensì quello di realizzarsi come persona, sia dal punto di vista intellettuale che lavorativo.
Ecco allora che Non è la fine del mondo è un'utilissima guida per tutte le donne (e gli uomini) che vogliono poter apprezzare di gusto il colore "uovo d'anatra" di una parete ma al contempo non si vogliono lasciar metter i piedi in testa da quel collega raccomandato. La "dolce forza" di Gazzola è proprio questa: raccontarci un mondo molto simile alla giungla come quello della cinematografia e dello spettacolo in generale, ponendo però al centro di tutto un personaggio molto onesto, capace e delicato: un fiore profumato in mezzo all'asfalto che non cede alla bruttezza del mondo.
Anna in questo libro imparerà a rinnovarsi ripartendo dalla cosa che conosce meglio: se stessa.
Forse Anna non riuscirà mai a comprare quel villino con i glicini o forse sì. Ma l'importante sarà, dopo una giornata massacrante di lavoro, quando si rincasa alla sera stanchi ed intontiti di fermarsi un attimo a contemplare quel glicine in fiore vicino al solito parcheggio: la bellezza del mondo è sempre inaspettate, bisogna solo avere quel secondo di tempo in più per poterla ammirare. E così se magari non potremo, con uno schiocco di dita, divenire protagonisti di un romanzo regency, quantomeno acquisiremo un po' del magnetico fascino del signor Darcy.
Social Network