Foto di Gloria Ghioni |
Sarà che, se fosse per me, tutto si muoverebbe con la forza del pensiero e della creatività. Sarà che poi ti accorgi di quanto conti la vita pratica nella tua giornata, quando hai una casa a cui badare dopo il lavoro, e dopo le corse quotidiane ti trovi le bollette da aprire... Ecco, sarà per questo che pensando a una madre letteraria speciale, ho subito pensato ad Agnese, la mamma di Lucia Mondella.
Mi ha conquistata da subito, da quei suoi saggi e pragmatici tentativi di togliere i pulcini dalla stoppia che erano i due promessi sposi. Agnese è una donna pratica, abituata a cavarsela da sola. Come ogni madre vedova, ha sviluppato un senso di protezione forte nei confronti della figlia, talora eccessivo, come durante il primo colloquio con la Monaca di Monza. Gertrude, infatti, non mancherà di innervosirsi e zittire quella madre così presente (una qualità di madre, per intenderci, in cui la monaca non ha mai osato sperare).
E poi c'è un'altra caratteristica di Agnese che mi avvince molto: il suo non arrendersi mai, pur vedendo esattamente come funziona il mondo. Anche se è una donna semplice e non acculturata, infatti, la madre di Lucia è tutt'altro che ingenua: conosce il male, lo sa addirittura vedere in lontananza, perché ha tutta la saggezza esperienziale che manca alla figlia. Eppure, nonostante questo, non smette di sperare e di confidare - anche grazie alla fede - in un miglioramento delle cose. Dunque, nel suo ottimistico parlare per proverbi, Agnese è un esempio di forza, costanza e grande coerenza, che fa apprezzare la mamma tradizionale.
Un esempio di astuzia di Agnese, tratto dalla notte degli imbrogli e dei sotterfugi: la donna, approfittandosi della passione per i pettegolezzi di Perpetua, costruisce una bugia a fin di bene per permettere a Renzo e Lucia di infilarsi in casa di Don Abbondio e tentare la via del matrimonio a sorpresa. Buona lettura e buona Festa della mamma!
- Buona sera, Agnese, - disse Perpetua: - di dove si viene, a
quest'ora?
- Vengo da... - e nominò un paesetto vicino. - E se
sapeste... - continuò: - mi son fermata di più, appunto in grazia vostra.
- Oh perché? - domandò Perpetua; e voltandosi a' due
fratelli, - entrate, - disse, - che vengo anch'io.
- Perché, - rispose Agnese, - una donna di quelle che non
sanno le cose, e voglion parlare... credereste? s'ostinava a dire che voi non vi
siete maritata con Beppe Suolavecchia, né con Anselmo Lunghigna, perché non
v'hanno voluta. Io sostenevo che siete stata voi che gli avete rifiutati, l'uno
e l'altro...
- Sicuro. Oh la bugiarda! la bugiardona! Chi è costei?
- Non me lo domandate, che non mi piace metter male.
- Me lo direte, me l'avete a dire: oh la bugiarda!
- Basta... ma non potete credere quanto mi sia dispiaciuto di
non saper bene tutta la storia, per confonder colei.
- Guardate se si può inventare, a questo modo! - esclamò di
nuovo Perpetua; e riprese subito: - in quanto a Beppe, tutti sanno, e hanno
potuto vedere... Ehi, Tonio! accostate l'uscio, e salite pure, che vengo -.
Tonio, di dentro, rispose di sì; e Perpetua continuò la sua narrazione
appassionata.
GMGhioni
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