di Giordano Tedoldi
minimum fax, 2016
pp. 289
Ripubblicata dopo dieci anni da
Minimum Fax, Io odio John Updike è
una raccolta che, ancora oggi, scuote per la sua forza ricca e stravagante.
Molte volte Tedoldi è stato paragonato ad autori americani, alcuni l’hanno
accostato ad un qualche genere di tradizione postmoderna italiana, o ancora
allo stile cannibale dei Novanta.
La verità è che, seppur
permangano decise le strutture delle linee più avanguardiste della fine del
secolo scorso, il suo stile si caratterizza per una freschezza disarmante.
Tagliente come pochi, delinea
personaggi e luoghi con una crudeltà malcelata; senza veli e mistificazioni
propone un quadro della contemporaneità distorto da un lato e dall’altro
estremamente realistico. Situazioni, che
a volte ricordano il primo Aldo Nove, si intrecciano con un richiamo prepotente
alla tradizione letteraria (o meglio ad una tradizione irrimediabilmente
manipolata).
E di fronte ad un rovesciamento
di Peter Pan e Wendy o di celebri scrittori americani, c’è sempre quell’industria
culturale che schiaccia tutto e tutti.
L’onnipresente cultura pop permea
– e probabilmente ne diviene chiave di lettura – tutta l’opera, costringendo
così il lettore a non allontanarsi mai da una scoppiettante realtà dai colori
saturi. Una realtà dove modelle e cantanti sono gli unici punti di riferimento:
Tornò indietro
alla prima pagina del pezzo sugli MTV Music Awards e guardò gli occhi strabici
di Kate Moss. Chissà che laurea aveva, Kate. Non l’aveva mai vista fotografata con
gli occhiali da sole, a differenza di Naomi Campbell. Non nascondere le proprie
imperfezioni, questa è una buona lezione. C’era sempre da imparare, da Kate
Moss.
In questo
mondo deviato, eppure tanto familiare da far male, tra queste “persone” che
vagano senza meta, in questo caotico modo di raccontare, eppure tanto misurato
da far invidia ad un minimalista; ecco che diventa tutto inevitabilmente più freddo.
Uno dei
racconti più riusciti “L’amore freddo” descrive perfettamente nelle prime
pagine quanto la freddezza sia diventata un leitmotiv oggi; ma senza fare
discorsi sul vuoto che ci circonda o su “quel pesante buco” che sentiamo tutti
di avere dentro, Tedoldi ironizza – ferocemente – rendendoci impossibile
distogliere lo sguardo.
Perché vengono
raccontate molte verità in queste storie, verità che hanno trovato raramente un
narratore così in Italia. Uno scrittore pronto ad usare un linguaggio e uno
stile che è connotato da una patina scintillante di modernità-nuovo-millennio!
A dieci anni,
dunque, dalla sua prima pubblicazione Io
odio John Updike è ancora un testo che vale la pena leggere, difficile da
dimenticare e spesso piacevole terreno di rilettura. Per il semplice motivo che
ne avevamo bisogno. Se anche infatti non lo si amerà, almeno ci si renderà
conto di quanto fosse necessario.
«Quando
stai con me provi una sensazione di calore?», mi domanda Milena.
«Sinceramente
no».
«Sono così
disperata per il fatto che non ti innamori di me».
«Ho bisogno
di te come non mai. È quasi peggio che amarti».
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