di Armando Massarenti
Utet, aprile 2016
pp. 131
€ 12 (cartaceo)
Non sorprende affatto che al Salone del Libro di quest'anno una lunghissima coda di persone attendesse l'incontro dedicato alle 20 lezioni d'amore. In molti, per di più, finiti i posti disponibili, si sono fermati fuori dalla sala a seguiresugli schermi l'appuntamento con Massarenti. E questa dedizione si comprende aprendo il libro, perché in questa nuova uscita il filosofo ha saputo dimostrare l'eternità e l'assenza di barriere dell'amore. Filosofia e poesia, mondo latino e mondo greco, ieri e oggi: ecco che lasciando parlare i testi e commentandoli con grande rispetto e sobrietà, Massarenti fa sì che il lettore arrivi alla sua riflessione, senza presentare interpretazioni preordinate. E coniugando la precisione di traduzioni selezionate a qualche pagina di intervento sui singoli testi scelti, il lettore "assaggia" la bontà dell'amore in Ovidio, Catullo, Cicerone, e sente che tutto questo non gli basta. Come una nuova passione appena scoperta per un cibo esotico, che talvolta si credeva indigesto, ma di cui non ci si può mai saziare, ogni lezione d'amore ne prepara un'altra: quella di andare a cercare il testo originale, approfondire, sfogliare, godere della voce dei classici e scoprire quanto amore sia nascosto ad esempio, tra le pagine di Agostino, Voltaire, Nietzsche.
Vi è mai capitato di passare un libro a una persona a cui volevate bene? Pieno di "orecchie" e di appunti, magari, con le pagine un po' glossate, e arricchite da sottolineature (o gonfie di segnalibri, se siete di quelli che non impongono ai propri libri neanche una minuscola piega). Cos'è, se non un gesto d'amore in senso lato, lasciare nei libri che si leggono dei segni? (p. 64)
E questo incredibile passaggio di testimone, che già Seneca dedica a Lucilio, si ripete con Massarenti e i lettori: la selezione è sempre complessa, quando si parla d'amore ancora di più. È qui che subentra il soggettivo, nella scelta di un determinato passo di Locke o di quel passaggio di Spinoza. Ma è proprio questo il segreto: Massarenti spinge il lettore a sperimentare, a riflettere, ad estrarre un capitolo del libro, per poi leggerlo e fermarsi a pensare, o correre in biblioteca/libreria e proseguire da solo.
In queste 131 pagine è edificante fingersi "discepoli" di maestri così, che credono in «lezioni di curiosità libera, retorica delle passioni e immaginazione filosofica» (p. 124), che non costringono nel recinto dell'ipse dixit, ma iniziano all'estasi sempre rinnovata della scoperta.
GMGhioni
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