Raccontami di un giorno perfetto
di Jennifer Niven
De Agostini Editore
Traduzione di Simona Mambrini
pp.400
14,90 €
Qualche tempo dopo che Cesare Pavese nell'Albergo Roma di Piazza Carlo Felice a Torino si tolse la vita, Natalia Ginzburg, sua grande amica e sodale, scrisse queste righe: "Era, qualche volta, molto triste: ma noi pensammo, per lungo tempo, che sarebbe guarito da quella tristezza, quando si fosse deciso a diventare adulto: perché ci pareva, la sua, una tristezza come di ragazzo, la malinconia voluttuosa e svagata del ragazzo che ancora non ha toccato la terra e si muove nel mondo arido e solitario dei sogni". Questo pensiero, verrebbe da dire quasi queste strofe da poesia, ben si adattano a Theodore Finch, il protagonista del romanzo Raccontami di un giorno perfetto di Jennifer Niven uscito per De Agostini Editore.
Questo libro è, solo all'apparenza, quello che si potrebbe definire un "romanzo per adolescenti". Infatti, anche grazie alla traduzione di Simona Mambrini (molto attenta e scrupolosa nel donare i giochi di parola contenuti nel testo), il lettore viene catapultato nel classico mondo liceale americano ma con un gradiente e di consapevolezza e di realismo, anzi di realtà e di, improvvisi, sprazzi di rimandi dotti che, francamente, è difficile ritrovare in libri dello stesso genere.
La storia si apre con Theodore Finch, un ragazzo problematico di una piccola cittadina dell'Indiana che, salito sulla torre campanaria della sua scuola, sta per gettarsi nel vuoto. Non sappiamo fino a che punto egli si senta pronto per questo fatale passo: forse è tutta una messa in scena, forse, salendo così in alto, Finch voleva soltanto isolarsi dal mondo intero che lo schiacciava con tutto il suo peso composto da luoghi comuni e sensi di colpa. Ma lassù, in mezzo al grigio allucinato di un cielo invernale la vede: lei è Violet Markey, una splendida ragazza molto popolare a scuola che indossa un buffo e, sinceramente orribile, paio di occhiali. Anche lei si sta sporgendo nel vuoto ma il suo sguardo è molto diverso da quello di Finch: è completamente paralizzata, la paura pervade il suo corpo e la sua mente. Sta per buttarsi. Il ragazzo sa però che non può finire così e allora inizia a parlarle e, piano piano, la rimette a più miti consigli: Violet fa un passo indietro e, letteralmente, "tira dentro" anche Finch, il suo salvatore.
Come spesso accade nella vita, la realtà dei fatti viene stravolta: Violet Markey, la bella ragazza colpita pochi mesi prima dal tremendo lutto della sorella, perita durante un incidente stradale, ha salvato da una sicura morta per suicidio Theodore Finch, "Finch lo schizzato", il ragazzo più strano e stralunato della scuola. Ma da quella mattina di gennaio la vita dei due ragazzi non sarà più la stessa: Giove aveva trovato il suo Plutone, il suo perfetto contraltare. Da quel giorno Finch e Violet inizieranno ad orbitare sempre più vicini.
Ne viene fuori così una tradizionale situazione da commedia romantica anni Ottanta nella quale lui, un ragazzo un po' nerd un po' strambo e molto fascinoso (ma di un fascino alternativo ed eccentrico), si innamora di lei, ragazza bellissima, anche un po' solitaria, che ama molto leggere e, magnificamente, fragile. Si instaura così un corteggiamento che l'autrice descrive con fedele realismo dove, al posto della Boombox Serenade di John Cusack in "Say Anything..." (da noi tradotto con "Non per soldi... ma per amore") si sostituiscono i messaggi di Facebook nei quali, tra una citazione del libro di Virginia Woolf "Le onde" e un'associazione libera di idee di Finch, l'amore tra i due ragazzi cresce.
Eppure Theodore Finch, come abbiamo avuto modo di sottolineare poco sopra, non è un ragazzo come tutti gli altri. Forse perché troppo sensibile e sicuramente dotato di un'intelligenza sopra la media, "percepisce il mondo con più forza" rispetto agli altri e quindi non è nuovo a lunghi periodi in cui si isola da tutto e tutti. Come una specie di cometa che, peregrina, vaga nello spazio profondo, così Finch alle volte si mette a correre senza un motivo e, grazie alle sue lunghe leve, raggiunge posti anche molto distanti, sempre carichi di un fascino un po' inquietante.
Questo libro, oltre ad essere una storia d'amore venata da quel romanticismo (e da quella cavalleria) anni Ottanta del Novecento che, ancora oggi, ha un suo, precipuo, grande fascino è anche un libro di viaggio. Infatti Violet e Finch si conoscono meglio proprio grazie ad un viaggio, anzi ad una serie di viaggi. A seguito di una "galeotta" esercitazione di geografia i due dovranno fare coppia fissa durante svariati tour dello Stato dell'Indiana alla ricerca dei luoghi e dei monumenti di maggiore interesse. Durante queste gite la penna di Niven è particolarmente feconda di immagini ben riuscite. Sono vere e proprie peregrinazioni cerebrali all'interno della mente dei due questi viaggi, un'esplorazione degli ardenti cuori di due ragazzi che, per motivi diversi e quasi opposti, seppur molto giovani già sentono con lancinante forza il peso del vivere.
Ma questo romanzo, oltre ad essere una storia d'amore e un libro di viaggi è anche un testo che affronta un argomento di notevole peso: il suicidio tra gli adolescenti. Lungi dall'essere un libro di prediche o di buoni consigli su come vivere la propria esistenza rettamente, Raccontami di un giorno perfetto è una specie di diario intimo che l'autrice ci dona. Jennifer Niven infatti, al liceo, è stata innamorata di un ragazzo che si è tolto la vita. Questo fatto l'ha segnata nel profondo anche se, per tutta una serie di motivi, non l'ha mai detto alla sua famiglia. Ecco allora che un "banale" libro per ragazzi si trasforma in una solenne mise en abyme delle proprie ansie e paure più recondite. Spesso torna la figura di Cesare Pavese (segno che la Niven ben conosce l'autore italiano) e i rimandi letterari sono molto profondi lungo tutto il testo.
Per tutta questa serie di motivi Raccontami di un giorno perfetto è un libro fluente e profondo come le acque blu di Prussia di un lago ricavato da una cava ormai abbandonata. I suoi flutti sono ora freddi e vischiosi ora caldi e accoglienti: un lettore ci si può tranquillamente perdere, lasciandoci, dolcemente, naufragare in questo mare chiuso. Senza dimenticare mai che, come scrive Violet, benché a volte la vita non sia proprio quella che speravamo, occorre viverla intensamente e al meglio che si può, esattamente come ha fatto Finch, perché, così facendo, si potrà: "pensare al mio epitaffio, ancora da scrivere, e a tutti i posti in cui andrò. Non più radicata, ma d'oro e fluttuante. Dentro di me sento sorgere mille possibilità".
Mattia Nesto