Venerdì 17 giugno presso gli uffici di De Agostini Digital a Milano è stato organizzato un incontro dedicato ai blogger di testati, siti e fanzine letterari con Jennifer Niven, autrice di grande successo di libri young-adult, per presentare la sua ultima opera Raccontami di un giorno perfetto. L'attesa era palpabile dato che Niven è una vera e propria eroina per numerosissime lettrici e lettori di tutto il mondo e, in più, ora che ormai la notizia è trapelata, pare che da questo libro verrà ben presto tratto un film, l'interesse è esponenziale. Jennifer Niven è la "classica" ragazza della California dalla dentatura perfetta e dai modi ineccepibili: accoglie con viva gioia i blogger convenuti e non si perde in chiacchiere dato che, lo dice direttamente, "sono interessata alle vostre domande non alle mie interminabili elucubrazioni su quanto ho scritto". Le ragazze e i ragazzi seduti intorno a lei non se lo sono lasciati scappare: la curiosità l'ha fatta subito da padrona.
Tra le prime cose che sono state chieste all'autrice c'è stato il ragionamento rispetto alla storia, non facile, di giovani con pulsioni suicide. Ahinoi sempre più si leggono di ragazze e ragazzi con queste problematiche e svilupparle in un intero libro non dev'essere stato semplice.
Non è stata una passeggiata di salute anche e soprattutto perché io, quando frequentavo il liceo, mi ero innamorata di un ragazzo che si sarebbe, a fine semestre, suicidato. All'epoca andavo a scuola a Los Angeles e assieme a lui portavamo i turisti in giro per la città: li chiamavamo i nostri giri. Debbo ammettere che gran parte delle esperienze di allora sono tracimate, molto naturalmente, all'interno di Raccontami di un giorno perfetto. Ripeto non è stato semplice ma mi ha fatto bene: a volte scrivere un libro è meglio di una seduta di psicoanalisi!
Per quanto concerne la possibile/probabile trasposizione cinematografica Niven non può, per ovvi motivi, dire più di tanto ma qualcosa, durante l'incontro, si lascia scappare.
Sto terminando proprio in questi giorni la seconda e finale parte della sceneggiatura. Mentre venivo in aereo qui a Milano ho corretto e scritto alcune cose. Beh debbo ammettere che ho pianto a dirotto: per fortuna nessuno se n'è accorto perché si viaggiava di notte e l'aereo era molto buio!
Tra le tante questioni sollevate un occhio di riguarda è andato per la musica che, anche in questo romanzo, è sempre ben presente nei racconti della Niven.
Per questo romanzo e per il film che spero possiate vedere al più presto tra oltre 200 ho scelto cinque di canzoni topiche che ascolto e riascolto in continuazione. Sono sicura che questa cinquina di pezzi faranno parte della colonna sonora del film perché ormai, volenti o nolenti, fanno parte di me.
Prendendo spunto da alcuni quesiti posti da utenti via web, Niven ha ragionato attorno all'ostico tema dei "grandi" presenti nel libro, ovvero dei genitori di Finch e di Violet che, va detto, escono abbastanza male dalla trasposizione letteraria.
Ha ragione chi mi dice che i genitori non fanno questa gran figura. Soprattutto i genitori di Finch non sono buoni genitori perché la madre sembra avere praticamente perso ogni stilla di energia vitale e l'omonimo padre beh, lui ha certamente dei problemi a livello psichico che emergono chiaramente in determinati punti del racconto. Tuttavia penso che sia utile anche descrivere un comportamento non corretto da parte di un genitore perché, mettendo in luce un erroneo modo di comportarsi, si può sempre correggere il proprio no?
Tralasciando le, evidentissime, influenze letteraria che pervadono Raccontami di un giorno perfetto (da Cesare Pavese a Virginia Woolf "anche se non sono una sua grande fan. La sono diventata quando un mio caro amico mi ha regalato una bella edizione di un suo racconto: da quel giorno sono uscita di testa per lei"), chiediamo a Jennifer Niven ragguagli sulle peregrinazione attraverso le "meraviglie" dell'Indiana per realizzare il progetto scolastico: in fondo questo è un libro di "on the road da cortile" ed anche una specie di traiettoria per far avvicinare ed incontrare i due protagonisti. E, soprattutto, ma quei luoghi sono luoghi reali o invenzioni letterarie?
Io sono cresciuta nell'Indiana e pensavo che in quello Stato non ci fosse proprio nulla da vedere e niente da visitare. Poi un giorno, non ricordo esattamente come feci ad intercettarlo, lessi Indiana Bizzarra, un libro che parlava appunto dei luoghi più strani del mio Stato. Quindi la risposta è sì, il progetto scolastico è un artificio letterario per far avvicinare i due protagonisti ma è anche vero che tutti i posti che visitano sono luoghi reali, tranne uno
E qual è quello di fantasia?
La biblioteca-bus, quello me lo sono inventato perché mi piaceva l'idea. Ma tutti gli altri sono reali, anzi dico di più. Durante un sopralluogo per realizzare alcune scene del film, siamo andati direttamente dal proprietario della mitica palla di vernice gigante e ci siamo divertiti a scattare tantissime foto con lui. Ed anche dall'uomo che ha costruito le proprie montagne russe beh, non abbiamo perso tempo e ci siamo fatti un bel po' di giri sopra!
In molti hanno domandato all'autrice se il personaggio di Violet, in qualche misura, rispecchi il carattere e la personalità della Niven.
In Violet c'è molto di me e paradossalmente poco di me. Ci sono tanto, tantissimi aspetti che rendono simile a me Violet ma alcune cose che ci differenziano: questo io lo chiamo un processo di immedesimazione letteraria, unità nella differenza.
Al termine dell'incontro c'è ancora il tempo per "strappare" un'ultima domanda a Jennifer Niven. In tutto il libro Finch (i produttori del film stanno ancora cercando 'attore che lo interpreterà) appare come un ragazzo che, nonostante le sue stranezze, ha una carica di gentilezza e cavalleria fuori dal comune. Detto questo è ancora importante quella cavalleria un po' da film anni Ottanta alla "Say anythin" al giorno d'oggi?
Adoro quel film e non posso che rispondere di sì, sì e ancora sì. Trovo sia fondamentale questo aspetto e certamente Finch l'ho voluto così, un vero gentleman perché altrimenti non sarebbe stato lui. Permettimi di aggiungere anche che, comunque, io intendo la cavalleria in entrambi i sensi, cioè dall'uomo alla donna e viceversa. Se nel mondo ci fosse più cavalleria, ne sono certa, ci sarebbero maggiori possibilità di vivere giorni perfetti!