a cura di Sergio Lubello
Franco Cesati, 2016
pp. 120
€ 12.00
A leggere la raccolta di saggi di L'e-taliano viene da pensare che ci sia ancora tanta strada da fare per conoscere e usare al meglio la nostra lingua, ma anche per insegnarla. L'italiano attraversa grandi cambiamenti e, scoprendo nuove varianti linguistiche, si lascia plasmare e si trasforma sul web, assumendo un aspetto nuovo, più informale, spesso poco sorvegliato. La parola d'ordine è infatti l'immediatezza, non la bontà della forma. Si tratta del cosiddetto "e-taliano", secondo la brillante e giocosa definizione di Giuseppe Antonelli, ripresa e spiegata nel primo contributo della raccolta. Non direttamente sovrapponibile all'italiano popolare, ne condivide però alcuni tratti, ma vi si distingue perché non è prettamente orale, ma è scritto. Anzi, vive proprio sul web e nella messaggistica istantanea, che ha riportato a scrivere molti individui che altrimenti non avrebbero più toccato la parola scritta dopo la scolarizzazione. Un bene, dunque? Difficile a dirsi.
Sicuramente una curiosa rivincita della parola scritta, che ha saputo deformarsi, abbreviarsi, asciugarsi per essere utile, immediata e comprensibile ai più. Questa varietà (diamesica, diafasica e diastratica) è, per così dire, la «L1 scritta dei nativi digitali» (p. 15) e ha il potere di scardinare la centralità del parlato, portando in auge una sorta di «neoepistolarità» (p. 22).
Come è immaginabile, questo ha ricadute anche nel mondo della scuola, e il secondo intervento firmato da Stefano Telve va proprio ad analizzare le potenzialità delle nuove tecnologie e le problematiche ancora a esse connesse per la "migrazione digitale" della Buona Scuola. Le risorse ci sono, ma si conoscono ancora poco, e soprattutto è necessario che gli insegnanti imparino (scusate il gioco di parole) a utilizzare non tanto la tecnologia in generale, ma a impiegare tali piattaforme e strumenti per l'insegnamento. Come emerge dal saggio, anche le LIM (lavagne multimediali) sono ancora poco sfruttate in tutte le loro funzioni.
Spostandosi nell'ambito delle scritture spontanee sul web, il saggio di Giuliana Fiorentino dopo una lunga premessa arriva al cuore della ricerca: analizzare le recensioni dei clienti su Tripadvisor. Come abbiamo notato anche in una rapida scorsa del sito, i commenti spesso appartengono a persone con un livello di istruzione limitato; ciononostante, tendono a riprodurre alcuni punti ben riconoscibili all'interno della recensione. Anche lo studio della lingua e delle sue imperfezioni è significativo, e sicuramente si tratta di una buona premessa da cui partire.
Quindi, Sergio Lubello sposta il focus su un altro campo colpito dalla scrittura sul web: quello della burocrazia. Il cosiddetto burocratese tende a differenziarsi e a conoscere una variante di "italiano istituzionale", che mescola tratti del cugino burocratese («oscurantismo, ambiguità, vaghezza», p. 81) con un'apparente e maggiore informalità da "nipote". Il risultato è ovviamente stridente e poco utile per il lettore, con punte di oscurità e di cavillosità che fanno sorridere di primo acchito, e poi preoccupare. Sono palesi i casi di tautologia e di ridondanza; di riproduzione inerte; di oscurantismo; di inadeguatezza pragmatica e testuale. Il campo di analisi? I documenti interni all'università e le circolari scolastiche. Anche in questi casi, viene da sorridere e da piangere.
L'ultimo saggio, proposto da Rita Fresu, affronta il tema allarmante dei semicolti nell'era digitale, in particolare nell'università, dove la stessa Rita Fresu insegna. Riprendendo il rischio che questo e-taliano diventi l'unica lingua padroneggiata dai nativi digitali, Fresu propone casi di email ricevute all'interno dell'ateneo, in cui sono presenti errori ortografici, morfosintattici, ma anche lessicali e sintattico-testuali. Alcuni di questi messaggi sono stati sottoposti a lettori di media cultura, per verificare l'accettabilità/inaccettabilità dei testi. E i risultati lasciano piuttosto sorpresi anche i ricercatori...
Come spesso accade leggendo libri di linguistica che analizzano lo stato presente dell'italiano, è impossibile non trarre un quadro molto preoccupante e certamente mobile. Ancor più dell'aspetto grammaticale, spaventa l'incapacità di tanti giovani scriventi di adattare il registro lessicale e morfo-sintattico alla situazione comunicativa. La scrollata di spalle, spesso di pura indifferenza, di tanti giovani estensori fa pensare che sia davvero necessario tornare a leggere, prima ancora di scrivere.
GMGhioni
Come è immaginabile, questo ha ricadute anche nel mondo della scuola, e il secondo intervento firmato da Stefano Telve va proprio ad analizzare le potenzialità delle nuove tecnologie e le problematiche ancora a esse connesse per la "migrazione digitale" della Buona Scuola. Le risorse ci sono, ma si conoscono ancora poco, e soprattutto è necessario che gli insegnanti imparino (scusate il gioco di parole) a utilizzare non tanto la tecnologia in generale, ma a impiegare tali piattaforme e strumenti per l'insegnamento. Come emerge dal saggio, anche le LIM (lavagne multimediali) sono ancora poco sfruttate in tutte le loro funzioni.
Spostandosi nell'ambito delle scritture spontanee sul web, il saggio di Giuliana Fiorentino dopo una lunga premessa arriva al cuore della ricerca: analizzare le recensioni dei clienti su Tripadvisor. Come abbiamo notato anche in una rapida scorsa del sito, i commenti spesso appartengono a persone con un livello di istruzione limitato; ciononostante, tendono a riprodurre alcuni punti ben riconoscibili all'interno della recensione. Anche lo studio della lingua e delle sue imperfezioni è significativo, e sicuramente si tratta di una buona premessa da cui partire.
Quindi, Sergio Lubello sposta il focus su un altro campo colpito dalla scrittura sul web: quello della burocrazia. Il cosiddetto burocratese tende a differenziarsi e a conoscere una variante di "italiano istituzionale", che mescola tratti del cugino burocratese («oscurantismo, ambiguità, vaghezza», p. 81) con un'apparente e maggiore informalità da "nipote". Il risultato è ovviamente stridente e poco utile per il lettore, con punte di oscurità e di cavillosità che fanno sorridere di primo acchito, e poi preoccupare. Sono palesi i casi di tautologia e di ridondanza; di riproduzione inerte; di oscurantismo; di inadeguatezza pragmatica e testuale. Il campo di analisi? I documenti interni all'università e le circolari scolastiche. Anche in questi casi, viene da sorridere e da piangere.
L'ultimo saggio, proposto da Rita Fresu, affronta il tema allarmante dei semicolti nell'era digitale, in particolare nell'università, dove la stessa Rita Fresu insegna. Riprendendo il rischio che questo e-taliano diventi l'unica lingua padroneggiata dai nativi digitali, Fresu propone casi di email ricevute all'interno dell'ateneo, in cui sono presenti errori ortografici, morfosintattici, ma anche lessicali e sintattico-testuali. Alcuni di questi messaggi sono stati sottoposti a lettori di media cultura, per verificare l'accettabilità/inaccettabilità dei testi. E i risultati lasciano piuttosto sorpresi anche i ricercatori...
Come spesso accade leggendo libri di linguistica che analizzano lo stato presente dell'italiano, è impossibile non trarre un quadro molto preoccupante e certamente mobile. Ancor più dell'aspetto grammaticale, spaventa l'incapacità di tanti giovani scriventi di adattare il registro lessicale e morfo-sintattico alla situazione comunicativa. La scrollata di spalle, spesso di pura indifferenza, di tanti giovani estensori fa pensare che sia davvero necessario tornare a leggere, prima ancora di scrivere.
GMGhioni
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