Le mele di Kakfa
di Andrea Vitali
Garzanti Editore, 2016
pp. 240
Euro 16.40
Andrea Vitali non si dà arie da scrittore (e che scrittore!), se lo incroci sul lungolago di Bellano o tra i vicoli del centro storico, sono certa avrà tempo per qualche battuta e, tra una chiacchiera e l’altra, chissà che non ne venga fuori un romanzo.
Dal lago al Naviglio, Andrea Vitali è stato ospite lo scorso 9 luglio del quinto incontro di Le Pagine di Clio a Cernusco, l’ultimo prima dello stop estivo, in cui ha presentato il nuovo romanzo Le mele di Kafka pubblicato da Garzanti.
Gli appuntamenti riprenderanno in autunno come di consueto alla Bottega del libro, condotti da Loredana Limone con il prezioso patrocinio dell’associazione culturale CLIO.
L’Abramo Ferrascini si è fatto i calcoli per bene. Da Bellano lui e la Rosalba si precipitano a Lucerna, il tempo di partecipare alla veglia del cognato, l'Eraldo, un accenno di dispiacere per la disgrazia (gli si è rotto qualcosa in testa, pare), poi il funerale, due parole di conforto alla vedova Fioralba e via verso casa per la semifinale provinciale di bocce di domenica.
Il piano dell’Abramo è perfetto, peccato che non abbia pensato alla moglie che forse è fin troppo disperata per la dipartita dell’Eraldo e alla reazione del Mario Stimolo, il suo allenatore, la leggenda laghée che il braccio per bocciare l’ha lasciato sotto una pressa. E tocca anche spiegare al Rollini che la gara rischia di saltare e al Rodigatti che ha già organizzato il pullman per la trasferta dei bellanesi.
Come nascono i romanzi di Andrea Vitali?«La chiacchiera è sempre stata uno spunto interessante per la mia scrittura, ne ho collezionate moltissime quando facevo il medico di base. Ricordo ancora di un mio paziente che per un ginocchio dolorante mi raccontò che si era alzato di notte, a luce spenta, per fare pipì altrimenti la moglie si arrabbiava e mentre cercava del ghiaccio sentì una fortissima frenata in strada. Insomma, ginocchio a parte regalò molto materiale!».
Il titolo del libro si riferisce a un episodio realmente accaduto nell’hotel di Lucerna in cui l’Abramo e la Rosalba passano una notte. Vi soggiornò per tre settimane Franz Kafka che, prima di partire, pare si fosse lamentato della poca frutta servita. Da allora è tradizione lasciare un cesto di mele per ricordare il passaggio dello scrittore. «È stata una fortuna avere tra le mani questo aneddoto. Un giorno ero a Lucerna e mi hanno portato nell’hotel di Kafka. Naturalmente le mele si possono mangiare, il furto del Ferrascini è un’invenzione ai fini del romanzo, ma c’è sempre chi rompe per via delle falsificazioni. Nel mio mondo piccolo mi confronto con molti lettori bellanesi che mi segnalano quando certi eventi non sono andati esattamente come li ho raccontati. Tempo fa un mio amico, ogni volta che mi incontrava, mi ripeteva che la carrabile verso la montagna nel 1936 non esisteva ancora mentre io ne avevo parlato nella Signorina Tecla Manzi. Sapete che ci ha dato dentro per sei mesi?».
Per chi ancora non lo conoscesse, Bellano è un posticino delizioso sulla riva orientale del Lago di Como, in provincia di Lecco, patria dello scrittore Tommaso Grossi e dove un tempo il campanilismo era molto radicato, tant’è che, ancora oggi, se sei di Dervio o di Oggiono (come l’Eraldo) ti guardano con un po’ di sospetto!
È da lì che arrivano le storie di Andrea Vitali: le battute scambiate sulla panchina in piazza, i fornitori di aneddoti, quello che i luoghi hanno da dire.
Ma a Vitali il lago non è mai andato un po’ stretto? «Ho passato un’infanzia e una gioventù felici nel mio mondo piccolo. Certamente non è un luogo con molto da offrire ― per i giovani la situazione è preoccupante ― ma ho capito che poteva diventare il teatro della mia fantasia. Non mi interessa girare il mondo e mi sento fortunato a essere stato depositato su quella riva del lago. Se il futuro è insicuro lo posso sempre arricchir del passato, dei racconti locali, dei tanti episodi che anche nei momenti di stasi narrativa ho raccolto e che costituiscono la base di tutti i miei romanzi».
La sua scrittura è stata accostata a quella di Pietro Chiara, ma Andrea Vitali ammette di sentirsi più vicino a Guareschi (il mondo piccolo ritorna sempre), una delle sue prime scoperte letterarie nella biblioteca di Bellano con cui condivide lo sguardo lieve sul mondo: «a lungo si è pensato che scrittori come Guareschi, Chiara, Bassani, Liala fossero mediocri poiché scrivevano di una realtà provinciale, ma considerarli inferiori è un grave errore. In Italia abbiamo l’abitudine di attribuire all'autore troppa sacralità».
Vitali esce con due titoli l’anno tutti pubblicati dalla casa editrice Garzanti. Potrebbe trattarsi di una scelta rischiosa, ma non per uno scrittore che si nutre dell’attaccamento ai suoi territori:«scrivere è fondamentalmente un’azione artigianale, è come creare qualcosa aggiungendoci dettagli giorno dopo giorno, a volte diventa quasi noioso! Non so stabilire quando in me mi sia manifestata la voglia di scrivere, ma posso dire che si è plasmata sulla lettura, perché leggere resta il modo migliore per imparare a scrivere e chi non legge difficilmente riuscirà a scrivere bene. Certo, ho vissuto momenti di crisi creativa. Non bisogna insistere rischiando di buttarsi ancora più giù, se le parole non arrivano si smette fino al momento in cui si sarà di nuovo pronti. Quando è capitato mi sono dedicato alla lettura e ho continuato a rubare aneddoti, chiacchiere, cazzate con cui ho riempito cassetti e che sono sempre lì, nel caso dovessero essere utili.
I periodi di critici, i no da parte degli editori (è successo anche a me con la classica lettera precompilata) ci saranno sempre, ma è l’amore per la scrittura a tenerci in vita».
Con questa bella dichiarazione di Andrea Vitali si chiude la prima parte di Le pagine di Clio.
All'autunno con i nuovi incontri!
(Le immagini sono mie, tranne quella dello scrittore di Loredana Limone)
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