di Julian Barnes
Einaudi, 2013
Traduzione di Susanna Basso
pp. 122
€ 10
Siamo creature destinate al piano orizzontale, a vivere coi piedi per terra, eppure - e perciò - aspiriamo a elevarci. Da spettatori terragni quali siamo, qualche volta ci è dato di raggiungere gli dèi. Alcuni di noi lo fanno attraverso l'arte, altri con la religione; nove su dieci, con l'amore. Ma se è vero che possiamo elevarci, allo stesso modo rischiamo di precipitare. Non sono molti gli atterraggi morbidi. [p. 38]
Volare è una delle massime aspirazioni dell'uomo, da sempre, e il volo aerostatico, con i suoi rischi estremi, ha rappresentato per molto tempo una delle rare possibilità di guardare il cielo con lentezza. A ogni partenza, una domanda: riuscirò ad atterrare? Ma aveva ogni volta la meglio l'idea di «libertà, sebbene una libertà soggetta al potere dei venti e delle condizioni atmosferiche» (p. 11), nonché il potere di «visitare los pazio di Dio e di colonizzarlo» (p. 15). Il colonnello Fred Burnaby sa bene cosa significhi questa stordente ed ebbra ricerca del volo, e dal 1882 incrementa i suoi viaggi, sperimentando atterraggi di fortuna oltre la Manica. Ma il volo più rischioso, quello che davvero gli fa mancare la terra sotto i piedi è l'incontro con Sarah Bernhardt, famosa attrice libertina, nota per i suoi tanti amanti ma realmente enigmatica per Burnaby.
Lei lo desidera, e non fa niente per nasconderlo; anzi, i suoi inviti diretti sono spiazzanti per l'epoca e sono al tempo stesso lusinga e minaccia per il colonnello, che si vede rimpicciolire nonostante la sua stazza fisica imponente. D'altro canto, il fuoco di Sarah attizza le ceneri dormienti in Fred, che decide di rischiare, ancora una volta, pur sapendo che «è ovvio che l'amore non può essere equamente distrubuito; anzi, forse è raro che lo sia» (p. 34). Pur sentendosi preso all'amo dalla bella attrice, prova a mantenere vivo il suo spirito critico e a interrogarsi sulla sincerità di un'attrice francese:
Nella vita si può anche essere avventurieri e bohémien, ma si continua a cercare un disegno, un espediente che aiuti a superare gli ostacoli, anche quando - perfino mentre - ci si ribella. La disciplina militare aveva questo da offrire. Ma, al di fuori dell'esercito, come faceva un uomo a stabilire quale disegno fosse vero e quale falso? [...] Non le aveva mai chiesto che cosa intendesse quando diceva di amarlo. Quale amante lo fa? Quell'affermazione dorata e sontuosa sembra di rado aver bisogno di note a piè di pagina, sul momento. (p. 61)
Ma ogni storia d'amore è «potenzialmente una storia di sofferenza», continua a ribadire il narratore, fortemente intrusivo e voce narrante forte, che imbriglia e scioglie i dubbi del lettore, sintetizza e amplia, aggiunge parentesi e sceglie ellissi importanti. E proprio l'ultima sezione del libro, "Perdita di profondità", riavvicina i due temi, quello dell'amore e quello del rischio/sofferenza, perché dopo grandi voli ci possono essere altrettanto grandi, o addirittura maggiori cadute. La peggiore? La perdita dell'amato/a. E per affrontare la morte, tema preponderante anche nel bellissimo Il senso di una fine, occorre un io-narrante, tanto sincero al punto da scorticare, in grado di ammettere il pensiero del suicidio, la perdurante agonia di chi sopravvive.
Composito, ma estremamente strutturato e in questa solo apparente freddezza l'altrettanto apparente strascico di postmoderno, Livelli di vita è un viaggio in verticale, dall'ebbrezza del volo al buio di una catabasi, tutto sommato necessaria per tornare a vedere il cielo, anche se coi piedi per terra.
GMGhioni
Alcune frasi indimenticabili:
L'amore è il punto d'incontro fra verità e prodigio. Verità, come nella fotografia; prodigio come nel volo aerostatico. (p. 39)
Gli scrittori credono nei disegni prodotti dalle loro parole che sperano possano arrivare a comporsi in idee, storie, verità. È questa la loro salvezza, in assenza come in presenza di dolore. (p. 87)
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