di Jorge Zepeda Patterson
Mondadori, 2016
Traduzione italiana di Pino Cacucci
pp. 416
€ 20,40
Tornano Los Azules, i quattro
amici già protagonisti de I corrutori, primo romanzo di Jorge Zepeda Patterson. A dire il vero questa
volta ad Amelia, combattiva leader di sinistra, Jaime, esperto di
sicurezza nazionale (che in Messico, ma forse ovunque, significa
esperto di spionaggio e sorveglianza illegale) e Tomás,
giornalista del Mundo, il principale organo di informazione
messicano, non si aggiunge Mario, l'ultimo del quartetto, ma suo
figlio Vidal e il suo amico hacker Luis.
Tutto inizia quando Rosendo
Franco, l'editore del giornale per il quale lavora Tomás,
muore tra le gambe chilometriche di Milena, “el femur más
bello del mundo” (come recita
il titolo originale di questo libro), una donna affascinante quanto
misteriosa, con un passato da riscattare che sarà al centro del
romanzo. Come ultima richiesta, Franco ha chiesto a sua figlia
Claudia di proteggere la giovane amante, che però è sparita
portando con sé un taccuino nero che forse contiene scottanti
rivelazioni sul defunto editore. Ereditate le redini del giornale dal
padre, Claudia affida a Tomás,
col quale in passato ha avuto una brevissima relazione, due compiti,
uno più difficile dell'altro: dirigere il Mundo e scoprire che fine
ha fatto Milena. Zepeda Patterson, che è giornalista, conosce bene
la crisi della stampa, costretta a rincorrere internet o a
trasformare i quotidiani in mezzi di approfondimento molto costosi e
ci offre uno spaccato (evidentemente a lui familiare) della redazione
di un giornale. Tomás
si trova investito di un potere enorme, che può trasformare
l'intento di svecchiare il quotidiano in autoritarismo dirigista.
Trovare la donna scomparsa non è una sfida più semplice: la
prostituta è in pericolo e bisogna salvarla, ma è anche necessario
mettere le mani sulle informazioni che custodisce prima che lo faccia
qualcun altro. Quale segreto si nasconde nel suo passato?
Crudi flashback ci raccontano la storia
di Alka, una bella ragazza croata caduta preda dei trafficanti di
esseri umani, che con violenze e privazioni da far venire i brividi,
la trasformano in Milena, regina dei bordelli d'Europa.
Le confessioni dei clienti delle
prostitute (scopriremo con l'avanzare della lettura da dove
provengono) costituiscono alcuni dei passaggi più interessanti
dell'opera: nell'intenzione dell'autore (e del personaggio che nella
finzione li ha scritti), questi resoconti hanno lo scopo dichiarato
di mostrare l'ipocrisia dei compratori di sesso, che si creano alibi
e motivazioni fittizie per spiegare il loro vizio. A me, lettore,
hanno fatto un effetto diverso, parzialmente in contraddizione
con le intenzioni originarie; non c'è giustificazione, né
comprensione, ma lasciando la parola a questi uomini Zepeda Patterson
è andato oltre la semplice accusa rivelando (suo malgrado?) il
carattere di normalità che li contraddistingue; non sono mostri,
talvolta ci appaiono anche convincenti e sicuramente fanno riflettere
su un fenomeno che non possiamo delegare in un angolo come se fosse
totalmente alieno a noi.
Facciamo tutti parte della catena alimentare. Il problema è che alcuni non conoscono o non vogliono vedere l'anello a cui appartengono. Da tempo i presidenti di questo paese, come di tanti altri, hanno cessato di stare in cima alla catena, e loro lo sanno.
Il Messico si conferma una terra
dove prosperano corruzione e violenza. Il potere, quello vero,
è nei conti cifrati, nei tesori offshore, nel riciclaggio; corre
lungo il confine sottile che separa l'alta finanza dalle operazioni
illegali.
Come nel primo romanzo, i
personaggi non si esauriscono nel ruolo che hanno negli intrighi che
sono il cuore delle vicende narrate; sono invece a tutto tondo,
complessi, spinti tanto dalle convinzioni personali quanto dai loro
sentimenti (passioni, rancori, gelosie, desideri). Ad Amelia,
talvolta, pesa la reputazione di “dama di ferro” che si è fatta
nell'ambiente politico perché le impedisce di mostrare le proprie
debolezze; Tomás
si ritrova costretto a fare i conti con le lusinghe del potere; per
quanto riguarda Jaime, sicuramente il più ambiguo dei tre, egoista e
cinico ma comunque legato ai vecchi amici, è difficile dividere il
tornaconto personale e le aspirazioni alla lealtà, il che lo rende
molto verosimile, oltre che un ottimo personaggio per una storia di
doppi giochi e segreti. D'altronde anche il suo amico giornalista
mostrerà più d'una sfaccettatura che gli impedisce di essere l'eroe
senza macchia della storia: non si tratta, per Patterson, di
costruire personaggi ambigui per il gusto tipico del genere per i
chiaroscuri; l'autore è spinto dalla necessità di proporre
protagonisti credibili e ci riesce benissimo mixando in loro
tensioni contrastanti, le stesse che animano le persone reali. È
proprio l'attenzione all'interiorità dei personaggi a rendere
questo libro originale rispetto ad altri romanzi di genere; anche
questa volta Zepeda Patterson equilibra bene le sequenze d'azione
(con sparatorie, rapimenti e inseguimenti) a quelle riflessive. Il
tema principale affrontato (i cartelli della droga ne I
corruttori, la tratta delle
donne in Milena), pur
essendo sviscerato con molta attenzione e cognizione di causa, non
soffoca il respiro più ampio della letteratura che un reportage
giornalistico non avrebbe. Con questo libro lo scrittore ribadisce la
sua capacità di tenere assieme le vicende personali dei suoi
protagonisti, la storia contemporanea del Messico e la politica (ed
il crimine) internazionale (in questo caso la crisi ucraina e la
mafia di quella nazione operante in Spagna). Se ritornano dunque
alcuni temi, come la tecnologia e la sorveglianza globale, Zepeda
Patterson è bravo a non ripetersi offrendo una nuova avventura che,
ne siamo certi, non sarà l'ultima per Los Azules.
Nicola Campostori