Ottavio il timido
di Aldo Gianolio
Robin Edizioni, 2016
pp. 286
€ 15
Il protagonista di Ottavio il timido, tragicomico romanzo di Aldo Gianolio, è uno stretto parente dei personaggi goffi, alienati e stralunati rappresentati in certi racconti e romanzi di Luigi Malerba, Gianni Celati, Ermanno Cavazzoni e Maurizio Salabelle: bizzarri antieroi che, per la loro diversità, estraneità e incapacità di adattarsi al mondo in cui vivono, sono inesorabilmente condannati alla sconfitta.
Ottavio Fontanesi è un impiegato buffo, goffo e molto timido che nell'azienda in cui lavora, la "Grande Azienda Pubblica dei Servizi Generali", è considerato meno di zero. Nelle ore libere dal grigio lavoro a cui è costretto cerca di portare avanti le sue passioni, ma i suoi tentativi sono destinati al totale fallimento: scrive romanzi e racconti che vengono puntualmente rifiutati da tutti gli editori a cui li manda; e suona la batteria in un gruppo musicale, "I Fagiani", ma se durante le prove dà il meglio di sé, al momento di esibirsi in pubblico si emoziona e non riesce a esprimere il suo talento, andando incontro a pessime figuracce.
Il suo sogno principale è quello di avere una moglie, ma con il genere femminile non riesce a intrattenere alcun tipo di rapporto a causa della sua totale timidezza e di una rara malattia che lo affligge, la ginecofobia: quando è al cospetto di una donna, infatti, rimane impalato, sembra un baccalà, guarda nel vuoto e suda freddo senza riuscire a emettere nemmeno una parola. Così, non riuscendo ad avere sfoghi sessuali, passa la maggior parte del suo tempo libero a masturbarsi, diventando schiavo delle pugnette. Dopo aver compiuto la pratica onanistica si sente però in colpa e per giustificare il suo vizio adduce ogni tipo di scusa e motivazione, come questa:
La pugnetta è proliferata in ogni tempo, già a partire da Adamo, sempre segretamente, privatamente, clandestinamente; e si è diffusa in ogni luogo, capillarmente, sottotraccia, senza dare nell'occhio. Ha colpito nel passato, colpisce nel presente e colpirà nel futuro. Quando incontrate un uomo, qualunque uomo, state pur certi che s’è fatto da poco una pugnetta, anche se, a vederlo, da come si presenta e da come si comporta, sembrerebbe impossibile che se la sia fatta. E invece se l’è fatta. Anch'io non facevo trasparire niente, perché appena che me l’ero fatta mi ricomponevo in due minuti e andavo in giro come se niente fosse stato, sembravo un angioletto.
Il romanzo, denso di riferimenti letterari, storici, artistici, musicali e sportivi, è caratterizzato da intelligenti e divertenti divagazioni, condotte da Aldo Gianolio attraverso la lente della comicità. L’autore riversa la propria ironia e il proprio sarcasmo sui problemi della società moderna: l’inadeguatezza e la corruzione della politica, la lentezza della burocrazia, l’inquinamento e i danni ambientali causati dall'eccessivo uso dei mezzi moderni e delle nuove tecnologie.
Ottavio il timido è anche un modo e un’occasione per riflettere sulla timidezza, tratto della personalità umana che in un’epoca accelerata e spregiudicata come la nostra è considerata un difetto, una debolezza e quasi una malattia.