L'isola dei cacciatori di uccelli
(The Blackhouse, 2009)
di Peter May
Einaudi, 2012
Traduzione dall'inglese di Anna Mioni
pp. 415
(The Blackhouse, 2009)
di Peter May
Einaudi, 2012
Traduzione dall'inglese di Anna Mioni
pp. 415
È opinione comune che il tempo sia la
miglior medicina per le ferite dell'anima, che il passare degli anni
ne permetta la guarigione e consenta l'oblio e il ritorno a una
relativa serenità.
Balle. Il tempo non cura proprio
niente, il tempo svolge solo un lavoro di accumulo, per cui i ricordi
negativi e i traumi rimangono celati sotto gli strati costituiti dalle vicende
quotidiane e dalle esperienze, positive o negative, che si susseguono
nel corso della vita. I ricordi sono però come tagli
cicatrizzati in superficie ma prontissimi a riaprirsi in tutta la
loro profondità nel momento in cui la mente torna a ripercorrere i
momenti che hanno causato queste ferite.
Di tutto questo si rende conto
Fionnlagh "Fin" Macleod, il protagonista de L'isola dei
cacciatori di uccelli, primo episodio della Trilogia dell'isola
di Lewis, scritta da Peter May tra il 2009 e il 2013.
Fin è un investigatore della polizia
di Edimburgo che viene incaricato delle indagini su un omicidio
particolarmente cruento avvenuto in uno sperduto paesino all'estremo
nord delle Isole Ebridi, poiché dall'esame del delitto vengono rilevati
elementi di connessione a un crimine analogo avvenuto tempo addietro sulla terraferma su cui Fin stesso aveva indagato.
Nulla di strano fin qui, se non fosse
che in quella zona Fin ci è nato e vissuto sino al momento in cui è
riuscito a fuggirne. Il "ritorno a casa", tutt'altro che
auspicato, si rivela un'esperienza lacerante, che costringe l'uomo a
rivivere momenti della propria adolescenza che sperava di aver
archiviato per sempre. Inoltre Fin si trova in un momento di
particolare fragilità emotiva che aumenta il grado di disagio e la
difficoltà a procedere nel compito.
Per poter svolgere il lavoro assegnatogli, Fin è costretto a riprendere contatto con le persone
con cui aveva interrotto ogni rapporto da quasi vent'anni. E anche in
questo frangente tutti i luoghi comuni sulle proprietà lenitive del tempo cronologico si infrangono miseramente. Tutti i rancori, i
sospetti, le inimicizie tornano inesorabilmente a galla, nulla di ciò che non fu perdonato allora può esserlo oggi; addirittura, Fin dovrà affrontare delle verità relative al suo
passato a lui stesso ignote, cancellate dall'inconscio perché la
mente può sopportare solo un quantitativo limitato di orrore.
L'isola dei cacciatori di uccelli è un
romanzo superlativo, un noir appassionante, convincente
nell'intreccio e senza il minimo calo di tensione. La forma narrativa
alterna la terza persona nei capitoli in cui si svolge la trama alla
prima persona in quelli dedicati all'affiorare dei ricordi
dell'infanzia e dell'adolescenza, che vengono presentati poco per
volta, rivelando particolari che partecipano alla costruzione della
storia riempiendola di significato.
Personaggi credibili e profondi,
descrizioni vivide e introspezione a livello elevato: questi in
sostanza i punti forti del romanzo, insieme alla descrizione del
paesaggio, allo stesso tempo desolante e meraviglioso, e della tradizionale caccia ai cuccioli di sula, uccelli che nidificano
in un isolotto qualche miglio a nord delle Ebridi. Pratica ormai
priva di senso poiché non più legata alla sopravvivenza della
popolazione ma reiterata ottusamente come rito di iniziazione e di passaggio
alla vita adulta solo per pochi eletti, si rivela il nucleo stesso
del romanzo, in quanto è su quegli scogli in mezzo al nulla che
avvengono gli eventi che producono i principali punti di svolta nelle
vite dei personaggi, ed è lì che avviene l'epilogo della storia.
Epilogo parziale, in realtà, perché
come si è detto, L'isola dei cacciatori di uccelli è solo il primo
episodio di una trilogia. Direi che è inutile sottolinearne l'imperdibilità.
Stefano Crivelli
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